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Una storia spezzina

Regole e sanzioni per gli spezzini del Quattrocento

di Alberto Scaramuccia - Spezia: le origini, 3

Mura medievali della Spezia

Per farsi un’idea di com’era la Spezia agli inizi, prima del grande balzo, una mano la possono fornire gli Statuti. La città se ne dota nel 1407, e già il fatto di darsi delle regole è indicatore dello sviluppo raggiunto: Spezia ha ormai stabilito la sua supremazia sul territorio e sta per diventare sede di Vicariato da Framura al Corvo. Una bell’area, anche se il borgo in sostanza si manterrà immutato nella forma fino al boom demografico che imporrà secoli dopo la ricerca di nuovi spazi per gli abitanti. Pure questi fino a quel momento s’erano mantenuti stabili nel numero.
Secondo gli Statuti la città è retta da un Podestà che la Lanterna nomina e la Sprugola paga. Al magistrato compete la pratica della giustizia e la gestione delle cose: giudiziario ed esecutivo, insomma. Con un notaro ed un massaro, lo coadiuvano diversi sovrintendenti nominati per un anno per assolvere a compiti specifici: vie, acque, valutazione dei beni, qualità delle vettovaglie, bontà di pesi e misure, raccolta delle entrate. Questo è capitolo interessante: si applicano dazi su viveri e materiali e le indicazioni precise delle imposte sul traffico mostrano inequivocabilmente che la città svolge un ruolo ben preciso nel giro delle merci, che ha soppiantato in maniera definitiva Porto Venere e Carpena. Il segno dello sviluppo è testimoniato anche dalla sempre puntuale normativa sulla casa da gioco che non ci sarebbe non ci fossero quattrini.
La vita cittadina è organizzata quasi a puntino a cominciare dal naturale rispetto che si deve a Chi regge il mondo. Per questo, vanno osservate le festività e, soprattutto, non si deve bestemmiare, pena condanna al pagamento di una multa che se non si riesce a saldare, porta diritti alla berlina. Neppure si deve tramare contro Genova. Chi osi tale infamia, è sanzionato nel portafoglio, ma anche la sua persona può essere in pericolo: evidentemente, Dominiddio, almeno in questo caso, vale un po’ meno del Serenissimo Doge.
Tuttavia, forse le norme che maggiormente attirano per la nostra sensibilità ai problemi dell’ambiente, sono quelle ecologiche. Anche se il termine a quei tempi non era ancora stato coniato, quella era una attività che veniva diligentemente praticata anche perché la sua inosservanza comportava rigorose pene pecuniarie. Tale attività era compiuta secondo modalità che penso oggi noi tutti rimpiangiamo non essere più rispettate con pari rigore, viste le conseguenze rovinose che talvolta, se non spesso, ci vediamo cascare addosso. I proprietari di terre vicino ad un acquitrino ogni anno, nel mese di agosto, devono “purgare” la parte di competenza: sia esso lo stagno che dal borgo va al padule di Gaggiola (la Sprugola), o la Fossa Mastra vicino a Fabiano, o l’acquitrino di Piandarana (piazza Brin).
Parimenti, c’era la proibizione assoluta di “brutare” le fontane, l’acqua da bere essendo bene troppo prezioso per intorbidirla lavandovi i panni che si pulivano nei canali.
Quanto siamo economici oggi quando apriamo il rubinetto?