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Gli auguri del sindaco: "Sotto la scorza del disincanto, consapevoli della nostra storia"

Il messaggio ai lettori di Cds del sindaco Massimo Federici: "Dall'esterno siamo considerati una realtà dinamica e vitale. La metafora dell'Olimpico trasposta nelle sfide della città. Chi pensa che possiamo lasciarci "comprare" ha sbagliato popolo".

Massimo Federici con Martin Schulz

L’augurio più grande che faccio è che finalmente il nostro Paese possa lasciarsi alle spalle la lunga crisi economica internazionale che ha avuto così tante e vaste ripercussioni negative nella vita delle persone. I segnali che il 2015 ci ha lasciato sembrano offrire finalmente i primi spiragli ed è allora davvero importante essere pronti, nella nostra città, a cogliere pienamente le opportunità per l’economia e per l’occupazione che un rallentamento della recessione o ancor meglio una ripresa vera e propria potranno offrire.

Spezia ha saputo essere in questi anni la città straordinaria che è. È stata coraggiosa, ha voluto e conquistato cambiamenti importanti. Hanno saputo reagire con compostezza e concretezza anche nelle prove più difficili i lavoratori, i tanti piccoli imprenditori, gli artigiani, così come straordinari sono stati i commercianti che hanno resistito alla forza d’urto della compressione dei consumi e dei cambiamenti della rete distributiva. Quanta esperienza, laboriosità, quanta fatica! Ma anche quanta capacità di innovarsi e di guardare avanti. A loro, alle “forze produttive” il ringraziamento e gli auguri più grandi. È anche grazie a loro se Spezia oggi può sentirsi pronta a cogliere i benefici dell’allentamento della recessione.

Spezia è già cambiata. E se talvolta noi, che siamo sempre un po’ scettici, non ce ne rendiamo conto del tutto, il cambiamento lo possiamo leggere nello sguardo di chi ci osserva dalle altre città, o più semplicemente da chi è di passaggio. La città è diventata più bella (e lo sarà sempre di più in futuro), più accogliente, più vivace. È scaldata dal respiro di tante iniziative culturali e di animazione. Chi, per qualunque motivo, arriva in città percepisce una buona qualità di vita, buoni servizi. Dall’esterno è considerata poi come una realtà dinamica e vitale.

La proiezione nazionale che oggi ha la nostra città ce l’ha restituita bene la fotografia dello Stadio Olimpico. Una città da serie A, che se la gioca nel calcio come nel resto con i più grandi. Una città che ora deve saper corrispondere alla scommessa di Gabriele Volpi che ha creduto e crede in Spezia. L’Amministrazione Comunale farà la sua parte per dare alla nostra squadra uno stadio all’altezza delle sue ambizioni.

Il turismo è una delle nuove più importanti frontiere. In tanti, soprattutto giovani, hanno investito in questa direzione, aprendo un locale, un affittacamere o un B&B. Il turismo si consoliderà ulteriormente nel prossimo anno e diverrà un settore economico sempre più importante. Crederci, osare, investirci è la scommessa giusta. Spezia poi è industria, è cantieristica, è porto. Spezia è Marina Militare. Spezia è nautica e vuole diventare il principale punto di riferimento della nautica italiana nel giro di pochi anni. Anche questa è una sfida che la città lancia.

Spezia è tante cose insomma, perché è una città vera e vuol essere multiforme e poliedrica come solo le città sanno essere. Ma vuol esserlo avendo una rotta e con una visione alta. L’avere impostato una direzione ed esserci dati un progetto di sviluppo, questa è stata la nostra conquista preziosa che molte altre città ci invidiano. Una rotta che guarda all’economia del mare, all’alta formazione universitaria e alla ricerca, alla internazionalizzazione, ai grandi flussi di persone, merci, saperi che possono attraversarci come nodo tra il Mediteranneo e l’Europa.

Ma parte organica di quella che chiamo “visione” è anche un ancoraggio forte a un quadro di valori densi e profondi. Lo dico con la più efficace delle sintesi: noi ci sentiamo davvero figli dei nostri partigiani. In senso proprio, mica per dire o per far retorica. Insomma, Spezia è davvero una città solidale, civile, democratica, aperta. Questo bagaglio è parte importante della sua forza e della sue scommesse sul futuro.

Chi pensa che Spezia possa essere una città facile da sedurre, da conquistare e da usare, chi pensa sia una città che si possa lasciar “comprare” ha sbagliato città. Sotto la scorza del disincanto e dei nostri distaccati “e aloa..” Spezia è davvero insofferente verso i corpi estranei ai propri valori, alla propria asciuttezza, alla dignità della propria storia fatta anche di miseria e di sofferenze con tutto quello che ciò ha comportato, ma anche aggiunto in termini di moralità, rettitudine, di vecchie buone cose come la sobrietà e il rigore. Come ci racconta la storia di Exodus che nel 2016 vedrà il suo settantesimo e che celebreremo proprio con questo spirito: una città, che pur tra le più grandi difficoltà, non si chiude, non rimane indifferente, ma sa essere gentile ed accogliente. Coraggiosa.

La città del nuovo secolo, la città dei prossimi anni sarà la città dove il respiro della cultura, dove la dimensione umanizzata del vivere urbano, dove la qualità, l’identità, il buon vivere saranno a fondamento del suo essere città. È su questo terreno che Spezia costruirà la propria capacità di fascinazione, perché una città sa essere attraente, anche e soprattutto per i turisti, se è vera, se non rinuncia a sé, se fa del proprio ambiente, del proprio paesaggio, quello naturale e quello urbano, se fa della propria autenticità le leve del proprio sviluppo umano ed economico.

La storia così originale, anzi unica di questa nostra città costituisce una ricchezza straordinaria. Averne piena consapevolezza di questa storia bellissima, come del nostro patrimonio di cultura e di eccellenze, favorirà l’aprirsi della città e il suo raccontarsi al mondo. Credere in se stessa, saper investire in orgoglio: questo è l’augurio che faccio alla mia città. Sono sicuro che lì sta il segreto della sua affermazione. Formulo a tutti voi i migliori auguri di buon anno, di un felice 2016.

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