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La lotta delle donne di Fossamastra per la chiusura della mostra di Tano d’Amico

Acre odore di juta - Compagnia degli evasi

Sabato 27 maggio alle ore 21.15 in Piazza Querciola a Castelnuovo Magra (in caso di pioggia nella Sala Proloco) andrà in scena, ad ingresso gratuito, lo spettacolo teatrale della compagnia degli Evasi “Acre odore di juta”. L’incontro fra la Compagnia degli evasi e gli Archivi della Resistenza Circolo Edoardo Bassignani, con il patrocinio del Comune di Castelnuovo Magra, ha reso possibile l’organizzazione di questa serata evento, in occasione della chiusura della bellissima mostra del fotografo Tano D’amico “La lotta delle donne” , curata dagli Archivi della Resistenza, allestita all’interno della suggestiva Torre del Castello dei Vescovi di Luni, che si potrà visitare fino a domenica 28 maggio, e sabato 27 stesso prima e dopo lo spettacolo. Patrocinato dal Comune della Spezia, lo spettacolo mette in scena un pezzo di storia della città, la vicenda delle lavoratrici dello Jutificio Montecatini ed il racconto delle loro lotte, a partire dal periodo bellico contro le deportazioni e l’occupazione nazista, poi contro le disumane condizioni di lavoro subite, e infine per il mantenimento del loro posto di lavoro, con scioperi e battaglie che non evitarono la chiusura dello jutificio. Scritto da Marco Balma e liberamente ispirato al libro “Noi, le donne della filanda: storia dello Jutificio di Fossamastra” di Sondra Coggio, lo spettacolo parla con la voce delle donne, delle operaie che, sin da bambine, diventarono lo spirito narrante ed insieme il simbolo più forte della ‘filanda’, segnando con la loro vita le tappe di un percorso di lotta verso la crescita sociale, politica e sindacale delle donne spezzine. “Lo scenario inizialmente desolato e vuoto dello jutificio che oggi non esiste più – raccontano le registe Vanessa Leonini e Mafalda Garozzo – si anima quando in mezzo alle macerie e ai detriti abbandonati compaiono le ombre di chi è rimasto lì nell’attesa che il ricordo delle donne della filanda venga riportato alla luce ed onorato come merita. La voce di una sola donna si moltiplica quindi in quella di tutte le donne, diventando una fitta trama di narrazioni, storie e vicende accadute nello spezzino in un arco temporale di più di mezzo secolo, dai primi del ‘900 fino agli anni ‘70, da quando lo jutificio venne fondato fino a quando smise di essere una fabbrica produttiva e fonte di lavoro per moltissime donne e uomini della nostra città”. Le attrici impegnate in un’energica quanto incessante dinamica di costruzione e frammentazione anche della scenografia, fanno emergere e poi nuovamente seppelliscono il ricordo degli eventi, e delle vite delle filandine, seguendo come in un flusso continuo i movimenti della memoria che riaffiora trasformando i loro corpi in immagini quasi oniriche ora di persone, ora di epoche storiche, ora di parti di un telaio. Per la canzone originale si ringraziano Livio Bernardini ed Egildo Simeone

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