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Politica

"Amministrative e politiche, ricostruiamo il centrosinistra"

Il ministro Orlando passa da casa: "Basta invettive e insulti. In gioco prospettiva europea e cifra democratica".

Il ministro Andrea Orlando alla sede Pd spezzina

La tiger mountain da conquistare, per il ministro Andrea Orlando, ha un nome molto semplice: ricostruzione del centrosinistra. Il Guardasigilli lo ha messo ben in chiaro stamattina alla sede Pd spezzina di Via Lunigiana, dove ha fatto tappa per un incontro di fine anno. Al cospetto del segretario Pecunia e di tanti tra militanti e amministratori, il numero uno di Via Arenula – con gli occhi ben saldi sul voto delle politiche in programma fra appena due mesi – ha messo le cose in chiaro: “Anche la vicenda della nostra città, di cui abbiamo perso il governo dopo moltissimi anni, ci dice cosa dobbiamo coltivare nel 2018: la ricomposizione e la ricostruzione del centrosinistra. Non servono tifoserie e invettive, non bisogna dare agli altri dei traditori. Quel che serve è ricostruire un rapporto tra tutte le forze del centrosinistra, che è condizione per ristabilire un rapporto con quel pezzo di società che guardava al centrosinistra ma che oggi – lo abbiamo visto anche nella nostra città – spesso resta a casa, perché si sente disorientato”.

“Continuo a pensare – ha proseguito il ministro spezzino (che ha toccato anche il tasto candidatura, vedi QUI) – che le più grandi innovazioni politiche degli ultimi anni siano state l’Ulivo prima e il Pd poi. Ed è per questa ragione che la scorsa primavera ho deciso di candidarmi alla segreteria del Partito democratico, convinto che della necessità di tornare alle origini, cioè all’incontro tra culture e storie politiche diverse, alla convivenza tra diversità”. Dicendo no, quindi, “a un posto dove se non la pensi come me diventi mio nemico politico. I nemici sono altri: la destra, i populisti, gli xenofobi, i fascisti. Mi auguro davvero che il 2018 possa segnare una ripresa del confronto per il centrosinistra, alla cui ricostituzione dobbiamo lavorare immediatamente. E anche in vista della tornata amministrativa che toccherà anche alcuni Comuni della nostra provincia (vedi Sarzana e Porto Venere, ndr) è necessario operare per costruire un centrosinistra largo”. E il centrosinistra per Orlando è la via da seguire naturalmente anche per le consultazioni regionali dei prossimi mesi.

Un contenitore, un soggetto che, quindi, dovrebbe recuperare anche chi ha mollato il Pd. Un’emorragia che ancora addolora Orlando, che ha visto andarsene tanti volti con cui ha fatto un gran pezzo di strada. “Il 2017 è stato un brutto anno anche perché tanti compagni – io continuo a chiamarli così – se ne sono andati. E chi se ne è andato ha sbagliato, ha commesso un errore politico grave, indebolendo fortemente quello che resta il baluardo più importante della tenuta del sistema democratico”. Di fatto un rimbrotto a chi ha preferito veleggiare verso altri lidi – in sostanza, la ditta Mpd-Articolo 1 – invece di stare a far da contrappunto, assieme a Orlando, a Renzi e al renzismo. “Adesso comunque – per Orlando – non è tempo di distribuire colpe e ragioni. Ciò che conta è riprendere il dialogo e ricostruire il rapporto con le forze sociali, i sindacati, le categorie professionali e imprenditoriali, i giovani, il mondo della cultura. Lavorare per un partito che faccia meno primarie – pur importanti – e più assemblee. Questo è l’atteggiamento con il quale dovrà essere affrontata senza risparmio la campagna elettorale”. Un mantra, quello della riedificazione di un fronte riformista e progressista, al quale ha dato un tocco di tetra musicalità – roba da montaggio sovietico – il distacco di un frammento dalla tribunetta, complice il nervoso ticchettare del ministro sul fragile plexiglass.

Il voto del 4 marzo per Orlando è fondamentale perché si giocano due vitali partite. “La prima è la capacità di mantenere una prospettiva europea. Se vincerà la destra – ha assicurato il ministro – si andrà incontro a una marginalizzazione dell’Italia per quanto riguarda il processo di integrazione europea. Sarebbe un danno enorme. L’Europa non solo ci ha dato settant’anni di pace – elemento che diamo spesso per scontato – ma ha cambiato anche la nostra pubblica amministrazione, il nostro modo di affrontare la spesa pubblica, di modulare l’azione degli enti locali, di approcciarci a temi come turismo e ambiente, e ha concesso alle nostre imprese di alzare la testa oltre confine”. La seconda questione è invece “la cifra democratica del Paese. Non dico che se vincono gli altri c’è in gioco la democrazia intesa come possibilità di andare a votare. Quella resta. Ma bisogna porsi il tema di… quale democrazia sarà. Una democrazia che sdogana le parole d’ordine del razzismo, della xenofobia, del’omofobia è infatti una democrazia che perde la sua qualità. La democrazia infatti non è soltanto un insieme di procedure, ma anche un sistema di valori”. E a questo proposito Orlando ha sottolineato come il punto di partenza per un’iniziativa unitaria del centrosinistra debba essere l’antifascismo. “Dobbiamo saper far vivere la parola più importante di cui siamo eredi: Resistenza. Nel 2018 cadrà l’anniversario delle leggi razziali (compiranno ottant’anni, ndr): proporrò a chi ci sta, penso molti, un’iniziativa in merito. E’ infatti necessario dare reagire ai segnali inquietanti che stanno caratterizzando anche il nostro territorio, come l’attacco alla Cgil di Ceparana. Vogliamo mettere al bando odio e razzismo. Purtroppo oggi c’è un clima che incoraggia certi gesti che un tempo erano ritenuti impensabili, perché andavano contro il senso comune, trovavano riprovazione sociale. E’ come se ora ci si sentisse autorizzati a fare ciò che è stato messo al bando il 25 aprile 1945. Quale terreno migliore, se non l’antifascismo, per far emergere alleanze?”.

Non è mancato, infine, un salutare invito all’umiltà. “Andiamo a cercare chi si è allontanato dal Pd, chiedendo anche scusa, qualche volta. Non è che chi non ci ha vota o chi è arrabbiato con noi è per forza un imbecille. Ogni tanto è giusto dire non mi sono spiegato invece di dire sempre non hai capito“.

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