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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Storia di un giornale mai nato

di Alberto Scaramuccia

La Spezia ai primi nel '900

Nel 1920 Ubaldo Mazzini non è più da tempo Gamin, giornalista impertinente. Da quando l’hanno nominato Direttore della Biblioteca non scrive sui giornali da ancor prima. Quando sulla stampa compaiono articoli a lui riconducibili non sono firmati. Il ruolo istituzionale lo tiene lontano dalle redazioni e quando tornerà a scrivere per la stampa, sono articoli anonimi di cui, per stile e cultura, tutti riconoscono l’autore. Solo negli ultimi anni, quando è troppo famoso e stimato per conservare le antiche ritrosie, torna a firmare. Anche se solo con la sigla U. M., in lui continua a battere imperterrito lo spirito di Gamin che non resiste alla malia della rotativa e sono pezzi in cui ritorna il fascino della sua penna.

Nel novembre 1920 scrive sul Tirreno la storia di un quotidiano mai nato, abortito recita il titolo. Affronta un argomento già trattato qualche lustro prima. Lo riprende per ribadire che la Spezia, conscia del suo fato, anche nell’informazione voleva darsi un profilo consono al ruolo che s’apprestava a recitare. Nel 1861 Agostino Falconi vorrebbe dar vita al bisettimanale “Gazzetta di Spezia”. Falconi (classe 1816, morì nell’82 per un’indigestione di ceci) fu il primo storico moderno della Spezia. L’Ubaldo, che l’aveva conosciuto da fante, lo stronca definendolo ingenuo come poeta e presuntuoso come storico. Ricorda che produceva marmi colorati che non sfondarono sul mercato così come non ebbe successo in letteratura sebbene fosse iscritto all’Accademia degli Arcadi con il nome di Eucrate Duseo.

Falconi nel febbraio 1861 scrive al Sottoprefetto Gerenzani dicendogli la sua intenzione perché è convinto che Spezia, capoluogo di circondario e di futuro Dipartimento marittimo, debba avere un giornale. Solo chiede che per mantenersi la testata diventi Foglio Ufficiale del Circondario per ricevere inserzioni a pagamento e pubblicare anche notizie storico-geografiche sul territorio (lo farà poi sul “La Spezia”). Al progetto Gerenzani è favorevole ma non il Prefetto di Genova che ai sensi della normativa allora vigente nega l’assenso a che il progettato giornale diventi Foglio Ufficiale.
Così, “con quanto rammarico del povero Agostino”, ha fine il suo progetto che l’Ubaldo giudica solo il mezzo di “stampare, senza metter mano al proprio striminzito borsellino, le sue veglie storiche-poetiche-archeologiche”.
A mio avviso, Mazzini è ingeneroso verso il buon Falconi dal quale lo distanziava oltre mezzo secolo di differenza: quando l’Ubaldo fa il giornalista c’è un mercato che sostiene la pubblicazione e, soprattutto, un editore che i-cacia fea e palanche.