Quest’oggi la rubrica fa un salto all’indietro tanto inusuale quanto vertiginoso. Scorriamo, infatti, la linea del tempo di secoli e secoli, due millenni addirittura, per approdare al 16 dopo Cristo quando si combatté sulla riva destra del fiume Weser nella bassa Sassonia, la battaglia di Idistaviso. Successe il 2 agosto ed il ritardo con cui dico dell’episodio è giustificato solo dall’affollamento degli eventi che obbliga a destreggiarsi fra le date sacrificando di qualcuno di essi la puntualità nel ricordo.
In quella data i Romani con alla testa Giulio Cesare Germanico, sconfissero la coalizione germanica guidata da Arminio. Venne così vendicata la disfatta subita sette anni prima nella foresta di Teutoburgo e Roma si riprese il controllo del confine costituito dal fiume Reno che fu barriera per i successivi secoli.
Ma che c’azzecca Idistaviso, carneade fra i luoghi, con la nostra Spezia?
È che il 2 di settembre di cento anni fa ne ricorda il 1900° anniversario Ceccardo Roccatagliata Ceccardi che per una volta trascura le predilette Apuane per celebrare l’antico evento. Lo fa al teatro che prima dei bombardamenti stava fra le vie Di Monale, Napoli e Roma e che portava più nomi: Ambrosio, Novecento, Moderno e Rossi, il proprietario.
Ceccardo parlò di quello scontro per celebrare il trionfo sulla barbarie teutonica della romanità, che diventa sinonimo di italianità. Non fu invenzione di Mussolini celebrare i fasti di Roma per rinfocolare lo spirito patriottico, quel sentire era già ben vivo nell’opinione pubblica ed ogni cosa era buona per rinfocolare l’anti germanicità, da Idistaviso alla vittoria della lega Lombarda contro il Barbarossa: come dire, sono barbari, non è difficile bacchettarli. I sentimenti antitedeschi erano presenti nel Paese ben prima che Roma dichiarasse guerra a Berlino il 27 agosto del ’16, 15 mesi dopo averla notificata a Vienna. Contro la Germania i cui eserciti infierivano sui civili, s’invocano pene draconiane. Il Congresso di pace di Parigi del ’19 le adotterà e i Tedeschi furono severamente puniti, ridotti alla miseria. L’avevano meritato, ma la storia oggi critica, anche se allora le condividevano tutti, quelle misure da cui poi sortì il nazismo. Gli è che spesso la storia serve alla propaganda politica, per costruire il consenso, facilitare il controllo della polis.
Invece, la storia, specie la locale, dovrebbe contribuire a rafforzare in chi legge il senso di appartenenza al territorio. La strumentalizzazione per rinfocolare le passioni spesso impedisce di vedere bene e intorbida la vista.
Una storia spezzina
Storia e propaganda, nel ricordo della vittoria di Idistaviso
di Alberto Scaramuccia