Forse ricordate che qualche puntata fa (invero, non proprio aiei l’autro) dissi delle acquate, i posti dove le navi si rifornivano di acqua potabile. Una carta del 1764 del grande cartografo Jacques Bellin ci mostra dov’erano nel Golfo: a Panigaglia; dove sfociava la Lagora; dopo Santa Teresa.
Bellin, al tempo massima autorità del settore, aveva la strana caratteristica di essere geografo da camera: disegnava, cioè, le mappe grazie alle descrizioni che i naviganti gli portavano dopo ogni viaggio.
Così, ne può venir fuori qualche stranezza.
Nella nostra carta delle acquate ci imbattiamo in un St. Jean collocato a metà strada fra la Ville de l’Especy e la Tour quarree (questa era la grafia) presso Casa de Mare. La cosa lascia perplessi perché di un San Giovanni in quella zona dalle parti di Marola non se ne ha notizia.
Alla Palmaria c’era un paesino con chiesa tutto dedicato al Battista, ma la lontananza scarta l’ipotesi. Il patrono di Fezzano è San Giovanni cui è intitolato la parrocchia, ma anche qua è tanta la distanza fra la località e l’indicazione della carta.
Resta un’altra possibilità, non dirimente, ma suggestiva. Nei pressi del nostro misterioso St. Jean stava il convento di San Francesco che contava all’interno diverse cappelle delle famiglie patrizie. Quella degli Oldoini, la famiglia da cui verrà la Contessa di Castiglione, è intitolata proprio a San Giovanni. Lo dice nel 1584 la relazione di un Delegato Apostolico dopo un’ispezione.
Insomma, nella zona c’erano parecchi San Giovanni.
Forse allora il cartografo Bellin disegnò seguendo le informazioni di un marinaio devoto al Santo cui in tanti frangenti difficili si era raccomandato. All’uomo di mare non interessavano i nomi dei piccoli borghi a ovest dell’Especy; li ricordava tutti sotto il nome del Santo perché in quella zona aveva trovato una venerazione per il Battista che era pari alla sua. Così, comprese nel ricordo tutte le località sotto l’unico nome che per lui contava per davvero. Per questo, dal suo ricordo non emerge Fezzano, né Marola e neppure Fabiano, ma solo Saint Jean, il Santo Protettore cui lui e quelle terre si rivolgevano per essere riparati.
So che questi che dico sono solo indizi flebili che non faranno mai del sussurro un coro.
Ma perché dovrebbe essere così imprudente pensare che a Bellin il nome lo portò un marinaio tanto avvinto dalla bellezza solenne di un luogo di raccoglimento e di devozione, da estendere a tutta l’area il nome che per lui poteva aver significato il ritrovamento della pace dopo il buio di una tempesta trascorsa nella burrasca delle onde o nell’intimo dell’anima.
E perché poi, dato che si affermano essere solo suggestioni che l’invenzione sola avanza, perché poi mai non si dovrebbero dire le fantasticherie?
Illusioni che porta il sogno o argomenti degni di ulteriore indagine, esse in ogni caso ci hanno permesso di ripercorrere qualche cosa del trascorso della nostra terra ed è nell’aumento delle nostre conoscenze che ritrovano validità.
Una storia spezzina
St. Jean, dov’era costui?
di Alberto Scaramuccia