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Lo strano caso del Sacro Cuore di Caprigliola

di Piero Donati

Il Sacro Cuore di Caprigliola

Fra gli effetti collaterali delle indagini – tuttora in corso – promosse dal Cai di Sarzana sul vasto patrimonio costituito dalle maestà della Lunigiana storica, si può senz’altro annoverare l’emergere, dalle pieghe del territorio, di sculture fino ad oggi trascurate o ignorate del tutto.
E’ questo il caso di una statua marmorea collocata nei pressi del borgo di Caprigliola il 5 luglio 1936, quattordicesimo dell’Era Fascista, per attestare, “nel primo anno dell’Impero”, la consacrazione del “popolo di Caprigliola (…) al Sacro Cuore di Gesù”, come dichiara la lapide che ancor oggi accompagna la statua (foto Luciano Callegari). Questo testo, al di là delle assonanze non casuali con talune recenti esternazioni di un ministro della Repubblica, andrebbe studiato attentamente per comprendere in quale misura la religione cattolica abbia contribuito a consolidare il crescente consenso degli Italiani nei confronti del regime fascista. Da storico dell’arte, vorrei invece attirare l’attenzione sulla disinvolta trasformazione di un manufatto quattrocentesco in un veicolo di propaganda.
Il Sacro Cuore che sovrasta la lapide, infatti, è il frutto della rilavorazione di una Annunciata della prima metà del secolo XV; l’operazione ha riguardato il volto ed il petto della Vergine, mentre l’ampio e complesso panneggio, ben orchestrato secondo i ritmi del gotico maturo, non è stato toccato e ci consente di individuare con sicurezza l’ambito stilistico e cronologico dell’immagine. Al momento, non è dato sapere da quale chiesa questa statua provenga né se ancora sopravviva l’Arcangelo Gabriele col quale faceva coppia; è certa comunque la sua appartenenza alla schiera dei gruppi di Annunciazione in marmo che punteggiano la Lunigiana e che trovano nel gruppo della Pieve di San Vitale del Mirteto di Massa, attribuito ormai stabilmente al senese Francesco di Valdambrino, il loro capostipite, o quanto meno a loro punta di diamante.

PIERO DONATI