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"piazza in mano alle nuove generazioni"

Liberazione, a Monterosso protagonista la giunta comunale dei bambini

In occasione del 25 aprile il sindaco Emanuele Moggia lascia spazio al consiglio dei più piccoli, composto da bambini di quinta elementare, che hanno dedicato la giornata alla figura di Tina Anselmi e alla parità di genere.

Monterosso, il consiglio comunale dei bambini durante le manifestazioni del 25 aprile

A Monterosso il 25 aprile è dei bambini con un pensiero speciale alla parità di genere. Questa mattina nella piazza del Comune si sono tenute le celebrazioni della Liberazione e nel secondo anno segnato dalla pandemia, la parola è stata dei più piccoli e del loro consiglio comunale composto dai bambini di quinta elementare.
Monterosso non è nuova ai percorsi dedicati alla Costituzione infatti due anni fa gli alunni del borgo fecero visita al Quirinale incontrando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e non si sono risparmiati in iniziative dedicate all’educazione civica e alla cittadinanza attiva. Giovanissimi cittadini che si preparano al futuro e il sindaco di Monterosso, Emanuele Moggia, questa mattina ha fatto “un passo indietro” lasciando spazio alla giunta comunale dei piccoli, alla loro sindaca e vice sindaca.
Il consiglio di questi bambini ha una particolarità: hanno infatti autonomia deliberativa e con le dovute misure possono disporre beni e servizi necessari utili alla comunità. Lo step successivo è in mano al consiglio comunale degli adulti che si impegna a esaudire le richieste. Negli anni con questo percorso sono arrivate la pensilina dei bus in Piazza Fegina, utilissima di inverno e i regolamenti di utilizzo dei giardini comunali.
“Per me la Liberazione è una delle ricorrenze più importanti – ha spiegato il sindaco Moggia a margine della manifestazione -. La piazza è in mano alle nuove generazioni e quest’anno i bambini del consiglio comunale hanno superato loro stessi. Tutto è cominciato quando ho regalato loro un testo sulla Costituzione e hanno maturato una bella riflessione sui diritti e le pari opportunità. Hanno fatto uno studio delle leggi guidati da Marina Gargani, l’insegnante che li segue, e al termine mi hanno trasmesso il verbale del loro consiglio comunale. Hanno girato a lungo per il paese e hanno scoperto che al di là delle vie e delle piazze dedicate ai luoghi geografici, tutte le altre sono dedicate a figure maschili. Hanno così manifestato l’intenzione di dare spazio alle donne”.
“Sono rimasto sorpreso e gratificato da questa idea – ha proseguito il sindaco – così ho chiesto loro come si potesse colmare la mancanza e a mia volta ho proposto di approfondire la figura di Tina Anselmi, in quanto prima donna ad essere ministro della Repubblica, la prima firmataria della legge sulle pari opportunità a tutela delle donne al lavoro, nonché presidente della commissione d’inchiesta sulla loggia massonica P2, partigiana, sindacalista e madre”.
Così questa mattina la giovanissima sindaca, con tanto di fascia tricolore, e la sua vice sostenuta da tutta la giunta hanno raccontato questo lungo percorso di cittadinanza attiva. Questo è solo il finale, ma prima ci sono stati numerosi scambi tra la prima cittadina e il sindaco di Monterosso Moggia.

