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Una storia spezzina

Quando Genova rubò la pala agli spezzini

di Alberto Scaramuccia

L'ancona della scuola di Luca Della Robbia

Si diceva dell’ancona di Santa Maria che in origine stava nel coro della Chiesa di San Francesco nel canalone di Fabiano.
L’opera, realizzata in ceramica invetriata, raffigura l’Incoronazione della Madonna. Nella parte superiore “campeggiano le figure della Vergine davanti a Dio Padre sedente che La incorona attorniato da una gloria di diciotto angioli e un cherubino”. Sotto, vedi lo Spirito Santo sotto forma di colomba ed il Battista con i Santi francescani Bernardino, Antonio e Francesco; sullo sfondo si agita la Maddalena con altre figure sacre. Un “bel fregio policromo di frutti a altorilievo” corre sui lati eccetto che nella parte inferiore dove stava la predella andata persa.
Così Ubaldo Mazzini descrive la pala che preferisce attribuire più che a Andrea Della Robbia, al nipote Luca per ”la maniera, la tavolozza, la dolcezza e la soavità dell’espressione” che la fanno gemella dell’Incoronazione della Madonna, pala senese sua opera sicura.
Si ignora quando l’ancona fu composta, ma certo fu “per incarico di pii donatori”. Volevano salvare l’anima, ma c’era anche la consapevolezza che grazie alla loro generosità la terra che abitavano sarebbe stata più bella e famosa: un segno di affetto a simboleggiare un legame che oggi spesso rimpiangiamo.
Nell’articolo, in cui spicca la soddisfazione per un tassello importante del patrimonio artistico locale tornato a casa, c’è anche spazio per la storia della tavola.
Nel 1813 i Francesi, allora padroni in Liguria, l’avevano caricato con altra refurtiva a Marola, su due golette per portare tutto ad Arles. Finito Napoleone e tornata l’opera in Italia nel 1816, il Capo Anziano (nome allora del Sindaco) chiede a Torino, nuova capitale, di riaverla. La ottengono e la sistemano in Santa Maria, poi in San Francesco quando riapre.
La tavola tornò nel 1829 e resta a Fabiano 34 anni quando l’Arsenale chiude il complesso francescano e un Regio Decreto trasferisce la pala all’Accademia di Belle Arti a Genova perché, si dice, alla Spezia manca un sito idoneo ad accogliere l’ancona che sarebbe tornata solo quando ci fosse stato un ambiente adeguato.
Ma la città si attiva per riavere la “sua” pala. Si ricorre anche alle deposizione giurata di “tre vecchi ottuagenari” che davanti al Pretore ricordano l’antica collocazione dell’opera d’arte. Tuttavia, mentre “le pratiche si arenavano nel pelago della burocrazia”, il Municipio di Genova mura l’ancona nell’ingresso del Museo nel Palazzo Bianco.
Allora si dà da fare la Società d’Incoraggiamento e la pala nel 1904, finalmente, fa ritorno qua, posta in Santa Maria dove la ammiriamo.