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Zona Franca

Master Minister

pacificazione crocerossina

Per parecchi giorni sono rimasta ad osservare l’embrionico prima e neonato poi governo Letta seguendo passo-passo l’entusiasmo di Mentana e cercando di intravedere il cateterino che deve essersi fatto impiantare per sopravvivere quasi 24h su 24 di fronte ad una telecamera, al solo nobile scopo di consegnarci commenti in diretta sulle avventure del grande impasto di governo.
Ho seguito Bersani cadere dal pero e dare le dimissioni, ho seguito la Bindi dire che non ne poteva più (lei) e di voler fare altrettanto, ho seguito quella bella salamandra di Letta arrivare quatto quatto e piazzarsi nello stagno del PD per deporre le proprie larvette e sbracarsi comodo (le salamandre sono molto sedentarie, quando trovano il loro habitat ideale) fino ad insediare il Palazzo ed ottenere la fiducia in poco tempo, con un lavoro certosino di ricerca sulle personalità migliori da proporre ai vari ministeri: “Idem” alle Pari Opportunità e “Cancellieri” alla Giustizia.
I prossimi sarebbero potuti essere Salotti agli Interni, Verdepianta all’ambiente e così via, invece per quelli ha deciso di cambiare linea e di concedere qualcosa anche al PDL, lasciando (solo) gli interni ad Alfano, tanto per fare capire chi comanda e mettendo un’astutissima Lorenzin alla sanità. Sulla Lorenzin non si riesce proprio a soprassedere: Eletta alla Camera nel 2008 con il Pdl, è membro del Consiglio Direttivo del gruppo PdL alla Camera e della commissione Affari Costituzionali della Camera, della Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, rullo di tamburi… diplomata al liceo classico. Come me! Che carina. Quindi ricapitolando, la diplomata che ha fatto carriera nel federalismo fiscale, viene piazzata ALLA SANITÀ, ministero delicatissimo e per il quale per anni ci si è sprecati cercando di far capire ai governi di centro destra che l’ospedale non è una azienda e non può essere trattato come tale, e poi CECILE KYENGE medico oculista all’integrazione senza portafoglio, tanto per dare una nota di colore.
Vorrei tanto chiedere al Premier Letta perchè così in basso, ma non posso.
Non mi sembra il caso di infilare il dito nella piaga più a fondo di così ricordando frasi tipo “noi con il PDL mai” e fare un breve escursus delle azzeccatissime scelte di Bersani, perchè ormai questo latte è evaporato dalla pozza in cui era caduto, sicchè guardiamo avanti, cerchiamo di non pensare troppo alla Lorenzin ed augurandoci buona salute per i prossimi anni, andiamo a scorrere il discorso alla camera della salamandraLetta nel quale è stato udito pronunziare frasi ad effetto tipo rigore, sobrietà, padre di famiglia, trasparenza, potere alla ricerca ed ai bambini, per concludere poi con il suo impegno nei confronti dell’europa nel caso in cui gli dovesse essere concessa la fiducia preannunciando: “un governo al servizio dell’Italia e dell’Europa”.
Discorso piaciuto e fiducia concessa, vola subito in mezza europa per rasserenare gli animi (a me però, della Lorenzin continua a non andare giù, ma continuiamo) e per chiedere un po’ di sostegno alla Merkel per aiutarlo a guidare una grande coalizione.
Non sto scherzando, davvero ha chiesto se Angela può farci da insegnante di sostegno, e nella stessa conferenza stampa in cui si presenta e chiede questo alla Germania, al momento domande incappa subito nel primo mistake. Momento di tensione durante la conferenza alla richiesta di un giornalista italiano: “Può spiegare dove troverà i soldi per attuare tutte le misure annunciate nei discorsi sulla fiducia alle Camere?”. Chiaro riferimento all’Imu e alle altre iniziative di breve periodo. Seccata la risposta del premier: “Confermo che manterremo gli impegni e tutto starà dentro quegli impegni. I modi e le forme con cui troveremo le risorse è roba di casa nostra e non devo spiegarla a nessuno”.
Voilà, apriamo la stagione delle grandi aperture e delle trasparenze. Vorrei riportare qui di seguito un secondo estratto dal “discorso alla Camera” di cui sopra:
“Oggi abbiamo dinanzi un’altra sfida, ancora più complessa: quella dell’autorevolezza. L’autorevolezza del potere che non ha più, come in passato, il monopolio delle informazioni, ma deve avere il profilo e le competenze per discernere il vero dal falso nel flusso enorme di informazioni presenti nella Rete. L’autorevolezza di chi non si accontenta della verosimiglianza e del sentito dire, ma sceglie sempre e solo la verità e ha il coraggio e la pazienza di raccontarla ai cittadini, anche se dolorosa o brutale.”
Fatti i cazzi tuoi, detto in risposta al giornalista, in effetti suona un po’ dolorosa e brutale, ma sostanzialmente trasparente.
Auguri, Italia.