Ogni volta che capito a Dublino, anche lo scorso agosto, non mi perdo in un grande parco verde la statua di Oscar Wilde che occhieggia compiaciuto il torso di un giovane efebo mentre disdegna la schiena di una donna gravida che gli è davanti pure lei. Del resto, è nota l’affermazione del grande scrittore irlandese che dichiarava che nulla gli pareva più disgustoso di una donna incinta.
Sono cose note, ma io spesso racconto alla nipotanza la favola del giardino del gigante egoista che tornò a fiorire non appena l’omone, vinto da un fanciullino, vi fece entrare per giocare tutti i bimbi fino a quel momento lasciati fuori. È questa una storia bella dell’Oscar che dovremmo leggere e meditare più spesso. Invece, di lui ricordiamo soprattutto la sensibilità sessuale che lo portò in carcere da dove il bell’esteta gigione uscì deforme nel corpo e abbattuto nello spirito.
Però, ignoravo che lo scrittore irlandese fosse stato anche da queste parti.
Sono venuto a conoscenza della cosa leggendo alcuni documenti di Prospero De Nobili molto poco noti che ho ritrovato e che spero di far meglio conoscere. Il marchese rammenta la giovinezza e fra i personaggi che in qualche modo approcciò nell’età verde, c’è anche Wilde. Non dice di averlo conosciuto, solo di averlo visto, una presenza che di sicuro suscitò scalpore nella Spezia pruriginosa d’antan. Wilde faceva scandalo a Londra, figüete te in questa Spezia vittoriana dove si poteva fare di tutto purché a ricoprirlo ci fosse il velo ipocrita del silenzio.
Dunque, il poeta venne qua sul Golfo in compagnia di Lord Alfred “Bosie” Douglas, il giovane aristocratico che fu la rovina dello scrittore. Fu, infatti, fatto condannare dal di lui padre per avere traviato il figlio che già era poeta uraniano, membro cioè di un circolo dove si componevano rime omosessuali.
I due passarono, penso nel 1898, una vacanza a Portovenere, molto impressionando perché giravano i carugi avvinghiati così stretti che perfino le colombe che tubavano alte sul castello, li invidiavano. Non sazi di manifestare così il loro amore, solevano passare la notte sulla terrazza della chiesa di San Pietro in “beata solitudo”, dice Prospero, avendo come unica compagnia il “nero-azzurro-cupo” del cielo e del mare.
Penso che ognuno possa vivere la sua vita di relazione come meglio gli aggrada, fatte salve le regole che non si deve coartare e che il rifiuto va accettato.
Tuttavia, non posso fare a meno di domandarmi per quale motivo siamo a conoscenza di ogni particolare delle coppie celebri che vissero il loro amore sulle rive del Golfo, meno che di questi due.
Una storia spezzina
Oscar Wilde nel Golfo, scandalo sotto la luna
di Alberto Scaramuccia