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A giugno in arsenale

Pacifisti in piazza: "Seafuture, un salone che vende armamenti"

Sabato davanti al Civico associazioni e partiti in mobilitazione contro conflitti e dittature.

La piazza anti Salvini

Il prossimo giugno, dal 23 al 27, tornerà in Arsenale Seafuture, la manifestazione dedicata al comparto navale che ogni edizione richiama alla Spezia numerose aziende e Marine internazionali. Ma c’è chi dice no. Anzi, chi lo ribadisce, visto che il niet s’era già levato in passato. “Nel corso degli anni, Seafuture è stato trasformato in evento per promuovere sopratutto gli affari del comparto militare navale e in particolare la vendita delle navi dismesse dalla Marina Militare italiana. No al salone militare per vendere armamenti”, spiega in una nota un cospicuo gruppo di associazioni e soggetti politici che sabato prossimo alle 16.30 in Piazza Mentana rilancerà la causa pacifista di ‘Riconvertiamo Seafuture’ nell’ambito di una manifestazione indetta in occasione della Giornata di mobilitazione internazionale per la pace. Sono della partita Acli, Archivi della Resistenza, Arci, Articolo Uno, Associazione L’Alveare, Associazione Culturale Mediterraneo, Associazione di solidarietà con il popolo Saharawi, Chiesa Battista, Chiesa Metodista, Cittadinanzattiva, Comitato Acquabenecomune, Emergency, Gruppo di Azione Nonviolenta, Informazione Sostenibile, Legambiente, Magazzini del mondo, Rete Italiana per il Disarmo, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana e Unione Degli Studenti.

“Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, è un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranità dell’Iraq – scrivono i vari sodalizi -. Le vittime innocenti dell’aereo civile abbattuto ‘per errore’ da un missile lanciato dai militari iraniani dimostrano una volta di più che la guerra è un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti. Iraq, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano gli attori, si scambiano i ruoli, ma la partita è la stessa. Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. Non possiamo stare a guardare. Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo. Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualità e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco e di numerosi leader religiosi per l’avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato. Esprimiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi manifesta per la democrazia e i diritti a Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza”.

“L’Unione europea, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che – con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – deve adoperarsi per interrompere la spirale di tensione e costruire a una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell’insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l’Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori”, continuano i promotori, che chiedono al govenro di opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente, negare l’uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato Onu, bloccare l’acquisto degli F35, fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani, ritirare i nostri soldati da Iraq e Afghanistan, richiedendo una missione di peace-keeping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace, e ancora adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione Unifil in Libano, aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia, sostenere in sede europea la necessità di mantenere vivo l’accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell’embargo, infine porre all’interno dell’Unione europea la questione dei rapporti Usa-Ue nella Nato.

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