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Politica

Ma quali azioni Iren, Lerici preferisce tre milioni

Il Comune sarà 'venditore non sottoscrittore'. Dalla minoranza: "Incoerenza politica". L'assessore Sammartano: "Scelta obbligata. Necessario tutelare interessi comunità".

Il Comune di Lerici, gennaio 2018

Un anno fa il consiglio comunale di Lerici ha detto no all’aggregazione tra Acam e Iren (QUI). A volgere il pollice verso il basso, l’intera maggioranza. Avevano votato invece sì alle nozze tra la partecipata spezzina e la multiutility i tre consiglieri Pd e l’ex sindaco Emanuele Fresco. Si era invece astenuto il consigliere Andrea Ornati, dopo essere stato a un passo dal votare come la maggioranza – prospettiva vanificatasi in seguito a uno scontro con il primo cittadino Leonardo Paoletti. Ora la giunta porta in consiglio comunale la delibera relativa all’aggregazione (che è cosa fatta, ma Lerici e altri comuni devono ancora deliberare), proponendone l’approvazione. Per l’opposizione – a rimarcarlo in commissione capigruppo, in particolare, i consiglieri Fresco e Ornati – una contraddizione con quanto espresso dal consiglio a inizio 2017.

“Va bene la coerenza, ma non l’autolesionismo”, ha ribattutto l’assessore alle partecipate Aldo Sammartano. Certo, non siamo di fronte a un repentino retrofront, ma a una mossa che tiene conti di alcuni dati non trascurabili, come illustrato dall’assessore esterno. “La posizione del consiglio comunale di Lerici sull’aggregazione tra Acam e Iren – così l’ingegnere – è minoritaria rispetto alla stragrande maggioranza di quella dei consigli comunali spezzini. Nella delibera spieghiamo che non siamo d’accordo con l’aggregazione (ad esempio, si ribadisce la perdita di governance per lo Spezzino), ma che ci vediamo costretti ad approvare, visto che il 95 per cento dei soci ha deciso di procedere in tal senso. Trovandoci in questa situazione, abbiamo deciso di ottimizzare, pur non essendo politicamente d’accordo, per fare gli interessi della comunità”. Ottimizzare, quindi. Come? “Ponendoci in condizione di venditori non sottoscrittori – ha affermato Sammartano illustrando il testo della delibera che sarà discussa lunedì sera -. Significa che, invece di prendere azioni Iren, saremo pagati cash per la nostra quota, ricevendo circa 3 milioni 200mila euro”. Meglio i soldi – che dovrebbero arrivare in capo a qualche mese, quando le pratiche giungeranno al momento dell’esecuzione – che prendere azioni e diventare soci – lo ha ben rimarcato Sammartano – per lo 0.12 per cento.

Oltre a decidere di essere venditori e sottoscrittori o soltanto venditori, come farà Lerici, c’è una terza possibilità, cioè non vendere nemmeno. “L’amministratore di Acam Gaudenzio Garavini – ha detto Sammartano, rispondendo alle perplessità delle opposizioni – ci ha scritto che, non vendendo, si resterebbe soci Acam, venendo poi liquidati tenendo conto del patrimonio dell’azienda spezzina, cioè prendendo meno della metà di quanto entra (oltre tre milioni, come detto sopra, ndr) vendendo le quote a Iren”. Prospettiva scartata per garantire alle casse dell’ente un’entrata più cospicua.

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