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Una storia spezzina

Le mura spezzine e la torre che ritorna fuori

di Alberto Scaramuccia - Spezia: le origini, 5

Le mura medievali sotto Via Sapri

Un articolo del Corriere della Spezia del 9 maggio di cento anni fa, dà notizia di un avvenimento interessante. L’autore del pezzo è Lo Spigolatore, firma tanto inconsueta quanto facilmente decifrabile. Si riconosce subito, infatti, sotto l’inusuale nome de plume, la penna di Ubaldo Mazzini.
In corso Cavour si fanno le fognature mentre si provvede al lastricamento. Nel mezzo dei lavori, all’incrocio con via Sapri, da un metro e mezzo sotto terra tutto ad un tratto salta fuori il basamento di un’antica torre fasciata di bozze d’arenaria lavorate a bugnato e con scarpa nel lato rivolto al mare. L’inclinazione del muro, chiosa il grand’Ubaldo, era per reggere alle onde che all’epoca arrivavano fino lì.
Il commento sul ritrovamento spetta a Mazzini che delle mura spezzine, come del resto di tante altre cose del nostro passato, s’intendeva assai. Ne aveva, infatti, delineato storia e percorso con un testo pubblicato nel 1896 in un libretto e sul periodico locale Il Lavoro in appendice: una serie di quattro puntate a partire dal 18 luglio di quell’anno.
Le mura hanno una storia travagliata. Le fanno nel 1371 e la comunità di Carpena, ormai soppiantata da Spezia nella leadership del territorio, si sobbarca le spese per i lavori iniziati, il completamento spettando agli Spezzini. Per eseguire l’opera si utilizzano i resti delle ville romane che erano a San Vito presso Marola, ma già una settantina d’anni dopo occorre intervenire per lavori di ripristino. È questo il primo circuito murario cittadino. Realizzato con materiale di risulta, arrivava fino alla via di San Carlo (oggi Sapri) e originariamente non comprendeva la chiesa di Santa Maria che era esterna alle mura che gli Spezzini, quando nel 1436 sono assediati da un esercito milanese, abbattono per tema che i nemici vi installino macchine da guerra per meglio offenderli. Quando poi le mura sono riattate, la chiesa è inglobata. Nel circuito si aprivano quattro porte, se non cinque come erano le torri poste a difesa. Ma presto perdono d’importanza sì che cadono o sono abbattute.
Nel 1607, quando Genova fortifica il Golfo, anche il giro murario viene rinforzato ed ampliato assumendo la configurazione vagamente trapezoidale che più ci è nota, con quattro bracci corrispondenti grosso modo alle vie Biassa/Rattazzi a nord, Colombo e Da Passano ai lati, e via degli aranci (oggi Cavallotti) a meridione. Vi si aprivano sei porte, segno che il borgo aveva necessità di maggiore comunicazione sia al suo interno, che fuori. Insomma, era in sviluppo.
La torre che salta fuori un secolo fa non era la prima volta, dice l’Ubaldo, che compariva. La si era già vista nel 1875 quando si costruì corso Cavour e ancora nel 1901 quando, fra l’altro, si scoprì il famoso ponte di pietra in via Biassa.
Mi viene da dire che questa è la quarta occasione in cui l’antica torre si fa viva e l’auspicio è che oggi si faccia vivo un interesse sempre maggiore nei riguardi del nostro passato, soprattutto da parte degli addetti ai lavori.