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Lsct e sindacati in trincea, pace sociale a rischio

L'azienda chiede di ricorrere ad altre 5 settimane di cassa integrazione e il ritorno a una maggiore flessibilità e le sigle propongono un contributo per i lavoratori.

Molo Fornelli

E’ a rischio la pace sociale all’interno di Lsct. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolti alcuni incontri tra il management e i sindacati e le parti non si sono lasciate con un’intesa. Anzi, sembra proprio che ci sia una divisione su tutti gli aspetti che sono stati toccati.
Gli incontri (in videoconferenza) si erano resi necessari come parte della procedura di consultazione sindacale previste per proclamare, a partire dal 1° giugno, cinque settimane di cassa integrazione dovute all’emergenza coronavirus.
In tale contesto i sindacati hanno proposto a Lsct di provvedere al versamento di un contributo sullo stipendio per chi si trova, appunto, in cassa integrazione e riceve mensilità che sono inferiori al normale anche del 30/40 per cento. Inoltre le sigle hanno chiesto una forma di bonus per chi, nelle settimane scorse, è andato a lavorare nonostante la grave situazione sanitaria.
Mentre l’azienda chiedeva di ricorrere agli ammortizzatori sociali lamentando la mancanza di commesse, le parti sociali si sono rese disponibili a tornare a un regime normale di lavoro, con la reintroduzione della flessibilità dell’orario di lavoro, andando così verso un abbattimento dell’utilizzo della cassa integrazione.

La controproposta dell’azienda è stata quella di un reintegro salariale di 14,5 euro al giorno lordi per i lavoratori in cassa integrazione sulla busta di gennaio 2021, riprendendo la flessibilità con compensazione degli orari a marzo 2021. Inoltre è stata chiesta la possibilità di spostare le ferie di maggio e settembre a luglio e agosto, periodo in cui non si potrà ricorrere alla cassa integrazione per Covid. Il tutto sarebbe stato contenuto in un accordo che pretendeva, una volta sottoscritto, di imporre la pace sociale e la rinuncia a qualunque azione sindacale.
I sindacati hanno rigettato la proposta considerandola non accettabile e dall’azienda è stata ventilata l’ipotesi di interrompere l’anticipazione delle somme della cassa integrazione a favore dei dipendenti, come, invece, è avvenuto sino a ora.

Le prossime mosse porteranno alla rottura definitiva dei rapporti o a individuare un accordo condiviso?

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