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Le migliori intenzioni

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Lo sapete cos’è una viola?

La passione e l’impegno nella musica di Ignazio Alayza. Di Francesca Cattoi

Ignazio Alayza a Tellaro

Ho dei ricordi personali di Ignazio Alayza (Carrara, 1994) bambino. Barbara Pedemonte, sua madre, è stata, come me, una delle socie della Cooperativa Zoe e abbiamo lavorato entrambe fin dall’apertura al Museo Civico Amedeo Lia. Ignazio veniva a salutare la mamma al museo ed era molto piccolo, un bambino carino e vivace. Non lo avevo più rivisto fino al giorno in cui ha suonato al CAMeC durante la giornata del contemporaneo nel 2015. C’era anche Barbara tra gli spettatori e se non fosse stato per lei non avrei certo riconosciuto suo figlio in quel ragazzo alto e talentuoso, che ci dava dimostrazione della sua bravura nel suonare la viola insieme all’altrettanto brava pianista Gledis! Per una serie di altre coincidenze, che si ritrovano nell’intervista, ho riascoltato Ignazio e la sua viola altre volte e ho deciso di contattarlo per raccontarci qualcosa del suo percorso artistico attuale e del suo legame con La Spezia.

Caro Ignazio, queste interviste iniziano tutte così (o quasi tutte): Che studi hai fatto?
“Ho studiato al Conservatorio “G. Puccini” della Spezia, dove mi sono diplomato nel mio strumento, la viola, nel 2014 e ho conseguito la laurea specialistica nel 2017 con il massimo dei voti e la lode, sotto la guida del M° Fabrizio Merlini. Nel frattempo, ho anche frequentato il Liceo Classico L. Costa, cosa che era molto conveniente, logisticamente parlando…Non ho però smesso di studiare e ho frequentato, e continuo a frequentare, numerose Masterclass in giro per l’Europa, per quanto riguarda sia la viola che la musica da camera, e al momento sto finendo di perfezionarmi alla MUK – Musik und Kunst Privatuniversität a  Vienna”.

Al momento, quindi dove lavori, dove abiti?
“Vivo… a 20 minuti a piedi dal Duomo di S. Stefano a Vienna, ormai da un anno, dove sto concludendo i miei studi. Lavoro fra l’Austria, il Regno Unito e l’Italia, anche se ogni tanto capito con piacere anche altrove: ad ottobre sono stato nel sud della Francia per suonare con il pianista Jean-Bernard Pommier, assieme al mio quartetto. Credo davvero che uno dei pregi di questo lavoro sia la possibilità di viaggiare spesso e conoscere nuove persone e nuovi posti, seppur di corsa il più delle volte”.

Come sei arrivato a questa scelta? Cioè come hai deciso di andare a vivere lontano dalla Spezia?
“Ho scelto di trasferirmi all’estero perché, anche se suonerà sicuramente scontato, avevo bisogno di “cambiare aria”: pur essendomi spostato molto negli ultimi anni, rimanevo comunque di base alla Spezia, che non ha oggettivamente moltissimo da offrire se non, immagino, in pochi campi ben definiti. Vienna (eletta da qualche mese città più vivibile del mondo nda), fra le molte città ricche di opportunità in Europa, rimane pur sempre una delle capitali mondiali della musica classica, dunque offre numerose opzioni per un musicista freelance; inoltre, ho potuto approfittare per perfezionarmi ulteriormente, nonostante possedessi già tutti i “pezzi di carta” possibili: nella musica studiamo fino a quando siamo in grado di tenere in mano lo strumento… Credo sia un’impostazione mentale valida per ogni campo, in qualche modo. C’è una divertente citazione del grande violoncellista Paul Casals al proposito…”.

Quindi Vienna per questo motivo, per avere maggiori occasioni di studio?
“Vienna è il cuore dell’Europa ed è stata scelta come città adottiva da compositori e artisti di ogni epoca, che vi hanno trovato ispirazione e prodotto la propria arte. Ma anche dove hanno vissuto le loro esperienze squisitamente terra a terra, sbronze e bravate incluse, non dimentichiamolo: l’arte è bella perché è umana, non iperurania. Inoltre, questa città è un vero e proprio crocevia fra il mondo tedesco, quello latino, quello slavo e quello ungherese: la cosa si riflette in ogni aspetto della vita, nella variante linguistica, nella cucina, nello stile di vita. Non sono pentito della decisione di trasferirmi: la Liguria rimane comunque dove ho le mie radici, la mia famiglia e i miei amici, penso solamente che per me ci sia di meglio altrove. A volte ho nostalgia del mare e della focaccia… ma ormai è talmente semplice spostarsi! In più, appunto, mi trovo in Europa, che, venendo da una famiglia multiculturale, ho sempre sentito come casa, dovunque mi trovi!”.

