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"adesso però uniamo le forze"

Ora La Piazza Comune vuole "liberare l’Arsenale"

"Dagli anni '60 a oggi -90% di occupati, e l'Arsenale occupa ancora gli stessi spazi": l'associazione spezzina vuole che la rigenerazione urbana parta da un nuovo rapporto con la Marina. L'hashtag dell'iniziativa sui social è #LiberiamolArsenale.

“Ci sono cose che diamo per scontate che debbano essere così, perché sono sempre state così: invece dobbiamo ricordarci che no, non è normale che esista una città nella città che agli spezzini non è accessibile, e che questa sottocittà occupi gli spazi migliori che il nostro Golfo offre”: esordisce così Filippo Lubrano, presidente dell’associazione La Piazza Comune. Si è parlato molto di un video girato all’interno del bunker dell’Acquasanta da alcuni youtuber stranieri. “Nel video si vedono gli interni di uno spazio enorme, totalmente inutilizzato e con macchinari molto costosi (molti dei quali ancora attuali) lasciati marcire in pancia alla montagna. Per noi della Piazza Comune l’Arsenale è il primo tema strategico da trattare per rilanciare La Spezia: una città nella città, che fino a qualche decennio fa era il cuore pulsante dell’economia ma che ora è relegato a un ruolo marginale nello scacchiere geopolitico italiano”.

Nell’illustrazione creata da Silvio Trinchero per l’associazione spezzina si rende evidente la riduzione dell’occupazione dagli anni ’60 ad oggi, in cui l’Arsenale ha perso più del 90% della sua forza lavoro: “Da 20mila impiegati a circa 2.000 (se contiamo solo i civili, ancora meno). Ciononostante, insiste ancora sugli stessi spazi. La soluzione non può essere il contentino di qualche centinaio di posti di lavoro in più, per comprare la connivenza dei cittadini: non esiste alternativa a una progressiva riconversione dell’area inutilizzata. Non possiamo essere reclusi nel nostro stesso territorio: bisogna scardinare, e mettere a disposizione della comunità spazi che al momento sono totalmente inefficienti. E che potrebbero valere oro”, afferma ancora Lubrano. “Sappiamo di non essere soli: altri prima di noi, come i Murati Vivi, hanno combattuto questa battaglia. E altri lo stanno facendo adesso. Quello che cambia, ora, è che vogliamo unire le forze. Perché no, Spezia non è condannata a lasciare il perimetro più bello del suo lungomare a un contenitore vuoto. La città è nostra, e vogliamo riprendercela, per dare un futuro diverso a noi e ai nostri figli”.

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