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Il Cielo sopra La Spezia

Il Cielo sopra La Spezia. Chi ha paura degli Infonauti?

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L’acceso dibattito sulla libertà di stampa e d’informazione nel nostro paese che ha tenuto banco sui media nelle ultime settimane non ha tenuto conto del fenomeno dell’informazione on line.
Qualche dato: in Italia solo i portali di informazione on line affiliati all’Anso (Associazione nazionale Stampa on Line), una cinquantina, registrano un traffico di 3 milioni e mezzo di utenti mensili e circa 15 milioni di pagine viste. Per venire a noi, Cittadellaspezia “cuba” una media di 22/25mila utenti unici il giorno.
Una recente inchiesta di Demos & Pi registra che nel 2009 l’uso di Internet legato all’informazione è salito al 38,2% rispetto al 24,8% del 2007, chiaramente inferiore a quello della TV di Rai, Mediaset, La7 (86%), di poco alla Radio (40,5%) ed alla TV satellitare e Digitale Terrestre (40,9 %), ma superiore in modo significativo a carta stampata quotidiana (33,1%) e settimanale (36,3%).
La fascia di età tra i 15 ed i 34 anni utilizza Internet per informarsi in percentuali significative (tra il 74,2 ed il 62,8 %) mentre andando avanti con l’età la media si abbassa. Il 34,7 % degli intervistati sostiene che Internet è il “luogo” in cui l’informazione è più libera ed indipendente, anche in questo caso più l’età è giovane e più forte è questa convinzione.

Coloro che utilizzano i quotidiani on line ed internet in generale per informarsi si identificano quindi per giovane età, oltre che per un tasso elevato di scolarizzazione e cultura, mente la “spaccatura” tra internauti di orientamento politico di centrodestra e di centrosinistra pende leggermente a favore di questi ultimi sul giudizio critico delle libertà di informazione on line ed off line, ma sostanzialmente il quadro di utilizzo di internet è omogeneo. La Rete, come sempre, riflette le caratteristiche della società civile.

Giovani, istruiti, critici. Questo è l’identikit degli internauti italiani, definiti più propriamente “infonauti”. Gente che possiede gli strumenti per cercare le informazioni, decifrarle, valutarle, selezionarle. Utenti avanzati che hanno la possibilità d’accesso ad informazioni non “embedded”, com’è avvenuto durante gli ultimi conflitti come la guerra in Iraq o tra Israele e Palestina. Pensiamo al recente movimento d’opposizione in Iran. Solo grazie alla Rete abbiamo saputo degli scontri di piazza, delle torture e degli omicidi politici per opera di quel regime verso le migliaia di manifestanti. Grazie al web possiamo avere accesso a filmati integrali girati da cineoperatori indipendenti o documenti di altro genere non filtrati da informazione controllata o censure varie.

E questo non è l’aspetto più eclatante, perlomeno non è il solo. La vera rivoluzione dell’informazione on line è che gli infonauti non sono solo “cercatori”, ma anche “fornitori” di notizie. Nella maggior parte dei casi, ogni infonauta che si rispetti “gira” la news al suo network di amicizie e conoscenze, sia esso posizionato su qualche social network o raccolto in mailing list più contenute. Questo genera un effetto virtuoso di marketing virale, che fa circolare e moltiplica un’informazione a livello esponenziale e che assume un carattere planetario e che travalica i confini geopolitici.

Questi processi generano un valore nuovo per l’informazione: una notizia è fondata non solo per l’autorevolezza intrinseca della fonte (nel web ci sono moltissime testate on line di piccoli editori liberi ed indipendenti, come CDS, per intenderci), ma anche perché è condivisa da una comunicazione orizzontale. Un po’ come se tutte le persone che la fanno circolare in Rete, ed a volte sono centinaia di migliaia, fossero un collettivo “ente certificatore” di verità e qualità. Certo, questo processo non è infallibile, e sono diversi i casi in cui in Rete sono state propagate autentiche “bufale”, a volte create ad arte, ma nella maggior parte dei casi la democrazia dell’informazione in rete funziona.

Come al solito, il nostro Paese è indietro rispetto a quello che si muove nel mondo. Siamo agli ultimi posti delle classifiche europee per utilizzo di Internet e qualità delle connessioni (il 50% degli italiani non ha mai acceso un computer), la banda larga è sfruttata poco da imprese e servizi pubblici e le sue infrastrutture sono carenti (otto italiani su dieci ne sono esclusi), il commercio elettronico ottiene performance trascurabili. Confindustria ha stimato che combattere l’analfabetismo informatico e migliorare le infrastrutture con un piano triennale da 4 miliardi di euro d’investimenti aumenterebbe il nostro PIL di 3 punti.

In questo quadro, l’informazione on line vive e combatte con il coltello tra i denti, conquistando ogni giorno nuovi utenti, consenso, spazio democratico e segmenti di mercato, nonostante gli attacchi continui da parte di poteri forti e l’assenza di vere politiche per favorite il superamento del Digital Divide e lo sviluppo delle autostrade digitali.

L’informazione on line, e la Rete in genere, in televisione e sui giornali è spesso associata ad eventi negativi o ridicoli, pensiamo agli attacchi a Facebook, e stanno diventando parecchi i tentativi dei legislatori di mettere il bavaglio ad internet con leggi e leggine, pensiamo al recente tentativo di imbrigliare le community dei blogger.
Come se a qualcuno desse fastidio un universo nel quale, al di là dei suoi molti pregi e difetti, la libera informazione può circolare ed essere condivisa da milioni di persone. Una battaglia persa in partenza, la loro. Non si può pensare di soffocare la “democrazia digitale”, non più. Ogni giorno, ogni sera che qualcuno spegne uno schermo televisivo ed accende quello del proprio PC, questi signori perdono un po’ terreno. E noi cittadini ne guadagniamo.

La democrazia dell’informazione nel nostro paese resiste e si moltiplica, eccome. Basta saperla cercare. Magari non in televisione o su qualche giornale, ma in Rete sicuramente sì. A partire da questo dato di fatto, il dibattito sulla libertà di stampa potrà diventare qualcosa di un po’ più preciso ed interessante.

P.S. Tanto per completezza d’informazione le testate giornalistiche on line NON percepiscono i contributi all’editoria.