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Digi-Mare: La Spezia Futura

Il futuro è vecchio. E per questo siamo in pole-position

Il futuro non è più quello di una volta

Nuove strategie di marketing urbano per un mondo che cambia. Non sempre nella maniera che ci siamo prefigurati.

Ci sono cose che ci riguardano tutti, e cose che riguardano alcuni e hanno riguardato altri. La gioventù appartiene a questa seconda categoria, la vecchiaia alla prima.
Ora, partiamo dai dati, ché i dati non sbagliano mai. L’Italia è il secondo Paese più anziano del mondo (grazie, Giappone!). La Liguria è la regione più anziana d’Europa. La Spezia è la seconda provincia più anziana della Liguria (grazie, Savona!).

La vocazione
È evidente che abbiamo una vocazione, forse per qualcuno scomoda e difficile da accettare, ma indubbiamente a portata di mano. Quello che gli inglesi chiamano “low hanging fruit”, il frutto così semplice da cogliere che sarebbe stupido non farlo immediatamente.
A lungo ci siamo interrogati su come rendere Spezia una città a misura di giovani. Ed è un ragionamento legittimo, importante, “che guarda al futuro”, ci siamo sempre detti. Ma la realtà è che il futuro, lui, guarda altrove.

Il fattore dividendo demografico
Il futuro, in Europa ma soprattutto in Italia, è anziano. Se la nostra economia è in difficoltà, come quella di parecchi altri Paesi europei, è per via di una serie di fattori concatenati, certo. Ma ce n’è uno che ha più impatto degli altri. È quello che in gergo economico si chiama “dividendo demografico”. In sostanza, in ogni epoca un Paese beneficia di un certo vigore economico soprattutto in funzione di quanto è “giovane”, ovvero di quante persone sono in una fase lavorativamente attiva versus quanti sono in pensione, e probabilmente più bisognosi di cure. C’è chi vede nella recente crisi cinese i prodromi proprio di questo fenomeno, figlio di decenni di politica del figlio unico, non a caso recentemente eliminata dal Partito Comunista cinese.
I nostri anni d’oro del miracolo economico sono stati resi possibili anche dal fatto che la piramide demografica dello Stivale era particolarmente favorevole: eravamo un Paese giovane, ed evidentemente un Paese fiducioso. Lasciando stare il giudizio umorale, quello che è indiscutibile è che ora siamo il famoso “Paese per vecchi” che i fratelli Coen volevano così fortemente negare.
In questo senso, la nostra città è un laboratorio. Rivela in embrione quello che succederà in tutta la Penisola. Astenendosi ancora dal giudizio, e anche dal lottare questo fenomeno così difficile da invertire, la cosa forse più saggia da fare è programmare affinché il punto di debolezza diventi di forza.

La città futura, dal titolo di questo blog
Le città del futuro, almeno nel mondo occidentale, saranno città di anziani. Lo dico io, ma lo dice soprattutto la World Data Bank e un interessante studio del McGraw Hill Financial Global Institute (MHFI). In questo senso, Spezia è già città del futuro, quindi. Le buone città del futuro saranno poi quelle che sapranno trattenere, intrattenere, servire e anche sfruttare gli anziani come risorse.
Cosa significa tutto questo? Molte cose. Ad esempio, fare in modo di dare la possibilità ai cosiddetti esodati di ritrovare un lavoro, in caso di licenziamento in età matura. Bene dunque che i giovani siano facilitati nel creare imprese e startup, ma perché non allargare la possibilità anche a ex manager, operai, dipendenti pubblici che faticano a ricollocarsi sul mercato?
Ovviamente esiste poi tutta una parte legata ai servizi ritagliati appositamente per la seconda e terza età: intrattenimenti coerenti alla nuova domanda, assistenza pubblica di un certo tipo, e politiche urbane che assecondino alcuni bisogni. Comprese, certo, le misure impopolari come l’istituzione di zone movida-free – una politica che sinceramente non dovrebbe essere poi così complesso applicare, in città.

Le best practice, in Italia e nel Mondo
Nello studio dell’MHFI, per esemplificare, si citano due casi come best-practice: New York e Sausalito, una piccola città californiana. Nella Grande Mela ad esempio alcuni incroci stradali in aree pedonali ad alto traffico sono stati riprogettati perché gli anziani possano attraversarli con maggiore sicurezza; mentre in California esiste un’interessante iniziativa, chiamata CARSS (“Call A Ride Sausalito Seniors”), che offre passaggi in auto gratuiti ai cittadini dai sessant’anni in su.
Esistono casi di eccellenza anche in Italia. Com’è facile immaginare, vengono dal Nord, quello estremo: a Bolzano IBM ha collaborato con il Comune nella creazione del programma “Living Safe”, che raccoglie dati da sensori per sviluppare strategie per aumentare la sicurezza e l’indipendenza degli anziani (una sorta di “big data” per anziani).

Una possibile roadmap per il nostro territorio
Nel contesto spezzino, si potrebbe potenziare l’offerta di servizi di intrattenimento e di assistenza agli anziani. Tornare a ragionare su quell’hospice di via Fontevivo forse troppo prematuramente accantonato, investire massivamente sui reparti ospedalieri sono la base dei “must”. Ma val la pena pensare anche di spingersi oltre: non vergognarsi di poter vendere sul panorama nazionale e internazionale il proprio brand di “città a misura di vecchi” anche per quanto riguarda l’offerta ricreativa. D’altronde, è stato provato da svariate ricerche che la spesa per turista aumenta sensibilmente con l’avanzare dell’età. Un circuito virtuoso che potrebbe essere creato anche in sinergia con i principali attori dell’offerta turistica, a cominciare proprio dall’attività crocieristica, e da incrociare ovviamente anche con una segmentazione geografica e culturale dei turisti.

Un’attività tutta da costruire: una volta finiti i cantieri di piazza Verdi ed Europa, bisognerà infatti disegnare un futuro per gli anziani spezzini. Oltre lo scopone scientifico.