Ecco l’intervento della giunta comunale dei bambini della primaria di Monterosso

Oggi si celebra la liberazione dell’Italia dalla dittatura e dall’invasione nazista e si ricorda il sacrificio di tantissimi partigiani che hanno perso la loro vita per donare un futuro migliore alle successive generazioni, e quindi anche a noi.
Questa lapide proprio qui sopra di noi ricorda i nomi di alcuni di loro a cui va la nostra eterna riconoscenza. La liberazione è stato il primo passo che ha condotto il nostro paese a diventare una repubblica con il referendum del 1946, che vide per la prima volta il diritto di voto riconosciuto alle donne, e ad avere la sua costituzione che entrò in vigore il primo gennaio 1948 dopo un percorso molto lungo, difficile e meditato.
Noi stiamo approfondendo lo studio della costituzione anche grazie alla lettura del libro che ci ha donato il sindaco in occasione del natale e ci rendiamo conto che tutte le libertà di cui godiamo e che diamo per scontate, ma che purtroppo non sempre nella storia sono state rispettate e che ancora oggi in alcune parti del mondo non esistono, ci sono garantite dalla nostra costituzione che sancisce e difende le nostre libertà e indica con precisione i nostri diritti e i nostri doveri.
E la nostra costituzione è nata proprio qui, in questa piazza, e proprio ai piedi di questa lapide: Piero Calamandrei ci insegna infatti che, ovunque sia morto un italiano per la libertà, lì è stata scritta la nostra costituzione.
Abbiamo capito che ognuno di noi deve dare il proprio contributo alla società, deve proporsi come cittadino attivo e responsabile; deve fare il proprio meglio per contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo.
Per questo, noi ragazzi della 5^ primaria di Monterosso abbiamo costituito il consiglio comunale dei ragazzi e abbiamo iniziato una bellissima collaborazione con il “consiglio dei grandi” che ascolta con molta attenzione le nostre proposte e che apprezza le nostre idee.
Durante le nostre uscite sul territorio abbiamo esplorato a fondo il nostro magnifico paese e abbiamo notato che tranne alcune vie dedicate a città e luoghi, le restanti vie o piazze sono intitolate esclusivamente a uomini.
Per questo, per offrire il nostro contributo alla parità di genere sancita dall’articolo 3 della costituzione e per sostenere il cammino delle pari opportunità, abbiamo proposto al nostro sindaco di intitolare un luogo del nostro paese ad una donna.
Il sindaco ha subito mostrato un grande entusiasmo per la nostra idea e ci ha proposto di approfondire la figura di tina Anselmi, che è stata la prima donna ministro della nostra repubblica; a lei si deve la prima legge sulle pari opportunità che ha sancito la parità di trattamento tra uomini e donne e che è stata istituita per porre fine alle discriminazioni della donna nel mondo del lavoro.
A lei si deve anche la legge che, recependo proprio il principio costituzionale del diritto alla salute per tutti, ha istituito il servizio sanitario nazionale, basato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità. Un servizio rivolto a tutti di cui ora, a maggior ragione nel periodo di pandemia che stiamo vivendo, si riconosce l’estrema importanza.
Tina Anselmi, però, prima di essere stata una politica, è stata una partigiana. Decise da che parte schierarsi quando, giovanissima, vide un gruppo di giovani partigiani portati al martirio dai fascisti.
La storia inizia il 26 settembre 1944, tina Anselmi frequenta l’istituto magistrale a bassano del grappa. I nazifascisti entrano a scuola e fanno uscire gli studenti dicendo:” oggi la lezione si fa all’aperto” in realtà li portano ad assistere all’impiccagione di trentuno ragazzi come loro, uccisi per rappresaglia.
Tornati in classe i compagni si picchiano fra loro, perché qualcuno sosteneva che l’impiccagione fosse giusta, quei trentuno in fondo avevano trasgredito la legge, e qualche altro diceva che no, quei trentuno non avevano colpe e che ci sono leggi che è più giusto trasgredire che obbedire. Tutti quelli che la pensavano in quest’ultimo modo si trovarono il pomeriggio e dissero: “non è possibile che con questi fatti che accadono noi non facciamo niente”. E allora iniziarono a stare dalla parte dei partigiani.
Tina Anselmi, con gli altri, faceva fuggire i ragazzi prigionieri, trasportati sui carri bestiame. Prese il nome di Gabriella, in onore dell’Arcangelo Gabriele, e tutti la chiamavano così perché il nome vero era meglio non dirlo, nessuno doveva sapere, neanche i familiari. Tina divenne staffetta della brigata cesare battisti, poi passò al comando del corpo volontari della libertà.
Tina Anselmi faceva molti chilometri al giorno, in bicicletta. Finiva i copertoni delle ruote uno dopo l’altro. Nella sua brigata, scherzando, li chiamavano “i copertoni con le ernie”, perché erano pieni di buchi. E alcuni partigiani avevano il compito di procurargliene di nuovi.
Era pericoloso fare la staffetta, portare le comunicazioni e le armi da un gruppo di partigiani all’altro. Una volta Gabriella la partigiana – cioè tina – fu fermata da due ragazzi, che la bloccarono afferrandole la bicicletta per il manubrio. Lei impallidì, i due ragazzi le dissero di non preoccuparsi, le avrebbero solo preso i copertoni della bicicletta. Allora lei capì. Quelli erano due partigiani in missione per lei, per trovarle i copertoni nuovi.
Era pericoloso essere staffetta, raccontava tina Anselmi. Se ti prendevano dovevi sperare che ti uccidessero subito, perché altrimenti ti torturavano.
A lei piaceva ricordare e raccontare quella sua esperienza da staffetta partigiana e invitava tutti a leggere le lettere dei condannati a morte. “Leggetele!” Diceva. Non c’è odio, non c’è rivalsa. I partigiani hanno combattuto per conquistare la pace. Non si deve perdere la memoria perché la storia si ripete “e la memoria è l’arma pacifica che ci permette di non ripetere gli errori che ci hanno portato al fascismo”.
Vorremmo concludere con le parole tratte da uno dei libri di tina Anselmi” Storia di una passione politica”:
“La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. E’ giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. E’ tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. E’ pace.”
Oggi abbiamo voluto ricordare questa figura di ragazza, di donna, di politica e di partigiana, che ha saputo lavorare e vivere con passione per il bene comune. Questo per noi vuol dire essere partigiani oggi, perché noi sappiamo che la democrazia e la pace di oggi non sono cose scontate, ma sono figlie delle lotte, della passione e del sacrificio di migliaia di partigiani.
Un grazie di cuore a chi ha permesso che tutto questo si avverasse, a chi è morto per gli ideali di giustizia, libertà e democrazia perché, in realtà, in essi continua a vivere.

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