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“Recovery o no, la Pontremolese rimanga strategica per l’Italia"

Paolo Faconti, direttore di Confindustria, sulla prima bozza del Recovery Fund nostrano. "Bene ammodernamento della PA, è importante snellire le lungaggini della giustizia".

Paolo Faconti

Nella bozza del 12 gennaio la parola “La Spezia” appare alla voce Aumento Capacità Portuale, insieme a Ravenna, Cagliari, Napoli e Venezia. Tutti scali minori rispetto ai due grandi porti con proiezione oceanica di Genova e Trieste, per cui si prevede un coraggioso piano di potenziamento infrastrutturale. La Liguria conoscerà il completamente del Terzo Valico e il raddoppio della ferrovia verso la Francia. La Pontremolese insomma non c’è nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero il documento che delinea come l’Italia punta a spendere i soldi del Recovery Plan europeo.
Indizio che non procura però particolari sobbalzi dalle parti di Confindustria. Almeno non in questa fase. “Il fatto che il Recovery Fund preveda le opere debbano essere contabilizzate entro il 2026 è un tema che avevamo ben presente. Secondo questa scansione temporale, la possibilità che un’opera di questo tipo possa essere inserita già in questo documento ha sempre sollevato qualche dubbio”, osserva il direttore generale Paolo Faconti. In attesa, come tutto l’ambiente industriale, che si delineino i contorni puntuali del piano di attuazione nostrano Next Generation EU. Strumento che, nelle intenzioni del governo, sarà il motore non solo della ripresa economica dopo la pandemia ma vero paradigma di una modernizzazione del Paese.

Eppure vi eravate spesi anche in questa occasione come associazione per portare il tema del raddoppio della ferrovia per Parma al centro del dibattito. Un’opera che sentite vanificata?.
“No, anzi. Ritenevamo e riteniamo che sia un’opera prioritaria per il territorio. Avevamo coinvolto nel discorso le associazioni confindustriali interessate a supporto del progetto, arrivando fino a Verona. Al di là dell’inserimento nel PNRR, l’importante in questa fase è che il governo riconfermi la strategicità della Pontremolese all’interno del sistema logistico italiano, come sottolineato a Roma dagli interventi dell’onorevole Orlando e dell’onorevole Paita. Questo anche se non è inserita nelle 178 pagine del documento attuale. Poi speriamo che in un futuro a breve ci siano altre opportunità per trovare i giusti finanziamenti per il raddoppio del tratto Vicofertile-Parma e per la realizzazione della nuova galleria di valico”.

‘La debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano ha rappresentato un ostacolo al miglioramento dei servizi offerti e agli investimenti pubblici negli ultimi anni’. Così recita l’ultima bozza. Si torna a parlare di Pubblica amministrazione insomma.
“Credo che il tema dell’ammodernamento della PA debba coinvolgere gli stessi cittadini. La PA deve esserci, ma deve essere al servizio dei cittadini e non viceversa. Qualsiasi sia la sua declinazione – dal pensionato, all’artigiano fino all’industriale o il libero professionista – serve un sistema efficiente ed efficace. Ogni sforzo in questo senso è benedetto, ce ne rendiamo conto soprattutto in questo lungo periodo di lockdown, da quello rigido della scorsa primavera a quello morbido di questo inverno. Serve una burocrazia veloce e poco invasiva, sfruttando le possibilità offerte dagli strumenti tecnologici. Che non sia però solo un’etichetta”.

Si torna a parlare di ridurre le aliquote effettive sui redditi da lavoro, dipendente ed autonomo. Basta questo per spingere gli imprenditori ad assumere?
“Sicuramente il tema del costo di lavoro è importante. Per creare occupazione però bisogna creare nuove opportunità di impresa. Il tema della PA si lega anche a quello di agevolare gli imprenditori che vogliano sviluppare nuove aziende. Mi pare ci sia tutta una parte che riguarda l’eliminazione delle lungaggini della giustizia. Un fattore che è un forte disincentivo per gli investitori esteri che vogliono venire in Italia. Insomma, non si ragioni a compartimenti stagni. E’ un’occasione storica che deve essere delineata in maniera complessiva”.

Il tema per adesso è trattato a livello centrale. Una volta che le idee saranno più chiare si andrà a ritagliarlo sui singoli territori. Ad oggi hanno già chiesto la vostra interlocuzione in questo senso?
“No. A livello di Confindustria nazionale sì, qui a livello locale non ancora. La cosa non mi stupisce perché il tema è così delicato ed esplosivo che penso sia un procedere sensato”.

La missione di “transizione ecologica” declamata nel piano del governo spaventa o stimola gli imprenditori? Dovrebbe diventare il motore dello sviluppo secondo il governo, però spesso chi fa impresa teme più che altro di trovarsi con nuove regole da un giorno all’altro e gli stessi strumenti per affrontarle
“Qui siamo ancora a livello di titoli. E sul titolo nessuno può essere contrario. Nei decenni si è consolidata una cultura di attenzione al territorio e all’ambiente che è un patrimonio condiviso. Non dimentichiamo che gli imprenditori sono persone, con famiglie e figli e tutti hanno l’aspirazione di far vivere i propri cari in un ambiente salubre. Sta al legislatore farne uno strumento che, a tutti i livelli, diventi efficace ed applicabile”.

La Spezia è anche una città alla perenne ricerca di spazi. In questo contesto come valuta la decisione di Enel di sostituire la centrale con una centrale e infine di destinare ai container lo spazio che avanza a Vallegrande?
“Si è detto tanto sulle aree Enel. C’è un dato da sottolineare: nell’ipotesi in cui, non se si verificherà, la centrale venga sostituita con una a gas, dal punto di vista ambientale ne avremo un beneficio. Credo però che dovremo ancora aspettare un po’ per capire la maturazione di alcuni eventi e le strategie di Enel. Non siamo ancora nella fase di sapere cosa si potrà fare sull’area di Vallegrande in futuro”.

Una recente indagine Ipsos rileva che il 70% degli italiani ritiene importanti le associazioni per la ripartenza del Paese dopo la pandemia.
“E allora forse chi ha responsabilità di governo dovrebbe avere un’attenzione maggiore ai corpi intermedi. C’è stato in questo periodo un dialogo minore con chi ha il ruolo costituzionale di rappresentare interessi diffusi. Un’azione di ascolto può essere un buon inizio. E’ la posizione che ha preso il presidente Bonomi quando ha segnalato che il governo si è chiuso un po’ in sé stesso. Ho la sensazione che con la velocità comunicativa che ci pervade, la nostra società stia perdendo un po’ l’importanza di un confronto non superficiale”.

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