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La fontana di Mirko

di Piero Donati

Piazza Brin - Chiesa di Nostra Signora della Scorza

Non è lecito nutrire dubbi sull’importanza del totem eretto nel 1957 in Piazza Brin da Mirko Basaldella (1910 – 1969); nessuna delle realizzazioni che hanno via via popolato, negli anni seguenti, gli spazi pubblici della città è mai giunta a questi livelli, ed ogni riferimento alle installazioni di Buren è puramente intenzionale.
L’acuminata verticalità dello stelo policromo dialoga, con feconda dialettica, con i campanili gemelli della chiesa della Salute e la trama dei mosaici sembra riecheggiata dagli inserti in ceramica smaltata delle severe facciate dei palazzi porticati che occupano i lati brevi della piazza: un bell’esempio, dunque, di riuscito innesto, nel corpo vivo di uno spazio disegnato alla fine del secolo XIX, di un manufatto moderno al quale – se è lecito aggiungere all’opinione dello storico una nota autobiografica – mi affezionai fin dal suo primo apparire: nato e cresciuto a poche centinaia di metri da Piazza Brin, ricordo con nettezza la recinzione del cantiere e l’eccitazione che aveva contagiato tutti, grandi e piccini, in vista dell’inaugurazione.
Leggo che l’Amministrazione Comunale, a pochi anni di distanza da un precedente intervento (evidentemente non risolutivo, per usare un eufemismo), ha deciso di procedere al restauro della fontana assegnando l’incarico alla restauratrice massese Francesca Lazzarotti, con la quale ho avuto modo di collaborare più volte negli anni anteriori al 2011. I soliti maligni diranno che l’imminenza delle elezioni comunali può aver spinto gli amministratori spezzini a promuovere l’intervento, ma su questo terreno non voglio scendere. Vorrei fare però alcune considerazioni.
Si è scelta la procedura dell’affidamento diretto, anche se non mi risultano precedenti prove della restauratrice nel campo del mosaico, ma questo non mi sembra l’aspetto più importante: è invece fondamentale, prima che un eventuale intervento del capraio Sgarbi sposti l’attenzione sul terreno della rissa verbale, aver ben presente che la fontana, proprio perchè è un manufatto complesso, nel quale l’impianto idrico non è meno importante del rivestimento a mosaico, ha bisogno, più che di un restauro – sulle cui virtù palingenetiche è lecito avere qualche dubbio – di cicli di manutenzione programmata. Mettere al primo posto la manutenzione, in questa Italia parossisticamente dominata dalla cultura dell’evento, significa compiere una vera e propria rivoluzione copernicana; chissà che l’intervento sulla fontana di Piazza Brin non contribuisca a riaccendere i riflettori su questo punto nodale, così gravido di implicazioni in tutti i campi della nostra esistenza.