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Sprugoleria

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I pesci da guardia del Lagora

di Bert Bagarre

Muggini nel Lagora

Si sa che l’immagine di Sprugola City cambiò radicalmente da un secolo e mezzo fa quando iniziarono i lavori dell’Arsenale.
Oggi ai pochi che ripensano a quella mutazione fisiologica e quasi genetica, vengono in mente di fatto solo gli invasi creati per fare onde dov’era terraferma. Penso, però, che nessuno pensi al Lagora, il fiumetto che cala dall’alto per tuffarsi nel Golfo il cui corso venne abbassato di circa centocinquanta metri perché con il suo alveo circondasse l’impianto murario che garantiva l’incolumità dello stabilimento. Anche oggi, del resto, la legge prevede che le costruzioni militari debbano essere recintate da un corso d’acqua che sia ulteriore protezione contro gli eventuali malintenzionati che volessero assalirle.
È tradizione antica che attorno alle fortificazioni corressero fossati che addirittura nei tempi più lontani si racconta venissero popolati perfino da coccodrilli appositamente importati. Ma non li si cerchino oggi nelle acque della Lagora che sono invece abitate da esseri grigiastri dalla forma affusolata che si potrebbero anche scambiare per squali se solo avessero una dimensione maggiore.
Tali esseri camminano, pardon, nuotano su e giù lungo il rivo, ininterrottamente, manco fossero dei pesci da guardia. Tuttora si ignora se siano nativi del posto o se siano l’effetto delle mutazioni ambientali che ha creato, come per i gabbiani, l’habitat ideale per loro.
Nel merito, in effetti, non è facile esprimersi dato che il Lagora, almeno per il suo tratto terminale, è stato a lungo tabù, zona off limits. È stato solo con l’apertura del ponte Mirabello che si è aperta agli sprugolotti quella porzione di territorio che era rimasta fino a quel momento rigidamente top secret, tutelata nel suo mistero da rigidissime norme di sicurezza.
Per questo fonti autorevoli sostengono che gli attuali abitanti del fiumetto sono i discendenti diretti di pesci 007 appositamente addestrati nelle più avanzate tecniche della difesa, così tanto bene apprese da essersi radicate nel Dna dei discendenti che, infatti, continuano imperterriti i giri di ronda anche se ormai tali misure sono diventate superflue. Suddivisi per famiglie percorrono la Lagora in tanti plotoni alla cui testa sta, riconoscibile per la stazza, il paterfamilias. Non hanno paura di farsi vedere tanta è la certezza che nessuno ha l’ardire di attentare alla loro vita offrendo esche traditrici.
L’unico pericolo può venire da ciclisti che, magari delusi per un mancato successo, scaraventano nel fiumetto la bicicletta con tale forza che ne fuoriesce solo un cerchione che nessuno rimuove.

BERT BAGARRE