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tantoneghevenoandae

Vostro figlio ha gli occhi dell’idraulico, ma le Aquile sono tornate!

Super Mario

Tra tutte le ridicole psicosi da cui vi siete fatti irretire nel disperato bisogno di distrarvi dalla vostra grama condizione di lavoratori precari o universitari senza futuro, quella di uno Spezia in crisi è indubbiamente la peggiore.
Ben trovati, comunque.
Nel frattempo che cercate sul vocabolario il significato del verbo “irretire”, mi scuso se non ho scritto nulla nelle ultime due partite ma dopo aver affrontato le trasferte di Napoli e Salerno, mia moglie, ritenendomi ormai totalmente incapace di far fronte ai più elementari bisogni della vita quotidiana, ha chiesto ed ottenuto la nomina di un amministratore di sostegno.
E devo anche ammettere che ora le cose vanno meglio, a parte che prima di trombare devo fare istanza al giudice tutelare pagando un marca da bollo da € 27,00.
Ma poco importa, perché intanto le aquile rialzano la testa e dopo il Latina affossano pure la Ternana, riaffacciandosi con merito nelle zone nobili della classifica.
Mentre l’infermeria si svuota, il mercato di riparazione ha portato nuova linfa e proprio come l’anno scorso, si auspica, lo Spezia prepara la lunga rincorsa.
Pensare che solo due settimane fa sopportavo, con educato e composto menefreghismo, il pessimismo cosmico di uno di quei sessantenni che vengono ancora in curva ma solo esclusivamente per mugugnare a prescindere; uno di quelli che, noncurante del tempo che passa, vestono sempre alla moda e dispensano perle calcistiche con il tipico piglio giovanile di chi la sa lunga.
In pratica, uno di quei sessantenni a cui non sai mai se dare del lei o del coglione.
Lui da una parte, che già prospettava il rischio retrocessione, sparando a zero su giocatori e società ed io dall’altra, a seguirlo con la stessa rassegnazione con cui Granoche aspetta un cross decente da De Col.
Ma non ci voglio pensare, perché ora ci aspetta l’insidiosa Pro Vercelli e come ogni volta che si avvicina una trasferta che devo fare, nei prossimi giorni mi prodigherò per complimentarmi con mia moglie, con sincero stupore, su quanto siano sorprendentemente pulite le fughe del bagno e su quanto sia agevole, per lei, eliminare gli affreschi di urina che quotidianamente dipingo, con incompresa genialità, sull’asse del water.
E farò tutto questo, come vile consuetudine, con la stessa ipocrisia con cui una cicciona sgranocchia famelica il suo pacchetto di patatine al formaggio mentre cerca su internet i saldi sulle liposuzioni.
Presumo ora che qualcuno tra i numerosi agglomerati di grasso dallo forma antropomorfa che stanno leggendo questo pezzo, e che peraltro ringrazio per la fedeltà rinnovando loro i miei più sinceri auguri di buon anno, stiano brontolando sul fatto che l’ultima persona dalla quale sono disposti a subire un insulto o una predica sugli effetti dannosi del loro vizio sia un vizioso patentato come il sottoscritto.
E sarebbe un’osservazione più che legittima, se si tralasciasse il dettaglio, tutt’altro che trascurabile, che il giorno in cui dovessi ritrovarmi infermo per una qualsiasi ragione, potrò comunque continuare a guardarmi il pisello mentre con l’urina scrivo il mio nome sull’asse del water.
Ma questo, beninteso, è un appunto ovviamente non riferibile alle ciccione.
Loro potranno tranquillamente continuare a guardarmi il pisello per tutto il tempo che lo riterranno necessario.
Rileggendo ciò che ho scritto, come spesso mi accade, mi rendo conto che forse, anche oggi, sono uscito fuori tema ma in fin dei conti che importanza ha?
Se sei abituato a leggere questo blog è perché molto probabilmente la cosa più impegnativa che hai letto è una copia di Teletutto del 1997 con Anna Falchi in copertina, quindi non è il caso di fare i critici – schizzinosi sulle belinate che scrivo.
Vai ad ostentare la tua licenza media e il tuo cinque e mezzo in grammatica da un altra parte.
Anzi, fai una cosa.
Vai pure su Facebook a postare una di quelle frasi di Charles Bukowsky che vanno tanto di moda e, visto che ci sei, accompagnala con un selfie in bianco e nero che ti sei fatto durante queste giornate uggiose, giusto per alimentare quell’area da disincanto metropolitano che impressiona tanto le troiette di oggi.
Non mi importa.
L’importante è che questa sera, quando rientri a casa, quella che ti ha ipotecato la banca ed Equitalia, dai una carezza a tuo figlio, anche a quello che ha gli stessi occhi dell’idraulico, e gli dici di dormire sogni sereni, perché le aquile sono tornate, pronte per tornare a volare più in alto di tutti.
O quanto meno dei gufi.