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Zona Franca

Le cose belle accadono a chi le sa raccontare (un racconto a quattro mani)

vecchi moderni

In questo periodo di rincorse frenetiche al lavoro ed al tenersi costantemente aggiornati sui social, condividere, inviare e ricevere contatti, mi è capitato in un raro attimo di riflessione, di paragonare passato e futuro, vicende di oggi con quelle di domani, ed ho provato con un battutista un pelo più serio di me a raccontarvi come potrebbero essere due immaginari nonni 2.0 .
Qualche anno fa è venuto a mancare mio nonno e della sua esistenza mi sono accorta tardi. Non della sua esistenza in quanto uomo, quella l’ avevo già notata da piccola in ogni castagna sbucciata per me e mia sorella con il suo Opinel , ma della sua esistenza di vita passata, prima che arrivassimo noi. E’ successo che un giorno gli presentai il mio primo amore e che con lui, forse per affinità elettive forse per simpatia, non so dirvi ora, iniziasse a parlare di cose di cui a me non aveva parlato mai. Cose di guerra, di nonna, di amici che erano venuti a mancare, cose di partigiani e di balli in fienili di nascosto dai tedeschi. Cose che adesso me lo fanno tenere in vita nella memoria, mia come credo in quella di quel primo amore per il quale io non esisto più, ma spero tanto che lui ed il suo cappotto esistano sempre. Cose che d’altro canto mi portano a pensare… ma io, ai miei nipoti, che cosa mai racconterò?La mia generazione 2.0 e quella successiva, come spiegheranno come si sono conosciuti, innamorati e chi hanno incontrato nella loro vita? Vi immaginate il nonno raccontare al nipotino “eh, ricordo ancora la prima volta che vidi il post della nonna su Instgram, teneva le zinne al vento con un filtro Brannan che le faceva una luce tutta attorno all’alone sfumato e capii che era subito amore”

Anche io tutto ad un tratto ho realizzato che da vecchio non avrò la possibilità di ammorbare i miei nipoti – ammesso che nel mentre io mi adoperi a perpetuarmi – con storie e vicende affascinanti come è accaduto alla nostra generazione. Augurandomi che un mio discendente mantenga un simile patrimonio genetico che mi metta al riparo dal dover rivangare la mia gioventù (indugiando nel volerla ancora definir tale) non posso escludere a priori che in un remoto duemilaeunsacco il discendente sfoderi la fatidica domanda “ma tu e la nonna come vi siete conosciuti?”
La cosa mi imbarazza già ora nonostante l’eventuale nonna io ancora debba conoscerla.
Mi vedo là, stanco e scontroso, appoggiato (sedersi non andrà più di moda dal 2032) a qualche oggetto dall’utilizzo ambiguo ma dall’innegabile valenza estetico/formale, – se non capisci a cosa serve, allora è design – iniziare sbuffando a raccontare.
Ovviamente la nonna, che nel mentre sarebbe intenta a cucinare assieme a un clone di Cristina Parodi mi spronerebbe nell’essere il più aderente possibile ai fatti, mettendoci magari anche un po’ di sentimento e senza ricorrere a termini coloriti, e allora dovrei iniziare a spiegargli (le/loro) come si viveva da single a 28 anni (28 li ha lui, non di certo io ) nel 2013, senza posto fisso e garanzie ma con un sacco di like.

