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Superstite al crollo

Il sopravvissuto di Albiano: "Abbandonato con stipendio da fame"

La mattina dell'8 aprile 2020 Andrea Angelotti stava attraversando il ponte: "Aspetto un delicato intervento e ho una famiglia da mantenere".

Andrea Angelotti, davanti alla carcassa del suo "Rosso"

Il suo nome è Andrea Angelotti, lo abbiamo conosciuto tutti, se non di persona lo abbiamo fatto almeno attraverso i social, i giornali e i telegiornali a causa del crollo del ponte di Albiano che lo ha coinvolto, cambiando la sua vita per sempre. Sopravvissuto per miracolo, continua a combattere per poter tornare alla normalità; infatti, Andrea, ha bisogno di aiuto, soprattutto adesso che i riflettori si sono abbassati, per poter andare avanti e mantenere la sua famiglia. E’ così che, affiancato come sempre dalla fedelissima e generosissima Croce Rossa del luogo, ha lanciato un appello svelando ciò che è la sua situazione e quello che sta vivendo.

«L’8 aprile il ponte di Albiano ha pensato di crollarmi sotto i piedi mentre ero al volante del mio fedele amico il “rosso”, la strada impennata, la polvere, il botto poi un silenzio, sembrava il silenzio della morte. Invece un dolore lancinante e tagliente mi ha dato la speranza di tornare a casa dalla mia famiglia – inizia così l’appello di Angelotti sul suo profilo Facebook – Da lì una corsa contro il tempo, soccorso dalla Croce Rossa di Albiano tra le macerie di quel ponte che ho oltrepassato miliardi di volte e poi caricato sull’elisoccorso ricoverato e operato nella notte d’urgenza alla colonna vertebrale. Diagnosi: frattura da scoppio della D11 e dislocazione della colonna vertebrale.
La mattina del 9 aprile il risveglio dall’intervento, dolore e solitudine nel bel mezzo di un ospedale in piena pandemia, paura di non tornare a camminare; poi, il giorno prima di Pasqua, dopo 3 giorni di ricovero, mi mandano a casa. Sara subito si è attivata a venirmi a prendere e nelle mille richieste fatte la Croce Rossa di Albiano ancora una volta si è impegnata a riportarmi a casa: rivedere gli occhi di Sara e abbracciare il mio Mattia, la vita c’è ancora, da lì l’obiettivo primario ricamminare e rimettere insieme tutti i pezzi crollati con il ponte. Solo la determinazione di mia moglie mi ha rimesso in piedi dopo essere stato completamente bloccato a letto: prima seduto, poi in piedi, poi qualche piccolo passo e dopo due mesi ho scoperto che esisteva il mondo oltre quella finestra. Ho riscoperto mille cose che avevo dimenticato. Una volta fuori, per ben due volte la Croce Rossa di Albiano mi ha trasportato prima a Pisa per il controllo dell’intervento e rimozione punti e poi per le visite e tac.»

«Da lì ha avuto inizio il lunghissimo percorso della riabilitazione – continua Andrea – ben 50 sedute, sembravano interminabili, poi a dicembre il resoconto di Inail come regalo di Natale che diceva che ero guarito e che potevo godere di 16 punti di invalidità per una rendita mensile di 195,06 euro, saranno mica troppi? Ma per il medico del lavoro non sono momentaneamente abile al lavoro, un lavoro che facevo da circa 15 anni. Così, Inail mi ha lasciato al mio destino, cioè mettermi in malattia sperando, con il compimento dell’anno dall’incidente, che Pisa mi avrebbe rimosso i mezzi di sintesi e che sarei tornato su strada. Dal giorno dell’incidente ho passato le mie giornate tra cure periodiche e cicli di cure. Poi a distanza di 4 mesi dalla chiusura della pratica Inail, ecco un’altra mazzata: il decreto di Pisa mi svela che non sono guarito, la stabilizzazione non è bastata perché la vertebra si è cuneizzata e, quindi, togliendo i perni, rischio il collasso della colonna vertebrale. Così mi hanno inserito in lista per l’intervento per la sostituzione della vertebra con una sintetica. Da quel giorno, tracollo morale e psicologico, ma speranzoso che entro la fine dei sei mesi di malattia mi chiamassero. Ma è andata male di nuovo. Così, arriviamo a oggi dove io sono da quasi un anno in cura con antidepressivi; Inail ha chiuso l’infortunio a dicembre e con fine giugno il periodo (massimo 6 mesi) di malattia è terminato. La soluzione per non rimanere senza stipendio è stata quella di mettermi in ferie. Nel corso dell’anno ho visto il mio stipendio dimezzarsi, per poi arrivare a cifre che mi vergogno anche solo a pensale. Affitto, bollette e una famiglia da mantenere. Mi ritrovo davvero abbandonato a me stesso e con il pensiero di come far quadrare tutto. Sto aspettando che mi chiamino per subire questo delicato intervento del quale ho una paura assurda, ma se mi riporterà a rivivere come prima lo vorrei fare subito. Ovviamente non ho parole per ringraziare tutta questa solidarietà».

E’ possibile aiutare Andrea Angelotti e la sua famiglia tramite donazione a banca BPER, IBAN: IT49F0538769860000035309876

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