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Politica

Prima lo schema, poi i nomi. Parola d’ordine qualità

Tengono intanto le richieste della Lega, le deleghe ai consiglieri potrebbero essere d'aiuto.

Cristina Ponzanelli

Prima la musica, poi le parole. O, meglio, prima lo schema, l’impianto, l’intelaiatura, poi i nomi. Questa la logica che domina il tavolo che sta ragionando sulla composizione della futura giunta comunale di Sarzana, che parte da tre certezze: il sindaco Cristina Ponzanelli, il vice sindaco e assessore a Sanità e Welfare Costantino Eretta (quota Lega), e l’assessore alle Attività produttive Roberto Italiani (quota Sarzana popolare). Il Carroccio, come è noto, ha aperto le danze chiedendo la guida della coalizione, che, tradotto, significa tre assessori, cioè Eretta più altri due. Una richiesta importante, che ‘tiene’, e che il resto della coalizione pare decisamente restia a soddisfare. Anche per via dei numeri: la Lega è il primo partito, sì, ma la distanza dalla seconda forza, Sarzana popolare, non è siderale, tant’è che il buon vecchio Metodo D’Hondt ha assegnato pari consiglieri – 4 a testa – ad ambo le forze. Inoltre Sarzana popolare e Lista Toti assieme hanno raccolto il 20 per cento, la Lega poco meno del 13.7. Insomma, ottimo score, ma niente che possa indurre le vicende del centrodestra sarzanese a colorarsi oltremisura di verde salviniano. Tenendo ben distinto, quindi, il buon risultato leghista a Sarzana e lo straordinario e crescente successo a livello nazionale. Non è da escludere che le ambizioni leghiste possano essere soddisfatte anche ricorrendo ai consiglieri con delega, opzione la cui praticabilità, tuttavia, è in corso di valutazione, Statuto comunale alla mano. Se consentita, potrà senz’altro essere una risorsa.

In ogni caso, stella polare del sindaco Ponzanelli nella scelta della squadra di governo sarà la ricerca di qualità e competenza. Anche perché la situazione ereditata è ritenuta dal centrodestra decisamente seria e complicata: “Le questioni sono tante e alcune molto problematiche, ma guardiamo al futuro con grande ottimismo”, ha detto oggi il primo cittadino. Quindi bene soddisfare il classico ‘bilancino’, nel rispetto di ponderate aspirazioni delle forze politiche, ma guai a mettere i rapporti di forza davanti al sapere e al saper fare. Del resto, con la consueta ironia, una manciata di giorni fa l’avvocato Carlo Rampi, storico consigliere della destra sarzanese ora in maggioranza dopo decenni di trincea, ha ricordato su Facebook “agli aspiranti guidatori (evidente riferimento alle pubbliche rivendicazioni della Lega, ndr)” che “numeri ed entusiasmo sono importanti ma fra i requisiti c’è la patente”. In ogni caso, al netto di una normale dialettica e delle richieste abbondanti della Lega, la situazione pare tutt’altro che tesa e c’è piena fiducia nell’arrivo alla proverbiale quadra, una quadra in grado di piacere a tutti e di dare a Sarzana un governo che funzioni. Entro due settimane, perché poi scoccherà l’ora del primo consiglio comunale della legislatura.

Rinviata l’ipotesi assessori esterni a quando sarà stato definito il casellario a sei della futura giunta, è definitivamente sciolto il nodo delle quote rosa: due donne (di cui una è il sindaco) su sei amministratori è ok, non serve arrivare a tre, perché, come anticipato da CdS sulla scorta di una serie di sentenze, la fatidica quota minima del 40 per cento significa 2,4 donne, cioè 2 arrotondando, come pienamente consentito, per difetto.

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