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Profumo di Menta

Profumo di menta – Marzo di rivolta

di Laura De Santi

Marzo di rivolta in Algeria

Un mese da record per l’Algeria. Almeno settanta movimenti di protesta sono stati registrati nel paese maghrebino in marzo. Circa 2,3 al giorno, secondo un conteggio realizzato sulla stampa algerina, e di certo non esaustivo.
Un’ondata di contestazione che non sembra avere fine da quando in gennaio sono esplose in quasi tutte le citta’ violente rivolte che hanno fatto cinque morti e 800 feriti. Almeno trenta persone si sono immolate con il fuoco in questi tre mesi e cinque sono morte in seguito alle ustioni riportate.
Forse rivoluzione non sarà, ma anche l’ Algeria si prepara ad una primavera movimentata.
Scioperi, assemblee, sit in, marce, sommosse hanno coinvolti diversi settori, arrivando fino alle porte del palazzo della Presidenza. Gli insegnanti precari hanno occupato il marciapiede davanti all’edificio, nel quartiere del Golf ad Algeri. Per dieci giorni hanno passato giorno e notte sulla strada, circondati da decine di agenti in tenuta anti sommossa pronti ad intervenire con fermezza ad ogni tentativo dei manifestanti di bloccare la circolazione o dirigersi verso il palazzo del presidente Abdelaziz Bouteflika. Una battaglia vinta: il ministero dell’istruzione ha deciso di accogliere le loro richieste, integrandoli nel corpo insegnanti.
Non si ferma invece lo sciopero ad oltranza proclamato dagli specializzandi in medicina riuniti nel Collettivo autonomo dei medici residenti ad Algeri (Camra). Dopo studenti, disoccupati, guardie comunali, infermieri, magistrati, questa settimana sono scesi in piazza per la prima volta anche i giornalisti. I professionisti dei media reclamano la depenalizzazione dei delitti di stampa ma anche uno statuto particolare per la categoria, ancora inesistente nel paese, e un ritorno in attività del Consiglio nazionale per l’etica e la deontologia.
Resta alta la tensione anche nei quartieri piu’ popolari di Algeri. Almeno quaranta persone sono rimaste ferite nella rivolta scoppiata pochi giorni fa a ‘Climat de France’, un insieme di casermoni senza anima a pochi passi da Bab El Oued. Palazzoni sovrappopolati composti da piccoli monolocali che in molti casi accolgono fino a quindici persone. La rabbia e’ esplosa dopo che le forze di polizia hanno tentato di abbattere decine di baracche costruite dalle famiglie sui tetti, nei cortili, sui terrazzi per tentare di conquistare un po’ di spazio vitale.