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Appuntamento sabato in mediateca

La Palmaria finisce all’attenzione di Mibact, Fai ed Europa

Due lettere inviate a Roma e una petizione al Parlamento di Strasburgo da parte dell'Associazione Palmaria Sì. Realizzato anche un fimato con le ragioni del no al masterplan.

Non si ferma la battaglia dell’Associazione Palmaria Sì contro il masterplan approvato dalla Regione per la valorizzazione dell’isola. I membri dell’associazione presieduta dall’architetto Alessandra Ricci hanno presentato questa mattina i diversi fronti sui quali si sono impegnati nelle ultime settimane e quelli futuri.

Dopo un lungo lavoro di approfondimento e stesura oggi sono state inviate una lettera al ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, una alle sezioni regionale e nazionale del Fai e una petizione al Parlamento europeo. Tre documenti nei quali gli attivisti segnalano le lacune e le inesattezze che hanno riscontrato nel percorso che ha condotto al masteplan.
Inoltre è stato realizzato il video “Palmaria: Le ragioni di una battaglia” che sarà proiettato sabato 7 dicembre alle 16.30 presso la Mediateca Regionale nel corso di un appuntamento che sarà anche l’occasione per fare il punto delle vicende che ruotano intorno al masterplan e di illustrare i motivi della protesta.
“Il video – ha spiegato Fabio Giacomazzi – è stato realizzato dai membri dell’associazione con il contributo di Pino Bertelli, fotografo di strada, e della moglie Paola Grillo, che si sono innamorati del nostro movimento quando lo hanno conosciuto in occasione del flash mob che abbiamo realizzato a fine agosto in Palmaria. Grazie a loro siamo riusciti a coinvolgere anche Stefano Fontana, per il montaggio. Tre professionisti di Piombino che hanno sposato la causa della tutela della Palmaria e che hanno reso il nostro video bellissimo”.
Nel filmato sono state registrate le testimonianze di alcune persone comuni che si schierano contro l’ipotesi della creazione di una “Capri della Liguria” lanciata da Toti, contro “la privatizzazione di larghe parti dell’isola, contro il cemento e l’incremento accessi”. Critiche anche nei confronti del protocollo di intesa siglato dal Comune di Porto Venere e dalla Marina militare: “Non capiamo perché si debbano pagare immobili che sono stati lasciati in completo abbandono”. Mentre un’altra voce richiama l’attenzione sui giovani, che finirebbero per svolgere lavori “pagati 6 euro l’ora e poi dovrebbero ricorrere al sussidio di disoccupazione”, mentre si contesta alla Regione di aver definito l’isola strategica, con la conseguente nomina di un commissario che avrebbe mani troppo libere nell’attuazione dei provvedimenti.

L’avvocato Francesca Lanznaster ha introdotto i contenuti dei documenti inviati oggi a Roma e Strasburgo. “Abbiamo comunicato al ministero e al Fai che non tenere conto della Palmaria come di un unico sistema di fortificazione può portare a danni. Parliamo di un’isola unica nel suo genere, ma sino a ora dalla Soprintendenza regionale non è venuta nessuna critica a queste mancanze, per questo interpelliamo direttamente il ministero. E lo stesso ragionamento vale per il Fai: la sezione locale non ha espresso alcun parere su un’isola che è stata protagonista delle Giornate del Fai, e per questo ci rivolgiamo alle sedi regionale e nazionale”.

La parola sulla tematica delle fortificazioni è passata a Stefano Danese, massimo esperto del settore ed esponente dell’associazione “Dalla parte dei forti”.
“Mi è saltato all’occhio che il sistema unitario di difesa è stato scorporato. La Palmaria è un museo a cielo aperto, dalla Grotta dei Colombi alla base sotterranea della Guerra fredda, che nel masterplan non viene nemmeno citata e tutte le fortificazioni sono denominate ex alloggio. Sull’isola – ha illustrato Danese – c’era una potenza di fuoco di una piccola flotta: faccio notare che il sistema difensivo di Roma aveva 15 forti, quello di Parigi 19 e quello della Spezia 42: è con ogni probabilità il sistema più importante al mondo. E deve essere tutelato nel suo insieme. Invece figurano come tutelati solamente il Forte Umberto I, il Forte Palmaria e una non meglio precisata batteria sperimentale… l’ex ostello non sembra esistere. La caserma nei pressi dell’Umberto I viene identificata come carcere, ma ha assunto quella destinazione nel 1952. Invece è del 1886 e bisogna per questo mantenerla solidale con il forte, dove si dice che sono presenti pannelli solari in microfilm. Ma non è assolutamente vero: significa non aver fatto nemmeno un sopralluogo… La Soprintendenza deve prendere in mano la situazione. Tutte le fortificazioni hanno un interesse storico”.

La presentazione della petizione al Parlamento europeo è stata affidata a Marco Grondacci, giurista ambientale e consulente dell’associazione.
“Questo documento mira ad accendere il faro dell’Unione europea sulla tematica relativa alla Palmaria, affinché chieda un approfondimento alla Regione. Noi potremo replicare alle spiegazioni che saranno fornite da Genova, aprendo così un contraddittorio. Se si apre un contenzioso si blocca tutto – ha sostenuto Grondacci – e c’è il rischio che arrivino sanzioni pesanti dal punto di vista economico. Puntiamo alla riapertura della discussione. Magari anche con una audizione da parte di una commissione del Parlamento europeo. A nostro avviso infatti sono state violate direttive ambientali e partecipative. Il masterplan non è uno strumento urbanistico, ma è uno strumento di pianificazione dal punto di vista della Vas. Invece per la verifica di incidenza viene spezzettato. E allora perché è stato fatto un masterplan? Riguardo alla direttiva naturalistica sugli habitat sosteniamo che senza la Vas non si ha una necessaria visione complessiva, mentre su quella relativa alla partecipazione, che è poco conosciuta e applicata ma molto chiara, è scritto che anche quello che non è sottoponibile a Vas deve essere partecipato”. Le risposte da Strasburgo sono attese in tempi brevi.

In conclusione Giacomazzi ha annunciato l’avvio di crowdfunding a sostegno delle attività dell’associazione sulla piattaforma buonacausa.org. Tra gli obiettivi dichiarati con la raccolta fondi (senza alcuna commissione) è la realizzazione di un libro fotografico con le fotografie di Bertelli.