– “Vedi ero in quel momento della vita in cui mi sentivo talvolta sollevato da non avere grandi responsabilità ma in certi momenti mi assaliva la frustrazione di non poter nemmeno pensare di avere grandi responsabilità. Quando vidi tua nonna per la prima volta non fu un colpo di fulmine: lei se ne stava taggata nella foto di una mia amica, erano felici insieme durante un aperi+nome che non c’entrava nulla e..”
– “Allora lo vedi che sei scemo?Guarda, lascia stare tuo nonno non ha mai capito niente, eravamo ad un Djset paura in quel locale super che faceva i colpi a pochissimo se ti tatuavi “love” sul seno, li dove c’era ancora prima lo Shake, presente?”
– “Vabbè, dopo qualche giorno sulla bacheca della mia amica ricomparvero altre foto insieme, questa volta in uno starbucks londinese. L’album si chiamava London Calling. Questa improvvisa eruzione di originalità iniziò ad incuriosirmi e così cliccai sul nome dell’amica taggata per cercare qualche informazione. Con mio grande disappunto scoprii che tua nonna teneva molte informazioni per se ed i suoi amici, lasciando me visitatore occasionale con le briciole, ovvero un pugno di immagini copertina con gatti, fotogrammi da I Tenenbaum, Audrey Hepburn, scene da qualche film in bianco e nero, un circo, dei palloncini, un mare qualsiasi e dei prati in fiore. Nemmeno una foto in costume tanto da farsi un’idea se ne valesse la pena.”
– “Questo perché nonno ancora non aveva preso l’abitudine di guardare le mie istantanee su Tumblr, Flickr e Pinterest del periodo in cui ero ancora indecisa se avrei fatto la fotografa, la dj, la community manager o l’amante dei cani oppure la fotomodella per qualche nuovo artista emergente”
– “Mi lasci andare avanti? Ecco, poi un noiosissimo martedì mattina il miracolo: UN LIKE! Proprio così, ringalluzzito dal risultato inaspettato e deciso ormai a calpestare la mia inutile reputazione fino in fondo postai una citazione di Fabio Volo (allora non era ancora Presidente della Repubblica e scriveva libri) e lei cadde nella trappola. La strada era in discesa, era come aver trovato il modo di avere spotify gratis per sempre. Ero così felice di quel like che passai la pausa pranzo a fotografare pietanze, instagrammandole una dopo l’altra. Era difficilissimo trovare degli hashtag adatti a descrivere le sensazioni che provavo ma un bel giro su tumblr tra collant strappati, posaceneri e bretelle mi aiutò a calmarmi.”
-“Adesso, solo perché mi ero confusa tra Coelho, un grandissimo poeta dei nostri tempi e Volo. Comunque la scrittura è sempre stata il mio hobby e quindi al tempo avevo già riflettuto qualche giorno abbondante sul mollare la fotografia e lasciare i 15 cani che avevo adottato, a se stessi, per scrivere a tempo pieno. Per essere indipendente ed emancipata feci un viaggio di due settimane in India con un furgone Volkswagen ed in seguito affittai un loft a Berlino. Poi un periodo a Londra per migliorare il mio inglese dove mi resi conto che c’era gente che doveva fare il cameriere per mantenersi, così ho provato pure io ma il bisnonno disse che non mi aveva pagato gli studi per farmi fare la cameriera, pertanto tornai a casa e iniziai un nuovo stage di management e contemporaneamente, a scrivermi con Nonno..”
-“Si, Nonno che nel frattempo continuava a scriverti ma tu dicevi sempre di non aver tempo anche se vedevo sempre negli aggiornamenti che continuavi a dare vite a Candy Crush Saga a destra e a manca. Ma erano altri tempi e ci passai sopra, d’altronde anche io tra un master in coolhunting, un corso di food blogging a Barcellona e le partite a Ruzzle avevo a malapena il tempo di far decine di serate immancabilmente immortalate nella canonica posa con bicchiere in mano. Poi quando finalmente dopo tanti retweet e commenti ci taggammo per la prima volta nello stesso posto con Foursquare fu come vivere un sogno. Tipo i Sims ecco…”
-“Un sogno che dura tutt’ora, per quanto la vita nel reale sia senza filtri, di instagram intendo, e quindi non ho più la pelle patinata ma le rughe, continuiamo a taggarci come se fosse il primo giorno. Mo’ vedi de darte n’a mossa però che l’ashtag #ètantotardiche è passato di moda da un pezzo ”
-“Si si adesso vado. Che barba quando fa così. (però non mi sognerei mai di toglierla dai preferiti)”

Grazie per la pazienza, a voi ed al battutista Matteo Scarsi