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Diecianni

Milano-Spezia, sola andata

di Sara Balzarini

Stazione centrale - Milano

Basta poco più di un anno per conoscere una città, un luogo, una storia? Mi sono posta questa domanda da cittadina non spezzina che con le valigie in mano è venuta dal “nord” in una provincia dove il mare e le temperature miti sembravano un piccolo paradiso a confronto con Milano, la sua velocità e la solitudine di una grande città che sa essere dolce e crudele allo stesso tempo. Un viaggio inverso a quello che fanno o farebbero la maggior parte dei giovani della mia età, spinti dalla necessità di trovare un lavoro o emergere professionalmente. Il mio sguardo sulla realtà di Spezia è così ancora uno sguardo a metà, con gli occhi di chi sta imparando lentamente a conoscere una nuova realtà, ma anche di chi non è così profondamente calato in essa e riesce a scorgere le contraddizioni di alcune situazioni. Prima di tutto la doppia natura di un luogo che sta tentando di emergere economicamente e di superare quel suo passato di città portuale cresciuta intorno all’area militare senza rinnegarlo, ma anzi tentando di farne una fonte di ricchezza ed una potenzialità di sviluppo che in quell’orbita trovi nuove strade per poter crescere. Nonostante questo però, forse colpa della crisi, dei pochi incentivi che vengono dati ad aziende ed imprenditori, mi sono presto accorta che per un giovane trovare lavoro qui è difficilissimo e ancora di più un lavoro che rispecchi il proprio progetto di vita. O ci si accontenta di ruoli commerciali, perché su questo sembra punti maggiormente l’economia della città, o ci si scontra quotidianamente con il precariato o la scarsa possibilità di avere un lavoro che realizzi e corrisponda alle proprie aspirazioni. I problemi di qui non sono diversi da quelli di tante realtà medie italiane, ma farsi conoscere in una realtà che non è la propria d’origine e comprenderne gli equilibri non è mai semplice. Nonostante questo, come tanti, mi sono innamorata dei luoghi, che guardo con interesse e curiosità, delle vie del centro in cui quando ci si affaccia a volte capita di sentire l’odore del mare e dei ritmi di vita all’insegna dello “slow” che qui, soprattutto nei borghi delle Cinque Terre o nei vicoli degli antiquari di Sarzana è diventato oltre che un modo di riscoprire i sapori di una cucina genuina, anche un paradigma di vita. Ma soprattutto delle potenzialità sia storiche che turistiche che hanno questi meravigliosi posti, di offrire un rifugio ed una possibilità di vita più naturale troppo spesso però sfruttati in modo eccessivamente intensivo, a tal punto da comprometterne la bellezza. Da “non spezzina” che è fermamente decisa a restare, mi piacerebbe che la Spezia non fosse solo il paradiso di una fuga nel Golfo, ma un luogo amato perché con la sua identità è riuscito a creare delle vere potenzialità per tutti ed una meta turistica sostenibile che non ha solo il mare ma una storia da raccontare e trasmettere ad ognuno.