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Una storia spezzina

Un secolo fa l’entrata in guerra sul Piave

di Alberto Scaramuccia

Una casa dilaniata dalle esplosioni sul Piave

Cento anni fa l’Italia entrò nella Grande Guerra: domenica 23 dichiara guerra all’Austria e alle prime ore del giorno dopo (oggi il secolo scorso) le truppe passano il confine. Era fatta, ci s’era dentro fino al collo.
Cose stranote; meglio dire come si comportò la città.
Fino ad ora, seguendo la stampa locale, abbiamo visto come l’informazione, che è l’immagine dell’opinione pubblica che la legge, manifesta la sua propensione all’intervento, se lo fa, in misura abbastanza larvata. Il Corriere della Spezia, testata molto autorevole, addirittura si disinteressa del conflitto, quasi sia roba di altro pianeta.
Chi più segue la guerra è il giornale degli anarchici che dedica tutte le pagine all’argomento. Ovviamente, lo fa esaminando le cose dal proprio punto di vista senza andare mai al di là della critica di maniera, dell’accusa che poi si rivela del tutto sterile perché mai cerca di capire, non si dice condividere, le ragioni degli altri. E senza questa operazione non si va avanti, soprattutto ci si autoghettizza, non si stabiliscono alleanze.
Quando poi la guerra da semplice ipotesi, si avvia a diventare realtà, il tono dell’informazione cambia radicalmente e la città, almeno da quello che risulta dalle testate “moderate”, si mobilita per sostenere la dura prova che sta per iniziare. La carta stampata ecco allora che diventa tutto un pronunciarsi a favore della guerra, quasi che la certezza dell’imminente annuncio abbia tolto ai giornali la forma di riserbo che per scaramanzia o per paura avevano fino a quel momento tenuto.
La Spezia tutta risponde all’istante alle esigenze dettate dalla guerra. Si deve oscurare per paura di incursioni di dirigibili o di aeroplani e si predispongono misure a favore delle famiglie dei richiamati cui si erogano 150 grammi di farina per ogni componente, mentre s’invitano i commercianti a mantenere il posto a chi parte per il fronte.
Si registrano anche delle manifestazioni, soprattutto degli interventisti a cui brucia tanto che Salandra abbia presentato al Re (lo fa il 13) le dimissioni. Quanti fra gli Spezzini sono favorevoli all’entrata in guerra. scendono prontamente in piazza. Si radunano davanti al Palazzo Municipale che allora stava in piazza Beverini e poi davanti al monumento di Garibaldi dove parlano il professor Pastine, assessore alla pubblica istruzione, il Sindaco Sindico, l’onorevole Edoardo Ollandini che era dell’altra parte politica: “la grande iattura della guerra” li ha uniti, commenta sarcastico il giornale degli anarchici.
La cosa buffa è che “Il Giornale della Spezia”, moderato, e “Il Libertario”, anarchico, che riportano la notizia, ne danno versioni disuguali (e questo è scontato), ma collocano la manifestazione in giorni diversi: quale sia la verità, temo siamo destinati a non saperla.
Si sa solo che un omnibus a cavalli adornato di bandierine tricolori è assalito da alcuni neutralisti al Termo, ma bastano due buone frustate ai ronzini per farli partire al galoppo e sventare la minaccia.