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Politica

Regionali, Erba: "Candidarmi? Vedremo dopo le primarie"

Intervista di fine anno al giovane segretario comunale del Pd: "Appoggiamo Cofferati per questioni politiche, non di posizionamento. La querelle con Federici? Per me non è mai iniziata".

Luca Erba

A soli 23 anni è segretario comunale del Partito democratico. Da due anni Luca Erba è eletto in consiglio comunale, dove è approdato con 407 voti, secondo solamente all’attuale vice sindaco Cristiano Ruggia. Insieme agli altri giovanissimi del Pd Iacopo Montefiori, Marco Raffaelli e Brando Benifei ha iniziato a sgomitare per emergere nella scena politica spezzina e, stando agli incarichi guadagnati a suon di voti, lo stanno facendo bene.
Erba, in particolare, nel marzo scorso è stato votato dal 90 per cento del congresso comunale dopo un lungo e laborioso periodo di avvicinamento.

Qual è stato il cammino che l’ha portata a compiere questa decisione?
“Mi è stato chiesto da un po’ di compagni per il mio percorso in consiglio comunale dove sono arrivato con una elezione che premiava la mia giovane età, la voglia di mettermi in discussione e l’essermi dedicato a contribuire alla crescita del partito partecipando attivamente alle attività. Non è stato un cammino semplice, i congressi sono sempre un momento di grande dialettica e nel quale emergono spesso posizioni di scetticismo, ma ho proposto una piattaforma fatta di un Pd sempre più radicato, attento ai tesseramenti e ai processi partecipativi, che ha convinto. Siamo l’unica Unione comunale che aderisce al progetto di Fabrizio Barca e porteremo in consiglio comunale un documento per sviluppare i processi di partecipazione che sono già stati avviati. Vogliamo legittimare il Pd all’interno dei processi: i partiti hanno senso se stanno sui problemi e si impegnano per risolverli. Le questioni interne interessano poco”.

L’estate scorsa si è assistito ad uno scambio di scortesie tra lei e il sindaco Federici. Avete sotterrato l’ascia di guerra?
“Per quanto mi riguarda l’ascia non c’è mai stata. Non so se il sindaco abbia deciso di seppellirla. In ogni caso non si tratta di una questione personale, ma credo ci debba essere una dialettica tra il partito, le istituzioni e gli eletti. L’amministrazione deve lavorare sulle emergenze quotidiane, il partito sulla pianificazione e sul riempimento dei vuoti attraverso la loro funzione di elaborazione delle proposte. Non ho mai capito perché il sindaco non abbia gradito la mia intervista in cui portavo un parere ampiamente condiviso dai organismi del Pd. Per me la questione è chiusa. Anzi, non si è nemmeno mai aperta”.

Lei fa parte di un gruppo di giovani che stanno diventando protagonisti della scena politica locale. Nella divisione, giornalistica ma sino ad un certo punto, tra paitiani e orlandiani non vi volete collocare. Qual è la vostra posizione?
“Se guardo ai compagni di viaggio del percorso politico degli ultimi anni vedo un gruppo accomunato dall’esperienza politica negli ambienti giovanili del partito e dal fatto di ricoprire ruoli organizzativi nel partito. Abbiamo potuto crescere con una duplice palestra, quella interna e quella esterna al Pd. Siamo partiti dal movimento studentesco, toccando con mano le istanze di piazza e le questioni dell’istruzione e del lavoro, poi abbiamo preso contatto con il partito, ma siamo sempre rimasti a contatto con i problemi. Non siamo caratterizzati dall’essere a favore o contro Paita od Orlando, ma ci siamo messi in gioco ottenendo la legittimazione del voto popolare. Viviamo la politica come missione, per risolvere i problemi insieme, non da soli. Questa è la nostra concezione di bene pubblico”.

Quindi vi ponete come ponte di dialogo tra le parti?
“Noi parliamo con tutti. In comune non abbiamo solamente il dato generazionale, l’elemento politico che ci lega è il dialogo. Non siamo per il posizionamento, ma per le proposte di merito. Non ci sono schemi o prese di posizione a priori, c’è voglia di confronto. Forse come elemento generazionale abbiamo più voglia di metterci in gioco senza pensare a cosa fa il gruppo dirigente. I tatticismi non ci interessano”.

Perché avete scelto di appoggiare Cofferati?
“Abbiamo scelto la nostra posizione assistendo alla discussione su questioni di merito. L’elemento politico della discontinuità è necessario. L’approccio di Raffaella Paita che si pone come sindaco della Regione è errato: i sindaci devono pensare alla gestione delle emergenze, la Regione deve avere una volontà di programmazione, cosa che è mancata ad esempio nell’utilizzo dei fondi europei per la lotta al dissesto idrogeologico. Se guardiamo al nostro territorio penso ai parchi regionali, all’area archeologica di Luni che ha bisogno di interventi per il rilancio, alla Via dell’Amore chiusa da anni e mi domando: dov’è la programmazione in materia di ambiente e di turismo? Abbiamo un’area come la Val di Vara che può ricoprire un ruolo importante dal punto di vista agricolo ed energetico (con le rinnovabili), ma che è stata abbandonata dalla Regione. I sindaci hanno fatto tutto da soli, gli agricoltori non hanno un reddito garantito che potrebbe essere fornito con i fondi Psr. Così la manutenzione del territorio è lasciata all’iniziativa privata e poi i Comuni e la Regione devono intervenire in emergenza, spendendo cifre enormi, al verificarsi delle calamità. Dov’è la programmazione? Sul fronte della sanità sono preoccupato per l’effettiva possibilità di arrivare ad avere il nuovo ospedale: le coperture finanziarie ci sono o no? Il retroporto di Santo Stefano, dove un’area agricola importante è stata sacrificata per fare posto ai container, deve, a mio avviso, diventare un vero polo della logistica, dove concentrare le operazioni di svuotamento dei contenitori. La politica non si è ancora espressa in questo senso, perché? Perché la Regione lavora alacremente per realizzare il Terzo Valico, giustamente, ma non fa altrettanto per il raddoppio della Pontremolese? Sono tutte questioni che emergono nella proposta politica di Cofferati per il nostro territorio solo e unicamente perché sino ad oggi sono state gestite male. Inoltre siamo di fronte ad una legge elettorale che non è stata cambiata nel corso di cinque anni: il listino è uno schifo, un retaggio della vecchia politica dei nominati, dei garantiti. In ottica di coalizione guardiamo al centrosinistra, la destra non ci interessa. Stiamo con Cofferati per questioni squisitamente politiche, non certo per posizionamento”.

Le voci di corridoio la danno come possibile candidato per le elezioni regionali in qualità di consigliere. Ci sta davvero pensando?
“Bisogna fare un ragionamento dopo le primarie. Non è ancora il momento di affrontare il dibattito sul consiglio regionale, vedremo più avanti di quali figure ci sarà bisogno. Non voglio prenotare alcuna poltrona, serve un ragionamento collegiale e condiviso”.

Il suo voto al 2014 e l’auspicio per il 2015?
“Non saprei dare un voto al 2014, di sicuro non mi posso lamentare: svolgo un’attività che mi piace e che mi ha dato molte soddisfazioni. Per il 2015 mi auguro prosegua la discussione politica che vede al centro la nostra attività”.

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