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Economia

Il governo fa dei presidenti di porto dei veri manager

Potranno decidere piani di formazione per ricollocare i lavoratori, introdurre misure di sostegno al reddito e ricollocare il personale. Semplificata la norma che permettere di cambiare indirizzo ai moli, sarà deciso in fase di redazione del prp.

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Tre categorie per tre tipi di porto. Anzi, diverse categorie all’interno dello stesso porto con diversi indirizzi. Il governo Gentiloni prova a semplificare la riforma dei porti varata poco più di un anno fa andando a razionalizzare le “etichette” da affibiare alle singole aree portuali. Nascono quindi tre categorie a seconda della funzione di moli e strutture annesse: porti finalizzati alla difesa militare e alla sicurezza dello Stato; porti commerciali di rilevanza internazionale o nazionali costituenti nodi delle grandi reti dei trasporti e della navigazione; porti di rilevanza interregionale e regionale nei quali le Regioni esercitano funzioni gestorie.

Si crea dunque una netta distinzione tra porti nazionali e porti regionali, con la conseguente ripartizione degli oneri relativi alle spese infrastrutturali. Inoltre, con la nuova classificazione è previsto che le funzioni dei porti non siano più predeterminate normativamente, ma stabilite dal piano regolatore portuale, questo per rendere più snelle le modifiche di utilizzo delle aree portuali rispetto al mutare dei traffici commerciali.

Cambiano anche le funzioni del presidente dell’Autorità di sistema portuale in materia di governance del lavoro portuale, a cui spetta il compito di adottare il piano dell’organico del porto dei lavoratori delle imprese sulla base dei piani di impresa, degli organici e del fabbisogno lavorativo comunicati da dette imprese. Il capo del porto diventa un vero e proprio manager per quel che riguarda le politiche attive del lavoro. Potrà agire nel senso della formazione professionale per la riqualificazione o la riconversione del personale; introdurre eventuali misure di sostegno al reddito volto ad accompagnare, per un periodo massimo di cinque anni, i lavoratori interessati ai trattamenti previdenziali di legge. Tra le due priorità anche la ricollocazione del personale inidoneo a ciascuna delle mansioni previste e richieste nell’ambito della fornitura del lavoro portuale.

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