Sigismond Jaccoud, so che chiunque legge imiterà don Abbondio chiedendosi chi era costui. Eppure, un ieri neanche troppo lontano, seconda metà dell’Ottocento, era il nome riverito di un illustre medico ginevrino che studiò con successo diverse patologie per cui trovò le opportune terapie. Fra le altre cose, suggeriva un bel soggiorno climatico in un bel centro del Mediterraneo da scegliersi fra Cannes, Mentone, Sanremo ed il nostro Golfo.
L’idea è ripresa da Stefano Oldoini, altro nome che son certo susciterà in chi legge l’identica domanda. Ebbene, questo è un nome che conta nella storia della nostra città che però non ha ritenuto opportuno intitolargli vie. Cugino del padre di Virginia, la grande Contessa, fu medico condotto competente ed appassionato al punto che divenne Direttore Sanitario del Comune.
Ma soprattutto fu un sognatore.
Immaginava che la Spezia potesse diventare un centro turistico à la page frequentato dal bel mondo e da chi teneva borsellini di più modeste dimensioni. Stimolavano la sua fantasia i tanti doni che Madre Natura ha elargita generosa al Golfo: silhouette mozzafiato, clima incantevole, limpide nubi e zeffiri sereni.
Rileva, però, il Nostro che a questo panorama fa da tristo contraltare la sciatteria che ha trasformato il Giardino dell’Eden quasi in un girone infernale tanta è la sporcizia che regna sovrana assoluta in alcune zone e che genera disgusto che allontana il turista.
Ecco dunque l’indicazione che il nostro Stefano rivolge agli Spezzini: farsi classe dirigente e creare l’ambiente che lui vede già trionfare fra le località vicine che non godono delle bellezze naturali che vanta il Golfo. Occorre, e lo suggerisce con calore, che si diventi veramente imprenditori per far nascere e decollare l’industria del forestiero, come allora si chiamava il turismo: non attività isolate, ma un piano strategico che quando Oldoini scrive ha a sua disposizione tutta la costa orientale che, a parte Mariperman, era libera per chiunque avesse voluto impiantarvi un’attività turistica.
Ma il suggerimento è inascoltato. È più conveniente lavorare con le commesse della Marina: minor rischio, meno attesa per vedere il ritorno economico.
Questo è il motivo del mancato turismo alla Spezia. Non fu l’Arsenale a compromettere la possibilità di quest’ipotesi, ma una certa riluttanza dell’imprenditoria spezzina a buttarsi in questa attività industriale.
Oldoini, sempre inascoltato, intervenne più volte sulla stampa locale avanzando questo consiglio.
A chi volesse leggere, suggerisco “La Spezia giudicata da un francese”, in Spezia Nuova del 9 aprile 1882.