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L'area è quasi tutta privata

Inizia la partita finale per il destino di Borgo Baceo

Le osservazioni di cittadini e ambientalisti "sconfinano" in commissione garanzia. Un antipasto di quello che succederà venerdì. La maggioranza invita al realismo, i residenti sognano un "Caran" anche per Migliarina.

Borgo Baceo

Una sorta di antipasto di quello che dovrebbe succedere venerdì prossimo, quando la Commissione ambiente e assetto urbano vaglierà le obiezioni presentate dalla cittadinanza al progetto di edificazione lungo Via Prosperi. Lì dove sorgono i ruderi del Borgo Baceo, ultima testimonianza della vecchia piana di Migliarina, un tempo landa agricola attraversata da ruscelli che scorrevano fino al mare. La convocazione della Commissione garanzia e controllo dà modo a residenti e associazioni, agli oppositori del progetto residenziale, di prendere voce in un consesso istituzionale. Il punto è che la missione della commissione stessa dovrebbe essere di sollevare e discutere eventuali vizi di liceità degli atti amministrativi: una funzione tecnica e non politica.
Sulla constatazione di questo equivoco il sindaco Pierluigi Peracchini, che regge anche la delega all’urbanistica, chiede di non uscire fuori tema: “L’amministrazione parla con atti amministrativi. Non aggiungo altro perché ci sono già state commissione politiche che si sono occupate di questo tema. Se volete parlare della parte tecnica ci sono i dirigenti del Comune, per altre cose rivolgetevi ai tribunali”. Toni che susciteranno la risposta di Federica Pecunia, che chiederà “un po’ di garbo” al primo cittadino cogliendo il tono della risposta: “Se lei non ha né tempo né voglia di rispondere, nomini un assessore all’Urbanistica. Lei è il sindaco con più deleghe di tutta la provincia. Se non ce la fa, si faccia aiutare”.

A richiedere la commissione il consigliere Massimo Caratozzolo: “Il parere del Consiglio di Stato è che i progetti attuativi della legge ligure sulla rigenerazione urbana devono evitare il consumo di suolo, rispettare i criteri costruttivi espressi dalla legge e le norme ambientali vigenti. Sono fiducioso che in sede di VAS uscirà la necessità di fare qualcosa di diverso rispetto al progetto approvato”. L’intervento, presentato da Immobiliare La Maggiolina, si inserisce nell’alveo di quelli previsti dalla legge di rigenerazione urbana ed è già stato adottato dal consiglio comunale.
Si tratta di un terreno privato (tranne un 10%-15%), ma sulla possibilità di vedere sorgere tre edifici (due di ben otto piani) sono state presentate una dozzina di osservazioni, che attendono risposta. Nel frattempo è partita la verifica di assoggettabilità a VAS. “Negli anni Cinquanta e Sessanta esisteva una fame di alloggi che spiegava la facilità delle concessioni edilizie – l’introduzione di Caratozzolo -. Oggi non c’è questa necessità, per questo l’operazione che si vuole fare su Via Prosperi non è accettabile. La zona confina con il parco della Maggiolina e ha un suo interesse storico. Nessuno dice di mantenere il degrado attuale, ma magari di recuperarlo senza cancellarlo”.

“Il 60% dell’area viene recuperata a zona verde – sottolineerà Fabio Cenerini -. I palazzi sono di otto piani, ma sorgeranno in una zona dove già ci sono palazzi delle stesse dimensioni. Il resto sono sono casupole in rovina in mezzo ad una massa di rovi cresciuta in decine di anni di abbandono. In un contesto urbano, non me ne vogliano gli abitanti della zona, di non particolare pregio. A me sembra un’operazione di recupero di un’area che è abitazione di topi e qualche disgraziato che cerca un tetto, per quanto pericolante”.
“Ma se oggi non è di pregio, secondo l’amministrazione la rigenerazione si otterrebbe facendovi esattamente quello che è stato fatto in precedenza? – incalza Marco Raffaelli, co-richiedente la commissione -. Parliamo di un’area verde in stato di degrado vicino ad un parco pubblico, il più importante della città. E l’omogeneità sarebbe fare due palazzi su quell’area verde? Tagliando così ogni possibilità di estensione del parco? E’ il contrario di quello che prescrive la legge regionale”.
E ancora: “Ci sono cittadini che si sono impegnati a formulare delle osservazioni, atti che dovranno ricevere delle risposte. Abbiamo pensato che valesse la pena avviare questo confronto. Mi auguro che venerdì arrivino risposte sia tecniche che politiche. La domanda è l’amministrazione ritiene di andare avanti nonostante le copiose e motivate osservazioni arrivate?”, si chiede Guido Melley.
“I cittadini sono stati coinvolti in una commissione che non è quella che si aspettano – osserva Emanuele Corbani -. Qui si ragiona di trasparenza e regolarità degli atti. Se l’amministrazione vuole andare avanti? L’area non è del Comune, ma di un privato che sottopone una richiesta al pubblico. Possiamo passare ore a parlare quante cose belle potremmo fare sul terreno altrui, ma è come andare in casa d’altri e spiegare come si vorrebbero le poltrone”.

E poi ci sono le associazioni ed i cittadini. L’area è già individuata come di trasformazione dal PUC del 2003, quello in vigore. Ma si fa notare come la variante presentata contenga una previsione di raddoppio dell’indice edificatorio (da 0,30 per mq a 0,60 per mq) e un incremento dell’area di cessione (dal 47% al 57% circa). Legambiente quindi ritiene che appellarvisi sia una scelta politica più che un vincolo vero e proprio. “Potrebbe essere largamente superata la questione dello strumento urbanistico vigente – dice Stefano Sarti -. Va cambiato, perché propone scelte non più al passo con i tempi”. Zona irrecuperabile ormai? Non lo crede Fabio Giacomazzi: “I rovi crescono in un periodo di quattro o cinque anni, ma possono essere eliminati in poche ore di lavoro. Questo progetto aggira lo scopo della legge, almeno dal punto di vista morale”.
Serena Spinato compie un excursus che parte dal PUC del 1958, quando lì fu individuata la zona dove un grande parco verde, il Parco della Maggiolina sorto poi vent’anni dopo, doveva interrompere lo sviluppo del cemento sulla piana. “E’ un parco da valorizzare, questa amministrazione potrebbe legare il proprio nome ad un’opera in controtendenza. Si punti a completare la parte sud, che doveva arrivare fino a Viale Carducci e poi ristretta a Via del Popolo. La cosiddetta S Verde, come pensata dal disegno avveniristico dell’architetto Piero Moroni”.

Mauro Martone è un residente del Canaletto. Qualche settimana fa ha lanciato una petizione che ha raccolto 660 firme circa: “Il quartiere aveva due zone: quella sul mare e quella degli orti all’interno. Entrambe sono state mangiate dall’edilizia selvaggia negli scorsi decenni. Il Borgo Baceo è uno dei pochi scampoli di verde rimasti. E’ vero, oggi è un ammasso di sterpi. Ma lo è diventato con il tempo e l’incuria. Pensate all’area degli ex molini Merello, bombardati nella seconda guerra mondiale. Se ora al suo posto sono stati costruiti edifici che sono considerati una mostruosità, perché oggi si pensa di percorrere la stessa strada?”. Tra le proposte, o forse i sogni, dei cittadini c’era di recuperare i casolari e farne un’osteria con orto didattico. “Perché non avere anche noi un Caran come c’è nella zona Nord, usando le vecchie case coloniche rimesse a posto? E’ tardi? Tutto questo poteva venire fuori prima se qualcuno avesse chiesto il parere dei cittadini”.

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