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Didattica a distanza e trasporti, Consigli di Istituto liguri scrivono a Conte e Mattarella

Aula delle scuole di Castelnuovo Magra

“Il nuovo decreto che riduce ulteriormente la frequenza scolastica in presenza per una larga parte di studenti italiani, ci spinge a far sentire la nostra voce”. Inizia così la lettera inviata oggi dal Coordinamento Regionale Presidenti di Consiglio di Istituto della Regione Liguria a Mattarella, Conte, Toti e Azzolina. “A colpirci maggiormente – scrivono – sono le parole pronunciate dal Presidente Giuseppe Conte nella conferenza del 24 ottobre: per le scuole secondarie di secondo grado – ossia Licei, Istituti Tecnici e Professionali- viene incrementata la didattica a distanza “almeno nella misura del 75%”. Il Presidente prosegue affermando che il Governo “incentiva il ricorso allo smart working della pubblica amministrazione” e lo raccomanda, per quanto possibile, anche nelle aziende private. Afferma inoltre che “aumentando lo smart working e incentivando il ricorso per le scuole superiori della didattica a distanza”, il Governo “confida di alleggerire” l’utilizzo e l’afflusso nei mezzi di trasporto pubblici. Da questo accostamento si evince che il nostro Governo percepisca l’uso dei mezzi pubblici di trasporto da parte degli studenti che si recano a scuola assimilabile a quello dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche e aziendali. Se a livello di ingombro fisico le due categorie possono, forse, essere accostate, non lo possono essere le ragioni di tali spostamenti: i diritti dei lavoratori stipendiati non coincidono con quelli degli studenti. I lavoratori hanno diritto ad essere retribuiti per ciò che fanno e producono, circostanza che si verifica per coloro che, in smart working, non usufruiscono dei mezzi di trasporto pubblico. Gli studenti hanno diritto allo studio, circostanza che si verifica solo e soltanto a condizione di frequentare la scuola in presenza, diritto di cui vengono di fatto privati e che gli adulti hanno ancora una volta leso e calpestato. Entrambe le categorie hanno inoltre il diritto alla tutela della salute intesa non soltanto come salute fisica ma anche psicologica. Già nel primo lockdown i giovani sono stati fra le categorie a cui sono state richieste più rinunce per un tempo prolungato e chiunque lavori nell’ambito della Salute Mentale (pubblica o privata) potrà confermare come dopo quell’esperienza ci sia stato un aumento del disagio e dei disturbi d’ansia nella popolazione giovanile. Le criticità dei mezzi di trasporto sono state fin da subito uno dei nodi maggiormente intricati che questa pandemia ci ha presentato. Noi cittadini ed elettori ci siamo affidati a Comuni, Province, Regioni e Ministeri affinché in questi mesi si coordinassero e predisponessero una programmazione seria ed efficiente di trasporto pubblico. Come genitori e Presidenti di Consiglio di Istituto abbiamo fatto sacrifici per consentire ai ragazzi di poter rientrare a scuola dopo mesi di lockdown e un anno scolastico andato a monte; abbiamo vigilato, operato attivamente e a titolo gratuito per supportare le scuole dei nostri figli in tutte le fasi della riapertura. I Dirigenti, i DSGA, gli insegnanti, i collaboratori scolastici, gli assistenti di laboratorio e quelli amministrativi hanno lavorato e faticato con grande abnegazione affinché tutto fosse pronto per accogliere i propri studenti. Le scuole hanno riaperto nel rispetto di protocolli costantemente mutevoli, ma ci sono voluti pochi giorni per renderci conto della totale disorganizzazione negli apparati complementari. È bene che adesso ognuno si assuma le proprie responsabilità, e rimedi. Le ASL, a causa dell’enorme mole di lavoro extra che si sono trovate ad affrontare, sono andate in breve tempo in tilt, dovendo attuare procedure in tempi che risultano inapplicabili a causa del colpevole sottodimensionamento del personale degli uffici di igiene. Su Scuola e Famiglie è ricaduta l’incombenza di sorvegliare e certificare stati di salute senza avere competenze o strumenti adeguati. Le linee dei mezzi di pubblico trasporto sono apparse da subito inadeguate e scoordinate rispetto ai nuovi orari di ingresso e uscita delle Scuole e il numero di corse insufficiente, con coincidenze fantasma e, soprattutto, con un numero eccessivo di passeggeri. Davanti all’attuale aumento di contagi il Governo ha dovuto, giustamente, mettere in atto delle restrizioni andando ad intervenire in maniera puntuale. L’idea migliore per affrontare il problema dei trasporti e svuotare gli autobus è stata quella di lasciare a casa gli studenti. Noi restiamo sgomenti e chiediamo una revisione totale delle priorità e della programmazione di gestione delle Scuole Italiane affinché i ragazzi siano messi nella condizione di andare a scuola, e in sicurezza. Sollecitiamo affinché tutte le Istituzioni coinvolte collaborino per potenziare il sistema di trasporto pubblico senza più indugi; chiediamo inoltre che nelle fasce orarie di punta (indicativamente 7-8 e 13-14) l’utilizzo dei mezzi di trasporto sia ad uso esclusivo degli studenti laddove non sia possibile inserire corse esclusivamente scolastiche. Coloro che possono avvalersi di orari lavorativi flessibili o le persone che impiegano i mezzi pubblici per altri scopi, possono continuare ad utilizzare i mezzi in tutti gli altri orari della giornata, contribuendo loro ad alleggerire i trasporti. Gli studenti – minorenni, si noti-sono gli unici a non avere la possibilità di usare l’automobile per spostarsi e, per quanto riguarda scooter o biciclette (sempre che li possiedano) spesso non possono essere utilizzati per raggiungere le città sede degli Istituti Superiori a causa delle distanze e della conformazione di molti territori italiani. Per concludere, in attesa del minimo miglioramento della situazione epidemiologica, confidiamo che la prossima decisione delle Istituzioni sia invertire la rotta delle priorità finora adottate. Ci auguriamo la celere eliminazione della soglia imposta del 75% di didattica a distanza per le scuole superiori e che si provveda, invece, a dedicare attenzione a ciò che è stato trascurato e che è la concreta causa dell’inefficienza del sistema: sanità e trasporti”.

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