Da giorni nelle scuole si discute fra docenti tra chi non vede l’ora di fare il vaccino e chi invece intende non farlo. Io ho scelto di vaccinarmi per mettere al riparo la mia famiglia, i miei alunni e me stesso. Devo, con sconcerto, constatare che un discreta quantità di colleghi ha fatto la scelta no vax.
In molti aspettano un altro vaccino: come veri sommelier hanno degustato, scrutato il colore, odorato, tra Astrazeneca, Pfizer, Sputnik e affini, utilizzando le sicure informazioni che le cantine del web forniscono ed hanno deciso di aspettare un’annata più corposa. L’altra categoria sono i rivoluzionari alle spalle nostre: quelli che difendono la scelta di non vaccinarsi come se fosse un diritto democratico.
Entrambe le posizioni hanno diversi elementi in comune: l’egoismo; la mancanza di rispetto e compassione per le sofferenze e le vittime causate dal Covid; la mancanza di rispetto verso i propri alunni; la mancanza di rispetto per lo Stato, che ha stabilito che gli insegnanti fossero una categoria prioritaria nella vaccinazione. Assenza totale di senso civico e di amore per il prossimo. Gli insegnanti sono stati individuati come categoria prioritaria per un interesse collettivo, un bene comune: far ripartire in sicurezza la scuola, fondamentale per la cultura, la crescita ed il progresso di un Paese. Il docente che rifiuta il vaccino dovrebbe cambiare mestiere.