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A pagliari

Il progetto delle Casermette non s’ha da fare. La diffida degli ambientalisti

A proposito del compendio immobiliare “Ex Fusione Tritolo”, le associazioni continuano la loro battaglia e scrivono fornalmente al sindaco della Spezia e alla Soprintendenza regionale.

L'area di Pagliari sulla quale è previsto il Puo

Tutto ciò premesso si intima di “non avviare alcuna attività di cantiere sul progetto in oggetto”. Firmato Legambiente Liguria, Italia Nostra La Spezia, Vas La Spezia, Lipu e WWF Liguria. Con una lettera inviata al sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, e alla Soprintendenza Archeologica e Paesaggio della Liguria, il mondo ambientalista chiede uno stop al cantiere delle Casermette. La richiesta riguarda insomma la non apertura del cantiere relativo al PUO per la valorizzazione del compendio immobiliare “Ex Fusione Tritolo” per il quale il Comune della Spezia aveva dato l’ok attraverso la delibera di giunta del maggio 2018. Gli attivisti chiedono insomma di fermare tutte le opere di urbanizzazione primaria e secondaria nell’area ex stabilimento militare, con una posizione similare a quella presa dagli abitanti della frazione di Pagliari.

Nella lettera si fa riferimento al fatto che l’area relativa al progetto è interessata dai profili di tutela in qualità di territori costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia ma anche territori boscosi, facendo anche riferimento all’ultimo pronunciamento della stessa Soprintendenza regionale che ha espresso un parere sulla verifica di assoggettabilità per la valorizzazione del compendio immobiliare. Un parere che andava a respingere la proposta, almeno per come era stata presentata: “Dall’esame della documentazione trasmessa si evidenzia, innanzitutto, la mancanza di ricognizione del patrimonio tutelato ai sensi della parte II del Codice ricadente nelle previsioni dell’articolo 12…”, si legge.

Nello stesso parere si legge anche che “un’analoga carenza si riscontra per la ricognizione dei complessivi livelli di tutela paesaggistica previsti dalla parte III del Codice ai sensi dell’articolo 142 con particolare riferimento su quanto riguarda la lettera g) ambiti boschivi. Il progetto, infatti, oltre a non tenere conto di buona parte dei manufatti presenti, per i quali se ne prevede la demolizione, non analizza l’apparato vegetale giudicando sommariamente le piante esistenti come specie infestante. È altresì da segnalare come l’impianto progettuale per dimensioni e collocazione sul terreno non si relaziona con il contesto paesaggistico in cui è inserito, prevedendo una completa spianata del terreno su cui collocare i nuovi edifici, la realizzazione di muri di sostegno di elevate dimensioni verso la collina, mentre le opere di mitigazione consistono esclusivamente nell’impianto di alcune essenze vegetali ai margini del lotto. Tali previsioni di fatto sembrano contravvenire anche l’obiettivo delle norme del P.T.C.P. ove queste mirano lo sviluppo dell’insediamento verso un assetto maggiormente ordinato e confacente sotto il profilo paeaggistico ambientale, ferma restando la conferma del suo carattere diffuso”.

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