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Riassetto Atc, sindacati critici (la Cgil meno). Peri: "E’ una proposta neutra"

Le sigle propongono di unificare Spa ed Esercizio, ma secondo l'amministrazione e l'azienda l'ipotesi non rispetterebbe le norme, mentre quella attuale potrebbe essere rivista nei 12 mesi seguenti. Senza pregiudicare l'affidamento in house.

Fermata dell'autobus

“La proposta di riorganizzazione del gruppo Atc che abbiamo presentato è neutra. Sia perché potrà essere cambiata nei 12 mesi successivi, sia perché non pregiudica nessuna tipologia di affidamento del servizio di trasporto pubblico. Sfido chiunque a dire il contrario, sul piano oggettivo”. E’ un Alfredo Peri perentorio, quello che ha parlato nel corso dell’audizione che si è svolta questo pomeriggio nella seduta della commissione Partecipate dopo che i commissari avevano ascoltato la posizione dei sindacati. Per quasi due ore le sigle hanno messo in dubbio le scelte dell’amministrazione e dell’azienda, in un clima di confusione, animato da incomprensioni – vere o presunte – tra consiglieri, esponenti sindacali e amministrazione. Un caos che è stato sottolineato più volte da tutte le parti in causa, e che l’amministratore delegato di Acam ha ricacciato indietro, chiedendo prima di tutto di basare fiducia e sfiducia su argomentazioni concrete, poi di dividere il piano organizzativo delle società da quello del successivo affidamento del servizio e ricordando infine che “sarà sufficiente una delibera del prossimo consiglio comunale per cambiare l’assetto societario”.
“Con la soluzione che si sta discutendo corrispondiamo in pieno al nuovo ruolo delle Province, una disposizione di legge che può piacere o meno, ma è così. E inoltre è coerente con le altre normative vigenti e questa è la miglior tutela per lavoratori e cittadini”, ha proseguito. Caratteristiche, quelle del piano che prevede l’accorpamento di Atc spa con Atc Mobilità e parcheggi e l’uscita della Provincia da Atc esercizio, che, secondo Peri, non avrebbe invece la proposta presentata oggi dai sindacati, ovvero quella del ritorno all’azienda unica (accorpando Atc spa e Atc esercizio) allo scopo di procedere all’affidamento diretto del servizio di trasporto pubblico. Un percorso cosiddetto in house che però “non sarebbe escluso nel caso della riorganizzazione proposta da Atc e Comune della Spezia”, hanno ribadito più volte l’assessore al Riordino delle partecipate Jacopo Tartarini, il dirigente Massimiliano Curletto e lo stesso Peri.

Nella prima parte della seduta i rappresentanti sindacali di Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Cobas hanno manifestato il timore – messo nero su bianco con un documento – che Atc esercizio risulti indebolita con la scomparsa di Atc spa (che oggi detiene il patrimonio delle reti e dei beni funzionali al servizio) e rimanga solamente il “contenitore” degli autisti, incapace di fronteggiare la concorrenza nel caso di un affidamento a gara del servizio. “Non ci sono soldi pubblici per l’affidamento in house? E i privati – hanno chiesto – da dove li prendono? Tagliano le corse, aumentano i biglietti e colpiscono i lavoratori”. Tesi contestate dall’amministratore delegato Peri, che ha ricordato come le decisioni sulle corse e sui costi della bigliettazione siano appannaggio degli enti che affidano il servizio, mentre per quel che riguarda i livelli occupazionali “saranno – ha detto sollecitato da una domanda su ipotesi di scenari possibili di uno dei commissari – uno dei criteri fondamentali della gara”.
Differente la posizione della Filt Cgil che ha chiesto le tutele massime per lavoratori e utenza e, nel corso del tavolo tecnico di confronto con l’azienda e l’amministrazione, ha proposto di apportare alcune modifiche allo statuto della newco che scaturirebbe dalla fusione tra Atc spa e Mobilità e parcheggi, per distinguere in maniera chiara i ruoli rispetto a quelli di Atc esercizio, onde evitare possibili doppioni o concorrenza.
“E’ una pratica inusuale per uno statuto, ma per andare incontro alla preoccupazione dei sindacati – ha detto Tartarini – se saranno proposti gli emendamenti non ci sarà nessun muro da parte dell’amministrazione. Non vedo invece il vantaggio nella fusione tra Atc spa ed Esercizio: la situazione di Genova dimostra non è migliorativo e alla gara parteciperebbe chi la indice, ovvero società partecipate dalla Provincia risponderebbero a un bando della stessa Provincia, con i problemi che ne conseguono. Se la Provincia uscisse dalla società per evitare questo contrasto sarebbe necessario un esborso di 1,8 milioni da parte dei Comuni, mentre nel riassetto che abbiamo proposto c’è solo un concambio. E inoltre se fondiamo il patrimonio delle reti con la società che gestisce ne mettiamo il valore anche a disposizione di Amt. E se il timore di ingerenze dall’esterno sul patrimonio locale era la preoccupazione…”.
Curletto ha preso la parola spiegando che, al momento, secondo la legge Madia resta ferma la data del 23 marzo, come scadenza per evitare la liquidazione di Atc spa e per proporre un riassetto che potrà comunque essere modificato nei prossimi 12 mesi.
“La società non ha i volumi di fatturato e il numero di dipendenti necessari per rimanere in vita. Dopo il 23 marzo – o, se ci sarà una proroga dopo il 30 giugno, pochissimi giorni dopo il rinnovo del consiglio comunale – gli enti pubblici perderanno i poteri sociali e la società andrà in liquidazione”.

La delibera, già licenziata dalla commissione in precedenza, andrà ora in consiglio comunale per la discussione e il voto. Da un lato l’ad Peri si è reso disponibile a continuare il percorso di approfondimento con i sindacati, anche dopo l’eventuale approvazione della delibera, per fare ulteriore chiarezza e dare tranquillità ai lavoratori. Dall’altro ci sarà da valutare quale sarà la reazione dei sindacati e dei lavoratori, con lo spettro dello sciopero che ha fatto capolino un paio di volte nel corso della discussione del pomeriggio.

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