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Dal Rio Bravo alla Patagonia

La pace che la Colombia vuole

di Orsetta Bellani

Forum su Politica e Sviluppo Integrale Rurale - Bogotá

Dal 17 al 19 di dicembre 2012 a Bogotá, capitale della Colombia, si è svolto il Forum su Politica e Sviluppo Integrale Rurale. L’incontro è stato convocato dal governo colombiano e dai guerriglieri delle Farc, che dal 19 di novembre hanno instaurato un tavolo di negoziazione all’Avana (Cuba) per cercare un accordo che metta fine alla guerra che insanguina il paese da 50 anni. Il conflitto armato, che contrappone la guerriglia marxista all’esercito e ai paramilitari (e in cui è coinvolto anche il narcotraffico, che ha strette relazioni con i tre attori) ha causato circa 5 milioni di vittime.
Il primo punto nell’agenda del processo di pace è il tema agrario, visto che la concentrazione della proprietà della terra in poche mani è stata la causa principale del conflitto. I dati presentati durante il Forum su Politica e Sviluppo Integrale Rurale mostrano come oggi la situazione nelle campagne colombiane, dove non è mai stata applicata una reale riforma agraria, sia ancora iniqua. Secondo l’ONU, l’80% della popolazione colombiana che soffre la fame vive in campagna. Durante i 50 anni di guerra, ai contadini sono stati sottratti più di 7 milioni di ettari in un paese dove il 52,2% della terra appartiene al 1,1% della popolazione.
Al Forum su Politica e Sviluppo Integrale Rurale hanno partecipato rappresentanti di organizzazioni contadine, indigene, afrodiscendenti, studentesche e per i diritti umani, sindacati e partiti politici, con l’obiettivo di raccogliere le proposte di questa parte della società civile colombiana sulla politica agraria che vorrebbero implementare nel paese. Le proposte saranno presentate l’8 gennaio ai negoziatori delle Farc e del governo colombiano, con la speranza che le prendano in considerazione nella stesura dell’accordo di pace.
I partecipanti al Forum hanno condannato la militarizzazione delle campagne colombiane, sottolineato l’importanza di creare nuove infrastrutture e politiche che garantiscano il rispetto dei diritti dei popoli indigeni e afrodiscendenti. Soprattutto, hanno riscontrato il fallimento dell’attuale modello di sviluppo economico colombiano, caratterizzato dall’agricoltura su grande scala destinata all’esportazione e lo sfruttamento delle risorse presenti nel sottosuolo, e hanno richiesto una riforma agraria integrale, che redistribuisca la terra ai contadini.
“I cittadini posso stare tranquilli, le loro proposte saranno prese in considerazione”, ha assicurato Humberto De la Calle, capo della delegazione del governo nei dialoghi di pace, che allo stesso tempo ha dichiarato che non ci sarà un cambio di modello economico nel paese. Come dire che l’approvazione di una riforma agraria, che è la richiesta principale della società civile colombiana, non verrà ascoltata.