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Una voce si stacca dal Pd: "Piano casa incriminato a priori"

Il presidente del consiglio comunale di Sarzana, Paolo Mione, ieri mattina ha criticato aspramente la bocciatura, a suo dire ideologica, dell'aggiornamento della giunta Toti della legge del 2009.

Il vice sindaco Ravecca, il presidente del consiglio Mione, il segretairo comunale e l'assessore Baudone

Dibattito sul Piano casa della giunta Toti ieri mattina a Sarzana, in consiglio comunale. In particolare, l’assemblea sarzanese ha discusso e approvato e la delibera con la quale la giunta Cavarra esenta parte del territorio – in sostanza Marinella e l’area collinare – dalla possibilità di effettuare interventi contemplanti cambio di destinazione d’uso. “Un modo per vincolare ulteriormente zone di pregio, in linea con tendenze diffuse anche a livello internazionale”, ha sottolineato l’assessore Massimo Baudone, sottolineando come tutela e stop al consumo del suolo saranno i cardini del nuovo Puc comunale. L’approvazione del documento presentato dall’amministrazione tocca anche il tasto frazionamento: non si potranno forgiare nuove unità immobiliari di superficie inferiore ai 45 metri quadrati. L’iniziativa della giunta ha incontrato sfavore di segno diverso tra i banchi della minoranza. “Il Piano casa di Burlando era già contestabilissimo – ha attaccato il consigliere pentastellato Valter Chiappini -, quello di Toti è ancora peggio. Prova a espropriare i Comuni della loro potestà pianificatoria in materia urbanistica e prosegue con una logica lontana dallo stop al consumo del suolo e all’urbanizzazione”. Il capogruppo grillino ha anche presentato un paio di emendamenti (bocciati) chiedendo di alzare a 75 metri quadrati il frazionamento minimo per ottenere un’unità abitativa e di stoppare gli aumenti volumetrici finché non sarà realizzato un censimento degli immobili sfitti nel territorio comunale. Differente il disdoro di Carlo Rampi, consigliere eletto con lo scomparso Pdl: “Volete difendere aree di pregio – ha incalzato -, come se Sarzana non fosse stata devastata nel corso dei decenni. Un esempio è Marinella. Un altro il nostro piano regolatore, estremamente data e violentato da varianti su varianti. Il punto è che c’è ostilità ideologica verso la giunta Toti, il cui Piano casa, anche applicato in toto nelle zone gialle individuate dall’amministrazione come aree da tutelare, non stravolgerebbe niente. Anzi, potrebbe portare dei vantaggi”. Si è inserito tra i due fuochi il capogruppo Pd Damiano Lorenzini: “Rampi e Chiappini esprimono posizioni diverse ed estreme, la nostra è invece equilibrata. Il settore edile va rilanciato, ma non certo promuovendo aumenti volumetrici in aree di pregio o addirittura nei parchi”. Dopo gli interventi del consigliere di opposizione Frassini (che, annunciando la sua astensione, ha definito eccessive le pretese di Chiappini e ha ribadito l’importanza di lasciare potestà pianificatoria ai Comuni), del membro di maggioranza Antola (“La destra ligure, che è sempre stata corporativa, diventa liberista solo quando si parla di edilizia”) e del capogruppo Sel, Zanetti (“Basta con questo mito secondo il quale, se tira l’edilizia, tira tutto”, ha detto, puntando poi il dito contro i business di ferro e cemento), ha preso la parola Paolo Mione, consigliere di maggioranza e presidente del consiglio comunale, facendo il vuoto come uno scalatore andino sull’Alpe d’Huez.
L’esponente Pd infatti si è esibito in un ragionamento ampio sul Piano casa della giunta Toti e sulle reazioni alla legge del suo partito, preannunciando infine la sua astensione. “Il Piano casa Toti è diverso rispetto a quanto spesso si dice e si legge – ha esordito -. Se leggiamo bene, non è uno strumento che favorisce il consumo del suolo e non è qualcosa pensato per favorire le grandi imprese edili. Al contrario, aiuterà le piccole attiità, per esempio chiamate a sistemare un pollaio: niente grandi colate di cemento, niente ferro su ferro. C’è un pensiero politico imperante sul Piano casa nel centrosinistra, quando invece bisognerebbe riflettere bene e dare la possibilità ai cittadini di usufruirne. E’ una legge incriminata a priori, c’è stata grande strumentalizzazione. E a volte mi chiedo da quant’è che in Regione siamo in minoranza. Possibile che tutto quello che esce da uffici con i quali il centrosinistra ha lavorato per dieci anni, non vada bene? Non è questo il modo giusto di fare opposizione”. Mione ha poi rincarato toccando il tasto Marinella: “Una delle zone che l’amministrazione vuole tutelare da questo Piano, che sembra la madre di tutti i mali, è Marinella. Ma ricordo che, su proposta del Pd, a Marinella abbiamo approvato la ristrutturazione delle stalle del Monte dei Paschi per trasformarle in ristoranti e zone verdi. Una scelta corretta, abbiamo fatto bene! Ma perché a Marinella lo si è potuto fare, e magari non può agire in modo simile una persona che ha una stalla, ma non ne ha più alcuna necessità, perché magari non alleva più? In fin dei conti, mi astengo perché il Piano va studiato meglio, con più attenzione, senza accontentarsi delle suggestioni che vengono dall’esterno”. La chiusura: “Giustissimo rivendicare per il Comune le scelte in materia di pianificazione. Ma ricordo che un anno fa abbiamo parlato di piano regolatore alla Città delle Idee. Ora servono i fatti, perché di idee si muore. Non possiamo arrivare al 2017 senza piano regolatore”. Un Mione ficcante (e c’è dell’altro:vedi qui), il cui intervento ha senz’altro piazzato una parentesi di originalità nel dibattito sul Piano casa, il grande spauracchio firmato Toti che i Comuni spezzini, in questi giorni, stanno adeguando, per quanto possibile, alle caratteristiche del proprio territorio, tra le opportune valutazioni tecniche e l’irrinunciabile gusto dell’asse o dello schiaffetto politico.