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Una storia spezzina

Uva di Tramonti per i soldati al fronte

di Alberto Scaramuccia

La Spezia, Tramonti (2011)

Continua l’attività di sostegno ai soldati cui si inviano pacchi-regalo che contengono tabacco, cioccolata e materiale igienico ed anche l’uva di Tramonti. Né si ferma l’opera a favore delle famiglie dei richiamati, dalle offerte in danaro all’aiuto ai figli. Tuttavia, cresce il costo della vita. Per contenerlo il Comune emana calmieri dalla durata limitata (indice eloquente di quanto galoppi il rincaro) che scontentano un po’ tutti: i consumatori si lamentano che le norme non sono rispettate dai commercianti che fanno il muso lungo, mentre la stampa d’opposizione commenta che il Sindaco nel calmiere fissa prezzi più alti di quelli che praticano i negozianti. Vai a vedere dove sta la ragione.
Intanto aumentano le agitazioni nel lavoro. Tranvieri, salariati comunali, facchini del porto, tutti sul piede di guerra e non è facile rispondere alle loro richieste. Corradetti, repubblicano intransigente, gran sindacalista, segretario della Camera del Lavoro, spezza più lance per il lavoro delle donne cui si danno salari più bassi e le cui cooperative falliscono per il dumping praticato dagli appaltatori che strangolano le imprese femminili per poi rialzare subito i prezzi una volta che queste si devono ritirare dal mercato.
Il dato impressionante lo rivela il Sindaco Piola in Consiglio Comunale: il numero delle famiglie povere registrate come tali in Comune è salito dalle 509 del 1911 alle 1202 di questo autunno di cento anni fa. In termini percentuali, è il 136% e spiccioli in più in meno di tre anni: è veramente tanto ed è forse questo il dato che meglio spiega come stanno le cose in città.
Mentre Ubaldo Formentini veste la divisa da ufficiale e va a Roma, i giornali locali riportano le lettere dei soldati spezzini dal fronte, tutte piene di entusiasmo patriottico che lenisce le difficoltà della trincea e la mancanza degli affetti della casa. Fra le tante, ne spicca una di cui mi piace dire. La scrive un tale Fanelli, anarchico. La compone, dice lui, mentre fa la guardia fra i reticolati la sera del 20 settembre, anniversario della breccia porta Pia e si chiede, me lo immagino con l’elmetto in testa, moschetto saldo fra le braccia, mentre scruta la terra di nessuno intento a pensare, se 45 anni prima i bersaglieri si sarebbero immaginati quello che poi sarebbe successo 45 anni dopo. Quante volte, magari dopo quante lotte, crediamo di avere raggiunto l’obiettivo tanto ambito e ben presto poi ci accorgiamo che stringiamo fra le mani solo amare disillusioni! Ma il buon Fanelli nella lettera se la prende anche con i compagni anarchici, “adoratori delle forme nude che non vedono che il Diritto e la Giustizia si affermano nel clangore delle armi”: si prepara un’altra delusione, ma non ci se n’accorge.
Una bella notizia arriva con il ritrovamento di un piccolo componimento poetico di Severino Ferrari: l’aveva mandato a Leoncavallo ché glielo musicasse. Un giornalista irpino lo ritrova fra le carte del compositore, la stampa spezzina lo divulga: ne diremo.