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Una storia spezzina

Quelle 12.500 bocche in più da sfamare

di Alberto Scaramuccia

Pane cotto nel forno a legna

Dal 1861 con cadenza decennale si effettua il censimento che rileva il numero della popolazione del Bel Paese. Unico appuntamento non celebrato fu quello del 1891, causa la mancanza di risorse. Per fortuna, l’equivalente di allora dell’Ufficio Statistico del Comune provvide semestralmente ad informare delle variazioni occorse al numero dei residenti che mai fu di segno negativo, segno eloquente di tante cose diverse da oggi.
Comunque, al di là del forfait di fine Ottocento, le cifre delle rilevazioni sono dati certificati nella loro bontà dal timbro dello Stato.
Ma quei numeri quanto furono in realtà rispondenti al vero? È la domanda che ci si pone giusto cento anni fa: non per esattezza filologica, ma per stringente necessità alimentare. Roba da mangiare ce n’è poca per ogni tasca, è la dura legge della guerra che chiude i mercati e violenta i campi e le loro culture. Soprattutto, non si trova grano e la poca farina che viene prodotta, è distribuita con rigorosa parsimonia: due etti al giorno a persona e più di tanto non ne arriva ai centri che devono distribuirla.
Però, alla Spezia mangia più gente di quanta ne risulta dal censimento cosicché ce n’è di meno per tutti.
Per lavorare nelle industrie che lavorano per la guerra arriva ogni giorno gente dai comuni vicini che non è conteggiata nel numero dei consumatori spezzini, ma deve comunque mangiare: a spese di chi, è facile intuirlo. Identica cosa succede per i marinai imbarcati sulle navi che, non essendo residenti, non sono calcolati agli effetti della farina destinata al Comune, ma mangiano pur essi il pane. È inevitabile che fra gli Spezzini “autentici” sorga molto malumore perché si trovano con meno di quel poco che era stato loro destinato.
A rincarare la dose ci si mette anche Il Popolo, testata cattolica, che riporta a galla la vecchia storia che il censimento del 1911 non era stati veritiero nel fornire il numero degli Spezzini, una questioncella subito sorta non appena si erano conosciute le cifre e presto taciuta. Si era data la colpa alla volontà politica di non far figurare fra i residenti elettori sgraditi ed allo scarsa consapevolezza civile di molti che avevano “dimenticato” di registrarsi. Ma la cosa che impressiona è che Il Popolo stima un errore di 12.500 residenti. Avete letto bene: dodicimilacinquecento. Ecco perché avevano fame: si distribuiva farina per meno bocche di quelle che avevano diritto di mangiare, oltre a quanti venivano da fuori.
Ma, al di là di tutto questo che oggi non è facile verificare, permane un problema storiografico: gli archivi, ma quanto sono attendibili?