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Profumo di Menta

Libia, è l’ora del traffico d’armi

di Laura De Santi

Guerra in Libia

Cresce la preoccupazione per il traffico di armi in uscita dalla Libia. Dopo l’allarme lanciato pochi giorni fa dalla Nato, anche i paesi della regione sahelo-sahariana si sono detti decisi a contrastare il flusso crescente di armi di ogni genere che potrebbe finire nelle mani di ribelli e gruppi armati di matrice islamica, tra tutti Al Qaida per il Maghreb Islamico.

I quattro paesi della regione, Algeria, Mali, Niger e Mauritania hanno deciso di unire le loro forze creando una ‘cellula’ speciale composta da esperti in armamenti. Un’ equipe militare che tentera’ di intercettare gli spostamenti di armi da Libia a Sahel, favorendo anche lo scambio di informazioni sulla quantita’ di armi introdotte in ogni paese.

Secondo fonti vicine al dossier, citate dall’algerino El Khabar, e’ gia’ stata stilata una lista composta da 26 trafficanti d’armi della regione. I sospetti sono originari di Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Algeria, Nigeria, Senegal e Libia. Nella lista compaiono anche i nome di Yahia Djaoudi, l’emiro del Sahara di Al Qaida Maghreb, e il suo vice militare, Abdelhami Bouzid, oltre ad altri membri dell’organizzazione terroristica.

Proprio questa settimana, al confine tra Algeria, Niger e Libia, le forze di sicurezza algerine sono riuscite ad intercettare un gruppo di trafficanti probabilmente legati ad Al Qaida. Almeno 8 combattenti sono rimasti uccisi. Nell’operazione compiuta in pieno deserto, l’esercito ha sequestrato circa un milione di euro e un carico di armi. Munizioni, esplosivo, lanciarazzi e missili anti-carro di fabbricazione russa, kalashnikov e materiale di trasmissione di ultima generazione, sono stati ritrovati sul camion scortato dal gruppo armato. Quattro persone, tra cui un libico, sono stati arrestati.

Secondo la Nato ma anche secondo le dichiarazioni di diversi esponenti del Consiglio nazionale di transizione libico, sono migliaia – tra i 5 e i 10 mila – i missili dell’arsenale di Gheddafi fatti sparire durante questi mesi di conflitto.