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Spiriti e folletti, quando gli inquilini non sono umani

Oggetti smarriti ritrovati grazie alla guida di uno spirito amico, folletti che spostano oggetti e toccano i padroni di casa mentre dormono. Le leggende che animano la tradizione spezzina.

Giochi di ombre e di suoni

Quando viene a mancare un compagno di vita e ricominciare tutto da zero sembra difficile, quasi impossibile. Giorno per giorni si rimette a posto un pezzetto e capita, a volte, di sentirne la presenza come se in qualche modo continuasse a vegliare la propria sposa.
Una storia di questo genere la può raccontare anche la Spezia, attraverso un’antica leggenda che si era diffusa per le vie della città.
Nella storia di oggi, come nel racconto di qualche giorno fa in La gamba fredda del morto, i protagonisti sono un uomo e una donna separati prematuramente. La testimonianza di questa donna è riportata in un volume di Carlo Gabrielli Rosi.

Anche se il marito era morto già da qualche tempo, la signora continuava ad avvertirne la presenza tra le mura domestiche. Un giorno, per paura dell’incursione dei ladri nella sua casa, la signora raccolse tutti preziosi in un sacchetto e lo nascose.

”Dopo un po’ di tempo – racconta la signora nella testimonianza riportata da Rosi – ricercai quell’oro ma non riuscivo più a trovarlo; allora invocai l’aiuto di mio marito, del quale sentivo costantemente la presenza. All’improvviso ebbi un giramento di capo, dovetti sostenermi ad un mobile.”

Fu così che la donna ritrovò il prezioso sacchetto e passò il resto della sua esistenza a sostenere che lo spirito di suo marito l’avesse guidata.

Meno gentili e sicuramente più dispettosi erano le dicerie che provenivano da Brugnato sul conto di uno spiritello e di un folletto. Il primo abitava in una casa brugnatese ribattezzata Ca’ d’a foetta”, l’altro invece era ribattezzato dagli abitanti del luogo come foetto.
Alla Ca d’a foetta lo spirtello in questione aveva il vizio di spostare le sedie e tirava le coperte a chi pernottava in quelle mura e apriva le porte. Inutile dire che molti avevano paura ad abitarvi.

Il foetto, invece era molto dispettoso. Ogni notte aspettava che la padrona di casa si coricasse per andarla a toccare. La signora sentiva delle zampette che le camminavano su tutto il corpo, fino ad arrivare al collo. Quando sentiva delle manine stringerle proprio il collo, provava ad afferrare l’entità che la infastidiva ma quest’ultima svaniva nel nulla.
La scena si ripeté per lungo tempo e gli anziani del luogo dissero alla donna che si trattava del fletto. La tradizione vuole che questa figura sia una specie di spirito della natura che si rivela gentile e simpatico con chi lo tratta bene, cattivo e dispettoso nei confronti di coloro per i quali non prova simpatia.

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