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La recensione: "Tortuga" di Valerio Evangelisti

La copertina di "Tortuga"

Nel 1685, i giorni dei pirati raggruppati nella confraternita detta dei Fratelli della Costa, obbedienti al re di Francia, sono contati. Luigi XIV ha fatto la pace con la Spagna e le scorribande dei filibustieri dei Caraibi, che hanno per base l’isola della Tortuga (La Tortue), sono diventate scomode. Un nuovo governatore ha preso possesso dell’isola e intende normalizzarla.
È in questa situazione che un nostromo portoghese, Rogério de Campos, ex gesuita dal passato torbido, è catturato dal comandante pirata Lorencillo e arruolato a forza. Si trova a vivere tra gente sconcertante, dalla vita libera e indisciplinata e dalle imprevedibili esplosioni di crudeltà. Lentamente, Rogério è conquistato dalle regole a volte fraterne, a volte feroci, di quella comunità singolare. La sua è una progressiva discesa all’inferno – un inferno, però, fondato sullo scatenamento degli istinti, e a suo modo “democratico”.
La stessa Tortuga, covo della Filibusta fedele in teoria alla Francia, ha le apparenze di una repubblica, eppure si fonda sul più rigido schiavismo. Rogério, passato al servizio del tetro cavaliere De Grammont, partecipa all’ultima grande avventura dei pirati della Tortuga: la presa, sanguinosissima, della città di Campeche, sulle coste messicane. Unica luce, in quella conquista infernale, l’amore del portoghese per una schiava africana da cui lo stesso De Grammont è attratto. Sarà l’episodio che volgerà il viaggio di ritorno in tragedia.

Narrazione piacevole e scorrevole, mai noiosa anche se di difficile lettura in certi tratti in cui termini prettamente di navigazione (trinchetto, babordo, castello, mascone, giardinetto etc.) sono spesso utilizzati; Valerio Evangelisti ci porta per mano nel mondo dei Fratelli della Costa, i Pirati, nel lontano 1680.
Dopo averci raccontato il mondo affascinante e crudele del Medioevo, attraverso le avventure dell’inquisitore Eymerich, l’autore ci immerge nei panni di figure sadiche e corrotte che vivono di violenza e rum. Ancora una volta Evangelisti si dimostra uno storico infallibile: dopo aver raccontato con estrema minuzia il periodo inquisitorio del medioevo con altrettanta fedeltà e precisione il lettore viene immerso nel dimenticato 1600 della tratta degli schiavi, della scoperta di nuovi angoli di mondo e delle guerre tra colonie.

Sullo sfondo la natura selvaggia e meravigliosa delle isole dei Caraibi, bagnate dall’oceano atlantico, che divengono il set di abbordaggi e scorrerie sanguinarie nel tentativo di arricchire il bottino prima del ritorno alla terra ferma, Tortuga, covo della filibusta (e titolo del romanzo).
Come descritto in quarta di copertina, riportata ad inizio recensione, Rogério de Campos, nostromo portoghese ed ex gesuita, è il protagonista (a volte suo malgrado) di questa nuova e coraggiosa avventura intrapresa da Evangelisti per il suo ultimo romanzo.
La nave su cui presta servizio, battente bandiera spagnola, viene attaccata dai pirati che saccheggiano e uccidono la maggior parte dei marinai salvando soltanto alcune figure ritenute utili sui loro vascelli. Il nostromo Rogério è uno di questi, viene catturato ed arruolato a forza da Lorencillo, comandante dalle apparenze gentili ma sanguinario in battaglia.
Inizialmente turbato dalla nuova vita nei Fratelli della Costa imparerà a combattere e vivere come loro, la sua vita sarà completamente stravolta e una schiava africana lo farà anche lottare per amore.
Il lieto fine non è assolutamente scontato e il viaggio di ritorno dopo la sanguinosa battaglia di Campeche si trasformerà in tragedia.

Un romanzo fantasy d’avventura basato su elementi storici precisi e fedeli, 330 pagine che coinvolgono dalla prima all’ultima riga e che, in momenti di difficoltà di lettura (vedi termini marinareschi), ci spingerà ad affiancarci un vocabolario. Nato da un racconto pubblicato nell’antologia Anime nere, intitolato I fratelli della Costa , con “Tortuga” Valerio Evangelisti torna a far sventolare la bandiera nera con teschio e tibie incrociate che per secoli è stata l’incubo dei mari di tutto il mondo.

L’autore
Valerio Evangelisti è nato a Bologna nel 1952, si è laureato in scienze politiche, indirizzo storico-politico, e ha intrapreso una carriera accademica interrotta verso il 1990, alternata all’attività di funzionario del ministero delle finanze. Dopo aver pubblicato volumi e saggi di storia si è decicato completamente alla narrativa. Nel 1994 è uscito il suo primo romanzo, Nicolas Eymerich, inquisitore che ha vinto il premio Urania. Per Mondadori sono seguiti Le catene di Eymerich (1995), Il corpo e il sangue di Eymerich (1996), Il mistero dell’inquisitore Eymerich (1996), Cherudek (1997), Picatrix, la scala per l’inferno (1998), Magus. Il romanzo di Nostradamus (tre volumi, 1999), Il castello di Eymerich (2001), Mater Terribilis (2002), La furia di Eymerich (fumetto illustrato da Giorgio Mattioli, 2003), Antracite (2003), Noi saremo tutto (2004), Il collare di fuoco (2005), Il collare spezzato (2006), La luce di Orione (2007), Controinsurrezioni (con Antonio Moresco, 2008).
Per Einaudi ha pubblicato: Metallo urlante (1998) e Black Flag (2002).
Tradotto in 15 lingue collabora con molte testate giornalistiche tra cui: “Le monde diplomatique”, “L’Europeo” e “il manifesto”; dirige la famosissima webzine Carmilla: www.carmillaonline.it.