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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Libri e biblioteche, fattori di crescita, aggregazione ed educazione

di Alberto Scaramuccia

Libro

Sabato 23 marzo (a l’ea l’oa) la Biblioteca Mazzini, quella che sta nel palazzo Crozza in corso Cavour, ha riaperto i battenti, inaugurata in un concorso di pubblico che testimoniava l’attesa con cui la città aspettava che si celebrasse l’evento. Anche se s’è verificato qualche disguido nel servizio, che la Biblioteca sia tornata è una gran bella cosa.
Di lei che frequentavo già da studente che faceva sempre finta di studiare, ho già scritto più volte e mi piace ridire ancora: non solo per una questione di affetto, ma perché ogni biblioteca costituisce il possesso culturale di una comunità.
La lettura dei libri che ogni collezione contiene, abitua, infatti, a confrontarsi con l’altro da sé, a mettere in discussione le proprie idee, a creare un’interfaccia da cui derivano arricchimento e crescita.
Proprio per questo ho rimandato ad oggi la data di uscita dell’articolo sull’inaugurazione della Mazzini perché in questo modo posso anche ricordare l’ottantaseiesimo anniversario di un evento molto triste che è ricorso giusto due giorni fa.
Mercoledì 10 maggio 1933, infatti, nelle più importanti città tedesche, da Berlino a Norimberga, ci furono i roghi di libri, grossi falò in cui si diedero alle fiamme i testi che il regime hitleriano riteneva contrari alla formazione dello spirito tedesco. Fu, anche se l’aggettivo suona strano, una grossa operazione culturale che si estese dalla letteratura alle arti figurative ed alla musica perché anche in quei settori si applicasse l’ideologia nazista che non ammetteva altra forma di pensiero che non fosse quella del partito al governo.
Ma, se si distrugge la possibilità di aumentare la propria conoscenza, è inevitabile che ne venga fuori un pensiero unico che elimina la possibilità di crescita che l’apporto esterno in ogni occasione garantisce.
Bruciando il libro che è l’alter ego dell’uomo di cui costituisce l’identità, si costruiscono soltanto delle librerie vuote, contenitori inutili che equivalgono ad un corpo privo di animo perché, se si eliminano i libri, si svuota la memoria del percorso compiuto nella costruzione del pensiero collettivo che, processo in continuo divenire alimentato soprattutto dalla lettura, mai è uniforme.
Non so il numero né dei libri contenuti alla Mazzini né di quanti la frequentano. Anche ora che è appena riaperta, è affollata, specie da giovani. I più studiano sui loro testi, qualcuno consulta qualcuno dei libri conservati.
Ma ciò che maggiormente piace è che riconoscono in questo edificio un luogo condiviso di aggregazione sociale, di crescita della conoscenza, di educazione intellettuale.

ALBERTO SCARAMUCCIA