Quali sono i tuoi progetti attuali?
“Al momento i miei progetti principali (accanto ai miei studi…) sono Duo Stoevskij e il quartetto Axis. Duo Stoevskij è il mio duo viola-contrabbasso che formo assieme alla fantastica Valentina Ciardelli – il suo disco, dove anche io ho collaborato, è appena uscito 
(https://open.spotify.com/album/4EO5vlMQGMzGtKTY6So0Qm?si=eepCkeSuSLmS6fize8JAnw), siamo attivi sul territorio londinese, dove Valentina vive, e il nostro scopo è ampliare e diffondere l’apprezzamento per esemble rare come il nostro tramite trascrizioni fatte da noi di brani che vanno dalle età barocca e classica, passando per Puccini (ci siamo conosciuti e abbiamo deciso di collaborare quando entrambi lavoravamo al Festival Pucciniano di Torre del Lago), per approdare a Leonard Bernstein e… Frank Zappa, grande passione di Valentina, nel cui mondo mi sto addentrando sempre di più anche io… Abbiamo di recente vinto il primo premio ad un concorso promosso dall’associazione parigina Les Musicales du Centre in collaborazione con il pianista lucchese Stefano Teani. Come progetto a medio-lungo termine abbiamo la pubblicazione dei manoscritti e l’incisione del repertorio di Johannes Matthias Sperger, un contrabbassista e compositore austriaco contemporaneo di Haydn poco conosciuto che ha però dedicato alcune pregevoli composizioni proprio al duo viola-contrabbasso! Lanceremo a breve una raccolta fondi per questo. 
Il quartetto Axis è il mio principale progetto viennese ed è formato da me alla viola, Hannah Kandinsky e Tina Presthus ai violini e Benedikt Hellsberg al violoncello. Mi sono unito al gruppo nel dicembre 2018, e sono l’ultimo arrivato: si sono formati nel 2014 al Joseph Haydn Konservatorium di Eisenstadt, con cui ho scoperto che il Puccini (intendi il conservatorio spezzino?) ha recentemente iniziato un rapporto di collaborazione: davvero una bella notizia! 
Con loro lavoro principalmente a Vienna e nel Burgenland, ma qualche settimana fa siamo stati ospiti presso il festival di Cazouls-lès-Béziers, in Francia, dove eseguiremo brani del nostro repertorio e il Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi di Ernest Chausson assieme a Jean-Bernard Pommier e alla violinista Olga Martynova. 
Inoltre, anche se ora siamo un attimo in stallo, ho il Duo Glinka, assieme alla pianista Gledis Gjuzi (con la quale avevo suonato al CAMeC per una giornata del Contemporanea nel 2015 e che tu hai conosciuto quando ci siamo incontrati in Piazza Verdi, la scorsa primavera), con cui l’anno prossimo festeggeremo ben 10 anni di sodalizio artistico, nonché di amicizia! Insieme abbiamo studiato le principali pagine del repertorio per viola e pianoforte e speriamo davvero di riuscire a organizzare un concerto di giubileo nel 2020…”.

Mentre lavoravo alla scelta delle persone da intervistare per questa rubrica, il tuo nome è saltato fuori con Matteo Fiorino, cantautore spezzino, e ti ho visto suonare con lui sul palco degli Origami nel concerto di lancio del disco Fosforo nel 2018?
“Collaborare con Matteo è stata davvero una bella esperienza: lo apprezzo molto sia come persona sia come arista e sono stato davvero onorato di essere il “piccolo aiutante di Babbo Natale” in entrambi i suoi dischi! Però, possiamo dire che un minimo di esperienza nella musica non classica già l’avevo: nel 2010 ho fondato assieme a quattro compagni di studi al conservatorio il gruppo No Name for a Night, composto da un violino, due viole (spesso elettrici..!), pianoforte e batteria. Per anni abbiamo riarrangiato brani dei generi più disparati per i nostri strumenti e ci auguriamo di avere fatto ballare e divertire i nostri concittadini fino al 2017, quando, per assecondare le nostre esigenze individuali, abbiamo sciolto la band. Nessuno però sottovaluti una possibile reunion…”.

Il tuo nome è tornato fuori quando ho intervistato Daria Billante che mi ha raccontato della Giovane Orchestra Spezzina, la GOSP. Come sono stati gli anni di collaborazione con loro?
“Ho insegnato nel progetto GOSP fin dal 2013, quando ancora frequentavo l’ultimo anno di liceo, fino all’anno scorso, e mi sono anche occupato, se pur in maniera non troppo impegnativa, dell’amministrazione della cooperativa sociale Bequadro, che riunisce i docenti. Come si evince dell’intervista a Daria Billante, è qualcosa di davvero bello e interessante! Ho dovuto lasciare purtroppo perché, in ogni caso, non mi ritrovavo al 100% nel ruolo di insegnante e mi sarei trasferito presto all’estero”.

Quali sono i tuoi progetti futuri, se ce li vuoi svelare…
“Nel futuro vorrei portare avanti i progetti che ho già, non saprei benissimo cosa aggiungere rispetto a quanto ti ho già raccontato. Potrei avere delle novità nelle prossime settimane, ma è sempre tutto in divenire…”.

Ignazio è al momento il talento spezzino più giovane che ho intervistato. Suona la viola, uno strumento che non so nemmeno riconoscere bene, e infatti pensavo suonasse il violino! Probabilmente, mi ha perdonato solo perché altre volte si è trovato a dover correggere chi poco esperto, come me, non sa la differenza tra i due strumenti. La sua carriera è appena all’inizio e mi piace constatare l’allegro impegno che ci mette per farsi largo nella professione del musicista. Ha la vita davanti, la musica nelle mani, nelle orecchie, nel cuore. Vive in una città al centro dell’Europa dalla storia prestigiosa e longeva. Tiene l’orizzonte del mare spezzino negli occhi: gli farà compagnia e ci auguriamo lo richiamerà qui prima o poi per allietare anche noi con la sua musica.

FRANCESCA CATTOI