LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Una storia spezzina

Prime crepe nella sinistra neutralista

di Alberto Scaramuccia - Spezia nella grande guerra, 6

Panorama Golfo

(…prosegue)

Sulla posizione dell’Italia rispetto alla guerra, va subito detto che l’aggressione tedesca contro il Belgio modifica le posizioni suscitando un’ondata d’indignazione che coinvolge neutralisti ed interventisti. Per questo molti si arruolarono volontari per combattere con i Francesi. Nella legione volontari garibaldini c’era anche il fratello dell’assessore socialista Fiorini, un arsenalotto. Che il fratello, probabilmente di idee simili, fosse andato in guerra, mostra che nella sinistra spezzina, tradizionalmente pacifista, cominciano a sgretolarsi antiche certezze. Tuttavia, non possiamo ricostruire con precisione il percorso perché all’epoca il settimanale del PSI ha serrato da tempo i battenti per beghe interne, con la sezione chiusa dalla Direzione che la riaprì dopo qualche mese.
Altro fatto è che l’unità internazionalista non c’è più. Ogni partito socialista europeo appoggia la nazione in guerra, tranne l’italiano (ma si manifestano crepe) ed il bolscevico che è in esilio. La tramontata solidarietà pone problemi nuovi: se trionfasse il Kaiser, di quali spazi democratici godrebbe la classe operaia? È la posizione clamorosa che assume Mussolini, direttore dell’Avanti!, avversario della guerra di Libia e neutralista dichiarato allo scoppio della guerra fino al famoso articolo del 18 ottobre quando muta l’atteggiamento dopo l’Union Sacré dei socialisti francesi e il voto al Reichstag di quelli tedeschi. Dibattito acre intenso violento, arriva fin qua e rimbomba nella stampa spezzina. Se la mancanza di un giornale socialista e l’assenza della voce nazionalista limita il panorama, ne sentiamo però l’eco che ci aiuta a comporre il quadro d’assieme.
Chi si mantiene contrario alla guerra, sono i cattolici e gli anarchici: neutralisti questi, pacifisti quelli.
Il Popolo, giornale clericale, dopo aver appoggiato l’Austria cattolica contro Russia e Francia, si allinea prontamente alla linea vaticana che subito si pronuncia per la pace: per essa Pio X invita a pregare, così come il nuovo pontefice Benedetto XV di cui si diffonde l’enciclica pubblicata all’istante per far tacere le armi. La convinzione è che la crisi dipende dalla secolarizzazione del mondo, osservazione già rivolta contro i liberali e con cui si spiegherà il fascismo.
Caparbiamente neutralisti sono gli anarchici. Sotto la guida di Pasquale Binazzi e della moglie Zelmira, spiegano la guerra come atto dell’imperialismo e combattono con forza la dissidenza che si manifesta nel loro campo. Sono nomi importanti del movimento, da Kropotkin a Maria Rygier, che defezionano ed ad essi non si risparmiano accuse infamanti. Sulla scia della parola d’ordine internazionalista di guerra alla guerra, la linea in cui compaiono anche tendenze tardo risorgimentali, è di trasformare il conflitto da atto reazionario a momento rivoluzionario. Era una voce comune al tempo, Lenin non la inventò. Se però non era l’unico a dirla, fu invece il solo a compierla, pur nelle tante contraddizioni che ne risultarono.

(Continua…)

Più informazioni