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Contestata anche la futura strada

Casermette, i residenti dicono no: "Quel progetto è un eco-mostro"

La Soprintendenza ha chiesto una revisione dell'idea proposta mentre nell'area inizia a muoversi qualcosa. Tognetti, portavoce dei residenti: "Capannoni, cemento, alberi che saranno decapitati e polveri sottili: ecco perchè bisogna fermarli".

Il Puo di valorizzazione del compendio immobiliare ex fusione tritolo

Correggeranno il progetto presentato e “rimandato” dalla Soprintendenza e intanto l’area di intervento è pronta per essre predisposta. A Pagliari tiene banco un progetto ventennale che preoccupa gli abitanti dello storico quartiere levantino, pronti a scendere in strada per dire di no all’idea dell’aministrazione comunale spezzina, qualificando l’intervento con un termine piuttosto significativo: eco-mostro. Il riferimento è ai capannoni che sorgeranno in uno dei due lotti di lavori alle Casermette, ex area fusione tritolo, come ricorda Sergio Tognetti, uno dei portavoce del comitato nato nel quartiere: “Capannoni per 205.000 metri cubi di cemento alti sino a 17 metri e contornati da una scellerata strada a ridosso di un parco giochi e delle abitazioni che non solo annienterà centinaia di alberi d’alto fusto per circa 50.000 metri quadrati, ma metterà a rischio sanitario bambini ed anziani in particolare con la nuova presenza, indiscutibile, di polveri sottili”. I timori degli abitanti sono chiari: da una parte che verranno decapitati tigli, platani, lecci che sono lì da anni e ormai sono alti 20-25 metri, dall’altra la questione dell’inquinamento atmosferico, in particolare le dannose Pm10 e le ancor più cancerogene Pm2,5: “Saranno portate da una strada che per noi è un folle progetto” – se potesse gridarlo Tognetti lo farebbe.

Un’idea che a Pagliari definiscono scellerata, contro l’ambiente e il buon senso sanitario: “Caratteristiche che dovrebbero avere tutti coloro che fanno scelte, sindaco per primo. Non guasterebbe essere attenti alla recente memoria della pandemia che ci ha colpito e non ancora vaporizzata, che può veicolare anche attraverso fattori quali le temute polveri e disboscamenti. Questo eco-mostro di strada e capannoni, asfalto e cemento, in un territorio che meriterebbe molta più attenzione e rispetto. Un territorio dove sono sorte, con il beneplacito delle nostre amministrazioni comunali, siti pericolosi ed inquinanti”. Una decina di discariche, un forno inceneritore di rifiuti tossico-nocivi, senza dimenticare i bacini di lagunaggio delle eneri dell’Enel e il terminal containers con movimentazione logistica inadeguata.

Ancora Tognetti: “Se le amministrazioni precedenti ci hanno rubato il mare, questa ci sta depredando del territorio, dei boschi, delle biodiversità, degli ecosistemi e pertanto della nostra vita. Come abitanti del quartiere non comprendiamo la linea politica e le scelte del sindaco, che sono espressione di una tangibile avversione verso la nostra popolazione. I loro progetti e la loro realizzazione ci paiono pure evidentemente incomprensibili quanto inutili, specie in alcune opere, strada in primis che avrà un conto per il Comune di 2.500.000 euri. In un luogo dove la strada già c’è. Ma probabilmente questo disegno va ben oltre il reale buonsenso e benessere”. Poi la conclusione che è l’ennesimo appello ad un ripensamento in particolare del sindaco Peracchini: “Non sappiamo cosa pensare di questo sindaco che, nonostante gli inviti, non è mai venuto a parlare con noi. Vorremo che tanti spezzini e amministratori del buon senso, si togliessero e cuffie delle convenienze e pensassero a quanto vale la natura che è la vita”.

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