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Le "Case Lovara" a Punta Mesco sono salve, grazie al Fai

Presentati progetti di ristrutturazione paesaggistico ambientale e del recupero degli edifici rurali.

Case Lovara a Punta Mesco

Il Fondo Ambiente Italiano adotta e presenta un progetto che riguarda ancora una volta i magici luoghi della costa spezzina. In questo caso si tratta di un progetto di restauro paesaggistico ambientale e del recupero degli edifici rurali nella località “Case Lovara” a Punta Mesco, Levanto e annuncia l’avvio dei lavori per il recupero di un paesaggio storico-agricolo tipico delle Cinque Terre.
Con la ratifica del Protocollo d’Intesa siglato lunedì 22 luglio 2013 tra il FAI, la Regione Liguria, il Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Comune di Levanto, il Comune di Monterosso al Mare e Fondazione Zegna, si è individuato in “Case Lovara” – 45 ettari di terreno e tre fabbricati rurali che il FAI ha ricevuto in donazione nel marzo 2009 dall’Immobiliare Fiascherino srl – un sito pilota per il recupero di un insediamento agricolo rurale all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre, in un’area SIC – Sito d’Interesse Comunitario.
Ora, in seguito ai primi lavori di bonifica dei terreni e di messa in sicurezza degli edifici, si apre il cantiere per la rinascita di Punta Mesco, intesa come fulcro di un sistema più ampio – Cinque Terre e Levante Ligure – la cui straordinaria valenza panoramica, paesaggistica e agricola ha le potenzialità per farsi motore di uno sviluppo economico legato a un turismo consapevole, rispettoso dell’ambiente e internazionale.
Obiettivo del progetto è proporre il recupero di Punta Mesco come un modello per la corretta gestione dell’opera dell’uomo in aree soggette a regolamentazione come quelle del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il sito “Case Lovara”, infatti, per contesto e caratteristiche risulta particolarmente significativo per lo studio delle problematiche paesistico-ambientali dell’area e per questo le ricerche, le verifiche e le valutazioni a esso riferite potranno essere proficuamente impiegate per altre realtà simili nell’ambito del Parco.
Attraverso il recupero delle colture tradizionali, che hanno permesso il ripristino dei terrazzamenti originari – indispensabili per contrastare il dissesto idrogeologico – e degli antichi edifici con le tecniche della tradizione, si intende procedere al restauro di una parte di paesaggio rurale storico a oggi abbandonato. A conclusione dei lavori si procederà all’insediamento di un’impresa agricola e di un’attività ricettiva, improntata alla sostenibilità sia economica che ambientale, che prevede la copertura di oltre il 40% del fabbisogno energetico complessivo prodotto da fonti rinnovabili, come l’energia solare ed eolica. Contestualmente al recupero dell’area, il progetto contempla la realizzazione di un piccolo agriturismo, atto a coniugare una funzione ricettiva – garantita dalla presenza di alcuni posti letto, una piccola area campeggio, bar e servizi – a una funzione produttiva, con attività agricole di qualità, allevamento e apicoltura.
Per mettere a punto questo progetto, il FAI si è avvalso della collaborazione di due importanti istituzioni accademiche: il Laboratorio per il Paesaggio e lo Spin Off Horizons della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze (coordinati dal professor Mauro Agnoletti), che hanno studiato gli aspetti paesaggistico-ambientali e della biodiversità e il recupero delle pratiche agro-forestali tradizionali, e l’Università di Genova, Dipartimento di Scienze per l’Architettura – DSA (responsabile scientifico professor Stefano Musso), che si è occupata del recupero conservativo dei manufatti nonché della loro rifunzionalizzazione nel rispetto della particolarità dei luoghi anche mediante l’adozione di metodi a ridotto impatto ambientale.

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